Distribuzione diretta dei farmaci: tra centralizzazione, digitalizzazione e accessibilità

La distribuzione diretta dei farmaci può migliorare il percorso del paziente e l’efficienza del sistema sanitario. A TrendSanità il punto con Emma Giordani (Direttore UOC Politica del Farmaco e dei Dispositivi Medici, ASL Rieti)

La distribuzione diretta dei farmaci attraverso le farmacie delle aziende sanitarie viene spesso giustificata dal risparmio economico che questa modalità garantisce al SSN rispetto ad altre forme di erogazione, trascurando però un aspetto fondamentale: la possibilità di semplificare il percorso del paziente, che già si reca presso la struttura sanitaria per visite ed esami, favorendone così una presa in carico completa.

Il ruolo del farmacista in questo ambito va oltre la semplice consegna del farmaco, includendo una serie di responsabilità e funzioni a supporto sia del medico prescrittore che del paziente, con l’obiettivo di garantire la massima appropriatezza terapeutica. Tuttavia, l’organizzazione della distribuzione diretta nelle farmacie ospedaliere ha mostrato spesso un’applicazione disomogenea. Nasce da queste considerazioni il Gruppo di Miglioramento ECM sul tema “Il farmacista ospedaliero nella distribuzione diretta: la collaborazione con i clinici e il counselling al paziente” organizzato da Dephaforum con il contributo non condizionante di Biogen.

L’evento, che ha coinvolto sei realtà tra ASL e strutture ospedaliere, ha ricevuto un riscontro molto positivo. I partecipanti hanno infatti apprezzato l’opportunità di confrontarsi in una modalità nuova, diversa dalle tradizionali modalità frontali. «È stato un ottimo momento di condivisione», ha dichiarato Emma Giordani, Direttore della UOC Politica del farmaco e dei dispositivi medici della ASL di Rieti, nonché Responsabile scientifico dell’evento – «un incontro che ha permesso di approfondire tematiche complesse e ha mostrato come la collaborazione tra realtà diverse possa portare a risultati concreti».

Dottoressa Giordani, quali differenze sono emerse nei modelli di distribuzione tra le diverse realtà territoriali?

Le differenze riguardano soprattutto il numero e la dislocazione dei punti di distribuzione. Ad esempio, a Rieti abbiamo un unico punto di distribuzione, ospedaliero e territoriale, per tutta la provincia, con un protocollo con l’associazione di volontariato “Angeli in moto” per la consegna a domicilio dei farmaci ai pazienti fragili. Questo modello ha dimostrato grande efficacia nell’assicurare l’accesso ai farmaci per chi ha difficoltà a spostarsi. Al contrario, altre realtà, come il Policlinico Umberto I e la ASL di Frosinone, dispongono di più punti di distribuzione. La scelta tra centralizzazione e capillarità dipende spesso da fattori non solo sanitari, ma anche amministrativi e logistici.

Il confronto tra diverse realtà ha dimostrato che la distribuzione diretta dei farmaci, se ben gestita, può migliorare l’efficienza del sistema sanitario

Quanto incide la disponibilità di personale e di tempo sulle attività del farmacista?

Un’altra tematica emersa con forza riguarda la questione del personale e degli spazi dedicati alla distribuzione dei farmaci. Tutti i partecipanti hanno concordato sulla necessità di potenziare il personale farmacista, sia in termini numerici che in relazione al tempo dedicato alle attività di supporto ai pazienti. Investire su un personale più numeroso e meglio distribuito potrebbe permettere un servizio di qualità superiore, che includa attività come il controllo dell’aderenza terapeutica e la farmacovigilanza attiva.

Anche gli spazi dedicati alla distribuzione dei farmaci sono stati oggetto di discussione. In molti casi, infatti, le farmacie sono situate in posizioni difficili da raggiungere, con spazi poco adeguati. A Rieti, ad esempio, abbiamo riqualificato un’area nel corridoio centrale dell’ospedale, migliorando la visibilità e l’accessibilità del servizio.

Emma Giordani

Quale ruolo gioca la digitalizzazione nella gestione della distribuzione diretta?

La digitalizzazione rappresenta un’opportunità fondamentale per ottimizzare la gestione dei farmaci. Ad esempio, in Regione Lazio è in via di completamento l’implementazione in tutte le ASL del programma informatizzato Areas per monitorare i flussi farmaceutici e migliorare la tracciabilità. Se ne è discusso nell’incontro e ne è emersa l’utilità in almeno due dimensioni. Nella dimensione interaziendale il valore risiede soprattutto nella possibilità di dematerializzare i documenti e ricevere prescrizioni e piani terapeutici in formato digitale: in questo modo il farmacista, informato tempestivamente della prescrizione di una nuova terapia, potrà avviare altrettanto tempestivamente la procedura adeguata per metterla a disposizione del paziente, riducendo i tempi di attivazione e migliorando l’efficienza operativa. Quando il programma sarà a regime e tutti i sistemi informatici collegati, il processo di distribuzione potrà diventare più fluido e integrato.

Nella dimensione aziendale, la digitalizzazione può invece consentire un migliore monitoraggio del consumo dei farmaci e dei flussi di attività, supportando una più efficiente programmazione delle attività lavorative, con risvolti positivi sui carichi di lavoro e sugli aspetti economici.

Il farmacista, quindi, ha un ruolo chiave nella cura del paziente?

Assolutamente sì. Oltre alla distribuzione del farmaco, il farmacista è fondamentale per garantire l’aderenza terapeutica e monitorare eventuali interazioni o effetti collaterali, soprattutto nei pazienti in politerapia. Il nostro intervento può ridurre il rischio di spese inutili derivanti da trattamenti non efficaci e migliorare l’aderenza alle terapie, con benefici a lungo termine per il paziente e per il sistema sanitario.

Quali sono le prospettive future per la distribuzione diretta dei farmaci?

Il confronto tra le diverse realtà ha dimostrato che la distribuzione diretta dei farmaci, se ben gestita, può migliorare l’efficienza del sistema sanitario. La centralizzazione dei servizi e l’adozione di tecnologie innovative si confermano come elementi fondamentali per ottimizzare il processo di distribuzione. Ma è necessario un approccio strutturato, che consideri le diverse esigenze dei pazienti e delle strutture sanitarie.

La condivisione di esperienze tra strutture diverse, come avvenuto nel nostro gruppo di miglioramento, ha rappresentato un’opportunità preziosa per scambiare best practice e sviluppare soluzioni innovative che, se implementate correttamente, potrebbero portare a un miglioramento complessivo dei servizi sanitari sul territorio. Il lavoro collaborativo tra le diverse realtà del Lazio è un esempio di come la condivisione delle esperienze possa portare a risultati concreti e positivi per la salute dei cittadini.

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Rossella Iannone
Direttrice responsabile TrendSanità