Farmaci in pediatria: tra (poche) sperimentazioni e nuovi sviluppi

I bambini non sono piccoli adulti. È questo, senza dubbio, il primo elemento da chiarire quando si affronta il delicato tema dell’uso dei farmaci in pediatria. Il soggetto pediatrico è, infatti, in continua evoluzione e presenta specificità proprie che lo distinguono dall’adulto anche nella risposta al trattamento farmacologico. Un concetto da tenere bene a mente per evitare molti dei più frequenti errori commessi nel somministrare i medicinali ai bambini. Come, ad esempio, la riduzione del dosaggio di un farmaco, impiegato comunemente negli adulti, in base al peso corporeo e all’età del piccolo paziente, senza però avere informazioni corrette sull’efficacia e la sicurezza del trattamento in età pediatrica.

 

Spiega il Prof. Alessandro Mugelli, già Presidente SIF: “Che i bambini non siano piccoli adulti è dimostrato dal fatto che non solo molti parametri farmacocinetici, ma anche la farmacodinamica possano modificarsi durante la crescita. Nella popolazione pediatrica, crescita e cambiamenti evolutivi influenzano l’assorbimento, la distribuzione, il metabolismo e l’eliminazione dei farmaci (ADME); così come influenzano gli aspetti di farmacodinamica, variando l’efficacia e la sicurezza della terapia. In ambito pediatrico vanno, inoltre, considerati numerosi fattori, tra cui: l’età, il peso corporeo, la superficie corporea, l’età gestazionale e il peso alla nascita per i neonati, la razza o etnia, il sesso”.

 

Nonostante la terapia farmacologica giochi un ruolo importante nella cura e nella prevenzione in età pediatrica, i pediatri sono spesso costretti a prescrivere farmaci basandosi su dati di sicurezza ed efficacia incompleti o assenti, come conseguenza della carenza di specifici studi in questa fascia di età.

 

“Non più di un terzo dei farmaci attualmente prescritti ai bambini è stato, infatti, specificamente studiato per la sicurezza e l’efficacia in età pediatrica“, prosegue il Prof. Mugelli. “Ciò è particolarmente rilevante considerando che le tappe fondamentali del destino del farmaco nei bambini, dall’assorbimento all’eliminazione, sono diverse qualitativamente e quantitativamente rispetto agli adulti e che i differenti gradi di sviluppo degli apparati bersaglio richiedono una terapia farmacologica individualizzata che non sempre può essere adeguatamente ricavata dai dati disponibili per la popolazione adulta”.

 

Temi che, nel solco dei precedenti congressi SIF di Rimini e di Firenze, saranno discussi in un’ottica multidisciplinare durante il 41° Congresso Nazionale della Società Italiana di Farmacologia, in programma dal 16 al 19 novembre a Roma, dove argomenti come le terapie per le malattie rare pediatriche e l’implementazione di test di farmacogenetica nei pazienti pediatrici troveranno spazio in specifici simposi e tavole rotonde. Un focus particolare sarà, inoltre, riservato al riposizionamento di farmaci noti (anche con brevetto scaduto) per il trattamento di patologie in ambito pediatrico.

L’impegno della Sif nel campo della farmacologia pediatrica

A testimonianza del continuo impegno della Società in quest’ambito, nel 2017 la SIF ha creato un Gruppo di Lavoro di Farmacologia Pediatrica che si occupa di: farmacocinetica e farmacologia clinica in età pediatrica; valutazione di efficacia e sicurezza dei farmaci in età pediatrica; valutazione preclinica dei meccanismi farmacodinamici e farmacocinetici dei farmaci in età evolutiva.

 

La SIF è, inoltre, tra i soci fondatori dell'”Italian Network for Paediatric Clinical Trials” (INCiPiT), un consorzio composto dai più importanti IRCCS (Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico) e ospedali pediatrici italiani, i grandi dipartimenti di pediatria e altri istituti di ricerca che operano a livello nazionale e internazionale. INCiPiT è nato nel 2017 con l’obiettivo di diventare il principale punto di riferimento italiano per la sperimentazione clinica nella popolazione pediatrica.

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