CCNL dirigenza sanitaria, SMI: “Occorrono nuove risorse”

“La  prosecuzione della trattativa per il contratto sanità  dirigenza medica non può partire a isorisorse. Bisogna che il Governo preveda  nuovi finanziamenti per  porre  rimedio alla carenza di specialisti  nel servizio sanitario pubblico e metta fine al ricorso a medici a gettone”. Così Pina Onotri, Segretario Generale del Sindacato Medici Italiani (SMI) sulla prosecuzione di oggi della trattativa per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) per il triennio 2019/2021 del personale della dirigenza sanitaria del SSN.

“Il SSN deve ritornare ad essere attrattivo per i medici che attualmente vi lavorano e per tutti quelli che scelgono di farlo. In questo senso è impensabile che si mantenga ancora il tetto di spesa per l’assunzione di personale invece d’individuarne il fabbisogno sulle  reali necessità di cura dei cittadini.

Occorre creare condizioni di lavoro migliori e più performanti dal punto di vista organizzativo a partire dai carichi di lavoro e dalle giuste pause di riposo. Occorre una rivisitazione della normativa sulla libera professione extramoenia che oggi comporta, per chi l’esercita, la perdita dell’indennità di esclusività di rapporto e parte del risultato rispetto a chi esercita in intramoenia.

Ci aspettiamo che questo contratto affronti davvero i  problemi e le criticità che vivono i medici ospedalieri. A tal fine chiediamo di stornare il 5% delle risorse dell’attività libero professionale del fondo di perequazione, prevalentemente verso il sistema di emergenza urgenza e verso il pronto soccorso. Proponiamo l’incentivazione economica dei medici di Pronto Soccorso e di emergenza urgenza finanziandola con parte dei proventi derivanti dal pagamento dei ticket dei codici bianchi.

Ci auguriamo misure coraggiose per far fronte alla fuga dei professionisti dal SSN. Non è con il blocco o con riduzione della libera professione intramoenia, come s’intende fare in alcune regioni, che si risolve la carenza strutturale dei medici del SSN. È arrivato il tempo di  ridare dignità al lavoro pensando alla standardizzazione di un sistema che valorizzi le competenze professionali, che punti al benessere organizzativo, che permetta la progressione di carriera, con l’attribuzione e il rinnovo degli incarichi, che bilanci il sistema di valutazione annuale dei dirigenti medici ai fini dell’attribuzione della premialità di risultato.  

Abbiamo bisogno d’ipotizzare una reale staffetta generazionale, tenendo conto dell’età elevata della dirigenza e della necessità di formazione dei neo assunti con articolazioni di lavoro che incentivano la permanenza in servizio. Medici specializzandi che si trovano di fatto a gestire attività di reparto con grandi responsabilità e rischi medico legali vengono retribuiti molto meno degli altri colleghi con borse di studio. Occorre, nella discussione per il rinnovo del CCNL, prevedere un nuovo contratto di formazione lavoro per gli specializzandi.

Non ci stancheremo mai di sostenere, infine, una defiscalizzazione del lavoro. Non possibile tassare il lavoro della dirigenza sanitaria al 43%; si deve ridurre, da subito la tassazione e in particolare della libera professione; così come riteniamo che sia urgente prevedere misure per la depenalizzazione dell’atto medico, a tutela dei professionisti che sono impegnati in prima linea.

Il SSN, con la fuga dei medici e il burnout di quelli che restano, sta morendo, e con esso se ne va il bene più prezioso per tutti i cittadini: il diritto alla salute, gratuito ed universale. Occorre invertire la tendenza con la massima rapidità per cercare di non disperdere ma di proteggere le competenze accumulate in tutti questi anni”.

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