Non penalizzare i pazienti in terapia con farmaci oppioidi, sotto stretto controllo medico, applicando un nuovo Codice della Strada che rischia – in sostanza – di negare loro il diritto alla cura e alla libertà di movimento; prevedere, per l’implementazione della normativa, opportuni decreti attuativi che distinguano l’abuso di sostanze stupefacenti a titolo ricreativo da un loro impiego per necessità terapeutiche, al fine di alleviare la sofferenza derivante da patologie invalidanti.
È quanto ha chiesto a gran voce nei giorni scorsi il Gruppo di lavoro “Legge 38, uno sguardo al presente progettando il futuro” in una lettera aperta inviata al Ministro dei Trasporti e delle infrastrutture Matteo Salvini e al Ministro della Salute Orazio Schillaci, a seguito delle recenti modifiche all’art. 187 che regola la guida sotto l’effetto di sostanze psicotrope, in vigore dal prossimo 14 dicembre.
L’appello – che porta la firma di AIOM, AIRO, AISD, Federazione Cure Palliative – FCP, Federdolore – SICD, FIMP, SARNEPI, SIAARTI, SICP, SIMG, SIR, di diversi Primari ospedalieri e della fondatrice dell’associazione pazienti Vivere senza dolore – è stato accolto, insieme alle altre richieste che, nelle scorse settimane, erano giunte ai Ministri competenti. Il Vicepremier Salvini ha chiesto l’avvio di un tavolo tecnico che stabilisca eventuali deroghe, allo scopo di tutelare la possibilità di cura dei malati di dolore e preservarne la qualità di vita.
La modifica dell’art. 187, non distinguendo tra uso terapeutico e abuso a scopo ludico di sostanze stupefacenti, creerebbe una barriera al corretto impiego dei farmaci
Sono circa 10 milioni gli italiani che soffrono di dolore cronico (nell’88% dei casi di natura non oncologica). Tra questi, molti sono in trattamento con oppioidi, per gestire efficacemente il problema e mantenere un’esistenza il più possibile attiva.
Il 15 marzo 2010, l’Italia aveva approvato in maniera bipartisan la Legge 38, che finalmente garantiva ai malati di dolore il diritto alla cura, semplificando anche l’accesso ai medicinali più appropriati, per assicurare il rispetto della dignità e dell’autonomia della persona. Il nuovo Codice della Strada rischiava di rappresentare un passo indietro rispetto al percorso compiuto finora contro la sofferenza inutile. Nell’inasprire le norme con l’intento di promuovere la sicurezza stradale, era stato modificato l’art. 187, equiparando chi si mette alla guida dopo l’abuso illecito di droghe a chi, invece, segue una terapia farmacologica prescritta dal medico, anche in assenza di condizioni tali da pregiudicare la sicurezza personale e della collettività: per sanzionare chi guida sotto effetto di sostanze stupefacenti, infatti, sarebbe bastato l’esito positivo del test, senza una verifica del reale stato di alterazione psico-fisica del conducente.
«Da anni combattiamo contro l’oppiofobia, spiegando ai nostri pazienti i corretti comportamenti da tenere quando sono in cura con alcune categorie di farmaci, come gli oppioidi ma anche gli antidepressivi, alcuni miorilassanti o certi farmaci antitumorali», sottolineano all’unisono Gabriele Finco, Presidente AISD, Leonardo Consoletti, Presidente Federdolore-SICD, Elena Bignami, Presidente SIAARTI, e Silvia Natoli, Responsabile Sezione Medicina del Dolore e Cure Palliative SIAARTI. «La modifica dell’art. 187, non distinguendo tra uso terapeutico e abuso a scopo ludico di sostanze stupefacenti, creerebbe una barriera al corretto impiego dei farmaci. Per questo, con altre società scientifiche attente al tema dolore ed esperti del settore, abbiamo scritto al Ministro della Salute e al Ministro dei Trasporti, chiedendo che, per l’applicazione della nuova normativa, si definiscano congrui criteri di valutazione, al fine di salvaguardare la sicurezza stradale e, al tempo stesso, i diritti dei pazienti che seguono le terapie sotto controllo medico. Siamo grati al Ministro Salvini per aver ascoltato le nostre richieste e rinnoviamo la nostra disponibilità a fornire tutti i chiarimenti medico-scientifici che possano essere ritenuti utili».
«I medici di medicina generale sono da sempre in prima linea nella cura del malato di dolore, identificando di volta in volta, con scrupolo, le terapie più idonee allo specifico caso», afferma Alessandro Rossi, Presidente SIMG. «Dall’entrata in vigore della Legge 38, abbiamo tutti lavorato per abbattere tra i pazienti il muro di ritrosia e timore nell’utilizzo degli oppioidi. L’impiego di queste soluzioni farmacologiche, se prescritte con competenza, rappresenta un valido aiuto nella gestione di alcune forme di dolore. Con la modifica dell’art. 187 del Codice della Strada, rischiavamo di retrocedere ai tempi in cui il malato di dolore aveva difficoltà nell’accesso alle cure più appropriate. SIMG si mostra fiduciosa per la disponibilità dimostrata a tutela dei pazienti».
«Con la Legge 38, i pazienti affetti da dolore si erano finalmente visti riconoscere il loro diritto a non soffrire e ad accedere, quando prescritto dallo specialista o dal medico di famiglia, anche a terapie farmacologiche a base di oppioidi», conclude Marta Gentili, fondatrice dell’Associazione pazienti Vivere senza dolore. «La modifica dell’art. 187 sarebbe un duro attacco ai malati con dolore, posti sullo stesso piano rispetto a chi abusa di stupefacenti. Di fatto, si negherebbe loro la possibilità di condurre una vita sociale normale. Siamo fiduciosi che, al tavolo di lavoro proposto dal Ministro Salvini, ci sia spazio anche per il punto di vista dei pazienti e siamo certi che, grazie al lavoro congiunto con gli esperti del settore, sia tutelato il diritto alla salute, sancito dall’art. 32 della nostra Costituzione».