La Commissione Emergenza-Urgenza Anaao Assomed chiede un tavolo di lavoro permanente presso il Ministero della Salute e in ogni Regione sul sistema emergenza-urgenza per cercare soluzioni condivise che evitino il definitivo collasso del sistema.
Da anni Anaao Assomed denuncia ogni tipo di anomalie e violazioni a danno della tutela della salute, dei diritti dei medici e dei dirigenti sanitari nel mondo dell’Emergenza-Urgenza e dei Pronto Soccorso, contro cui gli stessi medici reagiscono con un incremento crescente di abbandono della professione pubblica, se non della stessa arte medica, la cosiddetta “great resignation”.
La recente nota del Garante della Privacy sulla tutela dei dati personali e della dignità in ambito sanitario, è la riprova del livello di disagio raggiunto: “le condizioni con cui operano i professionisti sanitari, specie nei pronto soccorso, non può costituire un ostacolo al pieno rispetto dei diritti fondamentali dell’individuo specie in un contesto come quello sanitario in cui le fragilità sono più evidenti”.
Il benessere organizzativo e lavorativo che pure sarebbe garantito dalla legge, è in caduta libera, e la strada che noi lavoratori dell’emergenza percorriamo ogni giorno è una salita che pare inarrestabile.
L’Anaao Assomed ribadisce con forza la sua netta contrarietà:
- al problema del “boarding”, quei malati nei Pronto Soccorso in attesa da giorni o settimane di un posto letto per essere ricoverati, persino morendo su una barella in totale solitudine, e le lunghe attese delle ambulanze impossibilitate ad accedere ai dipartimenti di emergenza a causa del sovraffollamento, una questione drammatica che però si è diffusa a macchia di leopardo, con la maggior parte delle regioni al collasso e poche che hanno saputo affrontare il problema, indice di una totale e vergognosa assenza di capacità gestionale in molte aziende.
- alla carenza di posti letto, tagliati con l’accetta da anni anche a favore dei privati, spremendo i medici in servizio e i malati, privi di adeguati spazi vitali nei reparti con posti letto aggiuntivi in stanza o nei corridoi.
- al Pronto Soccorso come zona di confine senza regole, una terra di nessuno in cui si consumano le carenze dell’assistenza sul territorio, l’incapacità organizzativa, gli errori della politica e i drammi sociali di un’umanità disperata che chiede solo un giusto ed equo diritto alle cure.
- al sistema territoriale di emergenza sanitaria depauperato di ambulanze, personale medico e infermieristico.
- alla resistenza verso riforme eque sul sistema delle assunzioni, favorendo invece modalità di reclutamento con modelli privatistici e assegnazioni illegittime a soggetti non credibili come le cooperative di servizi, in barba a sentenze e leggi, incluse le deroghe al codice appalti applicato con fittizi richiami a “urgenze” che sono in realtà inefficienze cronicizzate e lasciate a consolidare, omettendo controlli su responsabilità penali, incluse infiltrazioni mafiose (deroga all’art. 80 D.lgs 50/2016).
- al confinamento dei medici dell’emergenza-urgenza a burattini di un sistema carente, emarginati in carriere misere senza spiragli di crescita professionale e culturale all’interno delle proprie aziende, sommersi in una gestione delirante dell’assistenza ai cittadini.
- al rinvio e all’inadeguatezza di risorse economiche insufficienti per tutti i medici, per valorizzare le loro professionalità aggirando i loro disagi lavorativi in un impoverimento che spinge alla disaffezione: l’indennità di Pronto Soccorso cosi come strutturata è misera, e le risorse INAIL per le certificazioni obbligatorie sono state depauperate.
- alle violenze, aggressioni fisiche e verbali, incluso il mondo sommerso delle proteste agli URP, un vile sottobosco che rivela soltanto la fragilità di un sistema che vuole spostare sul personale i propri misfatti, aizzando i cittadini al conflitto verso le professioni e alla delegittimazione delle competenze.
Cari politici e direttori della sanità, anche voi siete cittadini, e nei servizi di emergenza urgenza potrete pure capitare, ma solo affrontando immediatamente con competenza e giusto confronto una tale gravità di problemi si potrà trovare una via comune per salvare l’assistenza ai cittadini.