Indagine SIMEU: serve una riforma strutturale dell’intera rete dell’Emergenza-Urgenza

SIMEU, La Società Italiana di Medicina d’Emergenza Urgenza ha appena concluso un’indagine con l’obiettivo di fotografare la reale situazione del personale medico che opera attualmente nei Pronto Soccorso italiani sotto il profilo quantitativo e qualitativo.

Hanno partecipato all’indagine i Direttori di 153 strutture di Medicina d’Emergenza Urgenza distribuite sul territorio nazionale, corrispondenti a oltre 7.000.000 di accessi nel 2024, pari a più del 37% del totale degli accessi di Pronto Soccorso (circa 19.000.000 nel 2024).

Il campione esaminato è composto per il 26% da DEA di II livello, per il 57% da DEA di I livello, e per il 17% da Pronto Soccorso.

Il campione è rappresentativo per numerosità e qualità ma i dati che ne emergono potrebbero essere sottostimati a causa della minor presenza nel campione delle strutture più piccole, più periferiche, con difficoltà operative maggiori rispetto a strutture più centrali e di maggiori dimensioni, che sono state meno raggiungibili dall’indagine.

La società scientifica ritiene che le proiezioni riportate di seguito riproducano con fedeltà e prudenza l’attuale realtà delle strutture dell’Emergenza Urgenza ospedaliera italiana.

Copertura degli organici con medici dipendenti dal SSN

Rispetto al totale dei Dirigenti Medici necessari al corretto funzionamento dei reparti:

  • solo il 62% è coperto con Dirigenti dipendenti del SSN
  • il restante 38% è coperto da altre figure professionali o del tutto scoperto

Proiettando i dati sul totale nazionale emerge che a fronte di circa 9.000 medici necessari solo 5.500 sono presenti: mancano non meno di 3.500 Dirigenti Medici.

Secondo Alessandro Riccardi, Presidente nazionale SIMEU: «Il dato è in linea con precedenti rilevazioni di SIMEU ed è certamente sottostimato per varie ragioni. Tra le principali le maggiori carenze accusate da strutture più piccole che sfuggono alla rilevazione odierna. Si osserva inoltre che le esigenze variano in funzione della presenza o meno di letti di degenza all’interno delle strutture – Medicina d’Urgenza e Terapia Semintensiva – che non sono incluse in questa indagine. Il 38% di carenze organiche è comunque un dato pesantissimo, che ripropone il tema della qualità e dell’attrattività del lavoro in Medicina d’Emergenza Urgenza».

La carenza di medici calcolata è pari a

  • 25% nei DEA di II livello
  • 43% nei DEA di I livello
  • 55% nelle strutture di Pronto Soccorso

Inoltre il dato da non sottovalutare è che, sotto il profilo della distribuzione geografica, le carenze si rivelano pari al 36% nelle regioni settentrionali e non inferiori al 42%, con punte decisamente più alte, nel resto d’Italia.

Secondo Mirko Di Capua, Segretario nazionale SIMEU: «In termini assoluti le carenze maggiori si registrano nei DEA di II livello, che hanno necessità di organici ben più numerosi. Ma il dato percentuale, enorme, delle carenze nelle strutture più periferiche rivela una condizione allarmante: la rete dell’Emergenza Urgenza dovrebbe necessariamente essere capillare e molto efficiente anche in periferia, dove invece le difficoltà in termini di governo delle strutture ed erogazione del servizio si stanno rivelando tremende».

Giovanni Noto dell’Ufficio di presidenza nazionale SIMEU, aggiunge: «Ancora una volta si pone un tema cruciale di equità del servizio, che coinvolge pesantemente le regioni meridionali e le aree interne».

Nel campione esaminato circa il 20% dei Dirigenti medici attualmente in servizio è rappresentato da specialisti in Medicina d’Emergenza Urgenza: su questo punto si segnala la verosimile sovrastima del dato, se proiettato a livello nazionale, a causa delle già descritte limitazioni.

Il 9,5% dei Dirigenti dipendenti del SSN è costituito da specializzandi MEU assunti secondo il decreto Calabria, mentre il 2% da specializzandi assunti secondo l’articolo 2-ter.

Alessandra Iorfida, Coordinatrice Area Specializzandi della società scientifica, commenta: «Il fatto che circa il 12% della forza lavoro nei Pronto Soccorso sia oggi costituito da specializzandi con contratto di dipendenza a tempo pieno dal SSN non può più essere ignorato: è il segnale evidente che l’attuale modello di formazione post-laurea è superato. Serve una riforma strutturale».

Come viene coperta la carenza di medici dipendenti dal SSN

I dati che seguono si riferiscono al totale delle carenze del 38% dei Dirigenti Medici mancanti per il corretto funzionamento dei reparti. Tale valore rapportato a 100 viene descritto attraverso le soluzioni messe in campo nella tabella che segue:

Tipologie di contratti% carenze% necessità organiche totali
Equivalenti medici” forniti da società di servizi (cooperative)18%7%
Medici con contratto libero-professionale stipulato direttamente con le Aziende16%6%
Prestazioni aggiuntive fornite da Dirigenti Medici strutturati15%6%
Specializzandi con contratto libero -professionale8%3%

Dall’analisi, sintetizzata nella tabella, emerge con forte evidenza che solo il 57% delle carenze (somma dei singoli valori) viene coperto attraverso soluzioni contrattuali di vario tipo, mentre non risultano soluzioni per il restante 43% delle necessità.

