“Non ci sono ancora le condizioni per chiudere il contratto dei medici”. A ribadirlo, alla vigilia di un nuovo incontro in Aran, è il Presidente CIMO Guido Quici. “Occorre lavorare ancora molto per arrivare ad un accordo sul numero massimo di pronte disponibilità e di guardie notturne, che minano la qualità della vita dei professionisti, e sulla retribuzione del lavoro extra-orario. Ci sono numerosi aspetti che non sono stati affrontati, come l’intramoenia, gli specializzandi, la mobilità, l’aspettativa, il tema del patrocinio legale e il servizio fuori sede, che al momento obbligherebbe i medici a vagare tra diverse strutture ospedaliere distanti anche decine di chilometri”.
“Senza aver ricevuto alcun testo – prosegue Quici –, abbiamo iniziato la discussione sulla parte economica, tuttavia al momento limitata agli incrementi contrattuali e senza conoscere la vera entità dei fondi. Non sappiamo in che modo verrà finanziata una nuova indennità che si intende istituire per i dirigenti sanitari, ovvero l’indennità di specificità sanitaria, se non grazie all’ennesimo contributo di solidarietà di medici e veterinari. Non sappiamo se la possibilità di utilizzare in modo improprio i fondi contrattuali sarà confermata o meno nel nuovo testo”.
“È indubbio che, anche grazie al contributo del lavoro instancabile dei tecnici della CIMO e alla disponibilità dimostrata dall’Aran, nelle ultime settimane siano stati ottenuti alcuni risultati positivi; ma a poco serviranno se le Regioni non intendono sciogliere i veri nodi della trattativa: non abbiamo alcuna intenzione di continuare a regalare ore di lavoro né di utilizzare i nostri fondi contrattuali per finalità diverse. CIMO, su questi due punti, sarà irremovibile”, conclude.