Entusiasti, realisti o scettici: medici, infermieri e cittadini a confronto sulla AI

L'intervista a Chiara Sgarbossa, Direttrice dell’Osservatorio Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano: «Formiamo professionisti e cittadini»

Quali potenzialità ha l’intelligenza artificiale in sanità? Quali sono i rischi e i benefici che l’AI porta con sé nell’ecosistema sanitario? Quali opportunità per i professionisti sanitari e per i pazienti? Sono domande cui ha provato a dare risposte il recente convegno dell’Osservatorio Sanità Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, Sanità Digitale, trasformare il Presente per un Futuro Sostenibile.

I dati

L’interesse per l’AI, rispetto ai dati rilevati nel 2023, segna una crescita da parte di tutto l’ecosistema sanitario.  Per una gran parte del personale sanitario l’AI potrà essere un valido supporto per le proprie attività. Secondo il 72% degli specialisti e il 70% dei MMG (campione di circa 667 medici specialisti e 436 MMG) potrà rafforzare le capacità di accuratezza e personalizzazione delle cure.

La GenAI, con attività supervisionata, può rendere più efficienti alcune attività del medico, soprattutto per la produzione di documentazione amministrativa. Il tempo liberato da queste attività potrebbe essere dedicato alla cura

Per il 55% degli specialisti e il 66% dei MMG potrà rendere più sostenibili le attività di monitoraggio di un elevato numero di pazienti cronici. Sei pazienti su dieci (62%), coinvolti nella ricerca svolta in collaborazione con Alleanza Malattie Rare, APMARR, FAND, FederASMA e Onconauti, dichiarano che, se usata con prudenza, l’AI possa portare più benefici che rischi e che possa aiutare il medico nel prendere decisioni più precise e rapide (58%).

Le preoccupazioni

Tra le preoccupazioni dei medici, invece, emerge il rischio che l’automatizzazione di alcune attività possa condurre a errori (55% degli specialisti e 59% dei medici di medicina generale) e che l’introduzione dell’AI nella pratica clinica possa diminuire il valore del giudizio clinico basato sull’esperienza professionale (53% e 56%).

Il 29% degli specialisti, il 34% degli infermieri (coinvolti nella ricerca in collaborazione con FNOPI – circa 4 mila infermieri –) e ben due terzi dei MMG ha poi utilizzato soluzioni di AI generativa per ricercare informazioni scientifiche, la crescita si attesta dal dato del 2023 che ne rilevava l’utilizzo da parte di circa il 10% dei medici.

I cittadini

Il 22% degli italiani ha utilizzato ChatGPT almeno una volta nell’ultimo anno. Il 23% di questi l’ha usato per cercare informazioni su prevenzione e stili di vita, il 19% su problemi di salute e il 15% su farmaci e terapie. Nel 40% dei casi l’utente che si è rivolto a ChatGPT in cerca di informazioni sulla salute afferma che le informazioni trovate hanno consentito di ridurre le comunicazioni con il medico.

TrendSanità era presente al convegno e ha posto alcune domande riguardo ai dati emersi dalla ricerca sul tema dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa (GenAI) da parte dei medici di medicina generale, da medici specialisti e da cittadini, a Chiara Sgarbossa, Direttrice dell’Osservatorio Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano.

L’intervista

Chiara Sgarbossa

Come inquadrare i dati che rilevano l’aumento dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa da parte dei medici, degli specialisti e dei cittadini?

«Nella prima rilevazione dell’utilizzo di AI generativa da parte di medici, specialisti e cittadini, ad inizio 2023, il fenomeno era appena decollato. Nell’ultimo anno invece – spiega Sgarbossa – vi è stato un incremento dell’utilizzo di GenAI soprattutto per ricerche su informazioni scientifiche, da parte dei medici di medicina generale e degli specialisti.  Questo fenomeno è dovuto anche all’aumento di soluzioni offerte in ambito medico».

L’intelligenza artificiale generativa (GenAI) potrebbe sopperire o cooperare con un sistema sempre più carente di medici, specialmente di medici di medicina generale?

«Una delle domande che ci si è posti riguardo alla carenza dei medici è stata proprio se la GenAI possa, in qualche modo, sostenere questa carenza. Non abbiamo ancora dati in tal senso, ma penso che la GenAI, con attività supervisionata, possa rendere più efficienti alcune attività del medico, soprattutto per la produzione di documentazione amministrativa. Il tempo liberato da queste attività potrebbe essere dedicato alla cura di un maggior numero di pazienti».

Per un utilizzo consapevole e competente dell’AI generativa, serve una rivoluzione culturale sia nei professionisti sanitari, sia nei cittadini?

«Assolutamente sì, il primo cambiamento che dovrà esserci è di tipo culturale. I cambiamenti generazionali che stanno avvenendo e quindi l’ingresso anche di medici giovani nella professione fa sì che ci sia una maggiore cultura all’innovazione e propensione al digitale. Tuttavia, essendo un cambiamento rilevante, occorre accompagnarlo con attenzione per evitare che sia i cittadini sia i medici utilizzino gli strumenti di GenAI in modo inappropriato».

La formazione alle competenze diventa essenziale per un corretto e consapevole utilizzo dell’AI generativa?

«La formazione diventa fondamentale. In questo senso, sia le aziende sanitarie, sia le Regioni possono introdurre e implementare dei percorsi formativi per tutte le professioni sanitarie, così come stanno facendo su telemedicina e fascicolo sanitario elettronico, tutti temi interconnessi, anche perché spesso il supporto decisionale sarà integrato alle soluzioni di telemedicina, così come alle cartelle cliniche elettroniche e al fascicolo sanitario elettronico: sono tutte soluzioni sinergiche e non avrebbe senso una formazione “stand alone” sull’intelligenza artificiale generativa».

Per concludere, come reputa l’approccio dei cittadini riguardo all’AI generativa?

«Le risposte dei cittadini intervistati sull’utilizzo dell’AI generativa sembrano dare fiducia – conclude la Direttrice dell’Osservatorio –. Soprattutto perché vedono un avanzamento anche nella scienza e nelle potenzialità che offre. Anche questi strumenti si diffonderanno in futuro come è già successo con l’utilizzo della robotica che sta supportando in modo importante i chirurghi o anche altre specialità mediche che fino a qualche anno fa sembravano oggetti futuristici. Ovviamente, la visione del cittadino è in un’ottica di “consumer” che cerca risposte. Ci dovrà essere attenzione affinché il cittadino non pensi che la risposta avuta dall’AI possa sostituire il parere del medico. Anche in questo caso sarà opportuna un’azione di informazione e formazione alla buona pratica dell’uso dell’AI da parte del cittadino».

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Silvia Pogliaghi
Giornalista scientifica, esperta di ICT in Sanità, socia UNAMSI (Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione)