Il presidente della Federazione CIMO-FESMED, che ricomprende CIMO, FESMED ed ANPO-ASCOTI, Guido Quici, ritiene che l’Atto di Indirizzo sia particolarmente ambiguo perché, da un lato, vorrebbe incentivare i giovani e fidelizzare i già dipendenti con sviluppo di carriera e compatibilità vita privata/vita lavorativa, dando piena attuazione al sistema di incarichi; dall’altro lato definire una retribuzione di posizione che comporta un ulteriore rimescolamento delle risorse disponibili, ipotizzando un livello dirigenziale al di sotto di quello di base per gli specializzandi.
Dichiara Quici: “È davvero inconcepibile marginalizzare le relazioni sindacali aziendali potenziando il ruolo dell’organismo paritetico. Questo significa che importanti istituti contrattuali non sono direttamente trattati dalle RSA ma sono abilmente “dirottati” verso un organismo il cui controllo è ben tenuto, in contesti aziendali, da quella controparte che difficilmente mostra disponibilità al confronto. Non a caso in gran parte delle Aziende non si applica ancora il CCNL 2016-18”.
Conclude il presidente: “Non si parla di esigibilità del contratto, né di penalizzazioni per le Aziende che non applicano i contratti di lavoro, si rende ancora più ambiguo l’istituto dell’orario di lavoro, si impone una ripartizione del Fondo per la libera professione in forma ancora di più sperequativa pur di non utilizzare risorse aggiuntive a favore di chi opera nei Pronto Soccorso, infine si invita a revisionare i compensi legati alle condizioni di lavoro, alle sedi disagiate a “parità di spesa”.
La Federazione CIMO-FESMED, aderente a CIDA, esprime forti perplessità sull’Atto di Indirizzo appena licenziato, attenderà impaziente il testo che ARAN vorrà sottoporre alle OO.SS., ma dichiara sin da ora, la non disponibilità ad accettare norme che possano ulteriormente penalizzare i medici e dirigenti sanitari. “Noi abbiamo già dato, tocca a Governo e Regioni dimostrare la volontà di riconoscere davvero il lavoro dei professionisti del SSN pubblico”.