La recente emergenza sanitaria per Mpox dichiarata dall’OMS a livello globale dimostra ancora una volta l’importanza della ricerca e della sorveglianza nell’interfaccia animale-uomo, quindi di una stretta collaborazione tra servizi medici e veterinari.
Sebbene l’emergenza da Mpox sia primariamente medica, coinvolgendo essenzialmente le persone, non bisogna dimenticare che questo virus trova il suo serbatoio in alcune specie selvatiche di animali che vivono nelle zone tropicali ed equatoriali dell’Africa.
Al momento in Italia e in Europa non sono stati segnalati casi di trasmissione dagli animali all’uomo. Tuttavia è importante avere sistemi di allerta rapida per rilevare lo spillover di questi patogeni dagli animali all’uomo e ridurre quindi i rischi di una diffusione su larga scala nella popolazione umana, nonché sviluppare tecnologie e procedure in grado di riconoscere l’emergenza di nuove varianti, come quella di Mpox che ha causato la recente emergenza, anche e soprattutto nei Paesi dove queste spesso originano.
Presso l’IZSVe ha sede il Centro di referenza nazionale e internazionale (WOAH) per la ricerca scientifica sulle malattie nell’interfaccia uomo-animale, che ha il compito di studiare e migliorare le conoscenze sull’ecologia delle infezioni trasmissibili dagli animali all’uomo, nonché di potenziare le collaborazioni fra medicina umana e veterinaria per individuare sinergie operative e di ricerca.
«Stiamo collaborando con tutte le autorità sanitarie a livello regionale, nazionale e internazionale per migliorare il monitoraggio e rafforzare la sorveglianza per questa e altre infezioni, in tutti e tre gli ambiti “One Health”: animali, uomo e ambiente. In un mondo e in una società così interconnessi, è infatti importante operare e cooperare a livello globale, oltre che regionale e nazionale. È quello che stiamo facendo, grazie alla visione One Health-One World», dichiara Giovanni Cattoli, direttore sanitario dell’IZSVe.