Tale quota – pari al 17% dei bisogni di organico totali – è coperta con turni straordinari dei Dirigenti Medici non inclusi nelle prestazioni aggiuntive o semplicemente lasciata scoperta, producendo un ulteriore aggravio di lavoro sui medici del SSN che lavorano in turni numericamente insufficienti.

Secondo Fabio De Iaco, Past president SIMEU: «Il dato del 17% di necessità non coperte, nonostante tutte le soluzioni messe in campo, descrive bene l’affanno nel quale continuano a operare i Pronto Soccorso nazionali.  A questa condizione di base si sovrappone il noto fenomeno del boarding, che produce a sua volta un netto incremento del carico lavorativo per ogni Dirigente medico in quanto assorbe il 30% – 40% delle risorse interne ai Pronto Soccorso. Le conseguenze in termini di disagio dei pazienti e di stress psico-fisico degli operatori sono evidenti a tutti».

Cooperative e società di servizi

Le società di servizi, comunemente note come Cooperative, sono presenti nel 32% del campione, diffuse su tutto il territorio nazionale: uniche regioni che non fanno ricorso a cooperative: Sicilia e Toscana.

Pur in una sensibile variabilità locale, sulla media nazionale le cooperative forniscono un numero di “equivalenti medici” – ossia numero virtuale di medici calcolato sulla base delle ore fornite – pari al 18% delle carenze e al 7% del totale delle necessità di organico.

Gli “equivalenti medici” sono stati calcolati rapportando il numero di ore di turno mediamente coperto dai medici delle cooperative con l’orario di servizio di un Dirigente Medico dipendente del SSN.

È stato calcolato come, in ottemperanza alle attuali indicazioni, i contratti delle Aziende con le Cooperative saranno in scadenza:

  • nel 42% dei casi entro i prossimi 3 mesi
  • nel 26% dei casi entro i prossimi 6 mesi
  • nel 32% dei casi entro i 12 mesi

La Coordinatrice nazionale Area infermieristica di SIMEU Antonella Cocorocchio rileva: «A livello nazionale una struttura su tre fa ancora ricorso alle cooperative nonostante i correttivi apportati dal Governo. Si pone il problema – in alcuni casi urgentissimo – di capire come sopperire alle esigenze che inevitabilmente si creeranno in vista della non prorogabilità dei contratti stabilita per decreto. La scadenza dei contratti, in molti casi imminente, apre scenari di ulteriore incertezza cui sarebbe davvero necessario dare risposte in tempi brevissimi».

Altre soluzioni contrattuali

I dati emersi dall’indagine, indicati nella tabella precedentemente allegata, dimostrano la frammentazione delle soluzioni contrattuali messe in campo per fronteggiare le carenze organiche.

  • Le società di servizi (Cooperative) apportano un contributo medio (18%) che è di poco superiore ad altre due fattispecie, quella dei libero-professionisti con contratto stipulato direttamente con le aziende e quella delle prestazioni aggiuntive eseguite da Dirigenti dipendenti del SSN.
  • I contratti libero-professionali provvedono alla copertura del 16% delle carenze organiche: va sottolineato che ogni singolo contratto vale mediamente, in termini orari, il 40% del servizio garantito da un Dirigente dipendente. In pratica si può affermare che, per sostituire la carenza di un Dirigente interno al SSN servono due medici e mezzo con contratto libero professionale.
  • Le prestazioni aggiuntive eseguite da Dirigenti dipendenti del SSN, che provvedono a coprire il 15% delle carenze, sono garantite per il 72% da Dirigenti interni, appartenenti alla stessa struttura di Medicina d’Emergenza Urgenza, e per il 28% da esterni, provenienti da altre strutture.
  • L’apporto dei medici Specializzandi in libera professione si rivela inevitabilmente inferiore, in termini orari, rispetto ad altre soluzioni, e comunque provvede alla copertura dell’8% delle carenze, corrispondente al 3% delle necessità totali. Dal nostro punto di vista la possibilità della libera professione per gli specializzandi, messa in campo da un paio d’anni, è positiva soprattutto sotto il profilo del progressivo avviamento alla professione dei medici in formazione post-laurea e andrebbe ulteriormente potenziata.

Mario Guarino, Vice-presidente nazionale SIMEU, afferma che «la frammentazione delle figure professionali chiamate ad agire all’interno dei Pronto Soccorso rende estremamente difficile – impossibile in molti casi – provvedere a un corretto governo delle strutture e soprattutto garantire lo stesso livello di assistenza e cura in tutti i momenti dell’attività. Pur avendo chiaro l’obiettivo di riportare l’Emergenza-Urgenza nell’esclusiva competenza degli operatori del SSN e agli specialisti MEU, allo stato attuale in mancanza di un progetto di correzione strutturale e operativa ragionato, purtroppo non siamo in grado di privarci di nessuna delle componenti che concorrono al servizio».

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