Liste di attesa, analisi Cittadinanzattiva: situazione critica in Puglia, allarme intramoenia in Campania

Cittadinanzattiva ha realizzato nelle scorse settimane una indagine volta a fornire un quadro della situazione dei tempi d’attesa per 6 diverse tipologie di visite specialistiche ed esami diagnostici (visita cardiologica, ginecologica, pneumologica, oncologica, ecografia addominale, mammografia) in 12 grandi Asl di quattro Regioni: Lazio (ASL RM1, ASL RM4, ASL Viterbo), Emilia Romagna (AUSL Bologna, AUSL Reggio Emilia, AUSL Parma), Liguria (AS Ligure 1, AS Ligure 3 e AS Ligure 5)e Puglia (ASL Bari, ASL Lecce, ASL Taranto). Le stesse sono state scelte in base alla disponibilità ed aggiornamento dei dati presenti sulle piattaforme web (per Lazio, Emilia Romagna e Liguria i dati sono aggiornati alla prima settimana di luglio, per la Puglia invece al 21 aprile).

Entrando nel merito dell’indagine la Puglia presenta dati molto negativi in quanto al rispetto dei tempi di attesa previsti dal Piano nazionale di governo. Ad esempio nella ASL di Lecce nessuna visita pneumologica con priorità D è garantita entro i 30 giorni previsti; nell’ASL di Bari soltanto il 9,38% delle visite ginecologiche con priorità B e il 14,39% delle ecografie complete all’addome sempre con priorità B, sono garantite entro i 10 giorni previsti. La situazione migliora leggermente nell’ASL di Taranto, dove i tempi di attesa vengono rispettati almeno nel 33% dei casi, ma anche qui si possono registrare picchi negativi ad esempio per una visita pneumologica con priorità B per la quale i tempi vengono rispettati solo nel 20,83% dei casi.

Anche in Liguria la situazione non è delle migliori con una serie di picchi negativi molto importanti registrati nelle diverse ASL prese in esame: per una visita cardiologica con priorità D (entro 30 gg), nell’AS Ligure 1 Imperia si registrano tempi di attesa pari a 159 giorni; per una mammografia con priorità P (da svolgere entro 120 gg), nell’AS Ligure 5 Spezzino si arriva addirittura ad attendere 253 giorni; per un’ecografia addominale completa con priorità D (entro 60 gg), nell’AS Ligure 3 – Area metropolitana di Genova si registrano addirittura tempi di attesa pari a 270 giorni, quasi cinque volte superiori a quelli previsti dalla legge.  Altre criticità riscontrate: nell’ASL Liguria 1 (Imperiese), per l’ecocolordoppler con priorità D si attendono 318 giorni rispetto ai 30 massimi previsti dalla legge, 301 i giorni di attesa per la colonscopia sempre priorità D; nell’ASL Liguria 5 (Spezzino), si registrano criticità per la colonscopia (tempi registrati di 242 giorni per prestazione con codice B, 350 giorni per la categoria D e 546 per la categoria P); nell’ASL Liguria 3 (area metropolitana Genova), si registrano criticità per la risonanza magnetica encefalo (per il codice D, i tempi registrati sono di 221 giorni rispetto ai max 30 previsti), e la visita medicina fisica e riabilitativa (tempi di 209 giorni rispetto ai 60 previsti per le visite con codice D).

La situazione in Emilia-Romagna è sicuramente migliore, anche se i dati qui disponibili sono soltanto aggregati e non distinti per codice di priorità, il che non permette di fare una analisi ben ponderata. Molte le situazioni positive riscontrabili nelle ASL prese in esame, ma anche qui si nota il picco negativo per la visita pneumologica nell’AUSL di Reggio Emilia, dove le tempistiche vengono rispettate solo nel 39% dei casi, o nella AUSL di Bologna dove i tempi di attesa per la visita cardiologica sono rispettati nel 57% dei casi. Altre criticità riscontrate: nell’AUSL Bologna il rispetto dei tempi di attesa per le prenotazioni di visita endocrinologica è garantito solo nel 13%; nell’AUSL Reggio Emilia per la visita diabetologica nel 57%; nell’AUSL Parma nel 42% per l’ecografia della mammella.

Anche nel Lazio la situazione si presenta abbastanza positiva ma si registrano alcune criticità: per un’ecografia addominale completa con priorità B (da eseguire entro 10 gg), nell’ASL Roma 4 i tempi di attesa sono rispettati solo nel 18,2% dei casi; per una visita cardiologica con priorità D (entro 60 gg), nell’ASL di Viterbo si registrano tempi di attesa rispettati nel 47,2% dei casi. Situazione migliore nell’ASL Roma 1, dove si registrano comunque criticità per la visita pneumologica e l’ecografia addominale completa, entrambe con priorità P (entro 120 gg), dove i tempi sono rispettati nel 61,6% e nel 58,6% dei casi. Altre criticità riscontrate per ulteriori prestazioni: nell’ASL Roma 1, solo il 14,3% delle ecografie mammella monolaterale sono eseguite entro i tempi previsti (dato aggregato); nell’ASL Roma 4, si riscontrano criticità per le varie risonanze magnetiche, con tempi rispettati solo in percentuali comprese tra il 12 e il 33%; nell’ASL Viterbo si riscontrano invece criticità per la visita fisiatrica (16%), tac del capo con contrasto (14,3%) e senza contrasto (22,2%), oltre che per la tac addome completo senza MDC (25%).

Allarme intramoenia in Campania

Cittadinanzattiva nelle scorse settimane ha avviato anche una istanza di accesso civico presso le Regioni per conoscere i dati relativi alle prestazioni sanitarie erogate in regime pubblico e in intramoenia, e verificare gli eventuali provvedimenti messi in atto dalle amministrazioni laddove sia stato superato il limite previsto dal Piano nazionale di governo delle liste di attesa nel rapporto tra le due attività. Il resoconto puntuale della istanza sarà reso noto nelle prossime settimane. Particolarmente allarmante il quadro della Campania, dove la stessa Regione segnala che il numero di prestazioni erogate nel canale pubblico è inferiore, per tutti gli esami e le visite monitorate, a quelle erogate in intramoenia, e questo vale presso tutte le Aziende ospedaliere. Ecco alcuni dati particolarmente negativi nel 2022: presso l’Ospedale Cardarelli di Napoli sono state somministrate 1255 visite ortopediche in intramoenia e nel pubblico 112; presso l’Ospedale dei Colli sempre a Napoli, nessun eco addome è stato somministrato nel pubblico, ne sono stati fatti 111 in intramoenia; presso l’Ospedale Moscati di Avellino, sono state somministrate 7 visite cardiologiche pubbliche e 979 in regime di intramoenia; al San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona a Salerno, effettuate 91 ecografie ostetriche nel canale pubblico e 329 in intramoenia.

Mandorino

“In alcune situazioni l’intramoenia, insieme al pronto soccorso, è diventata per paradosso la principale porta di accesso dei cittadini al Servizio Sanitario nazionale, rallentato da tempi di attesa troppo lunghi. Siamo dunque di fronte ad un uso distorto di quella che dovrebbe essere una possibilità di scelta per il cittadino, e non una necessità. Mentre le liste d’attesa rimangono una emergenza che va contrastata urgentemente per riaffermare il diritto dei cittadini alla salute pubblica. Come? Attraverso un investimento sulle risorse umane e tecniche e un conseguente ampliamento degli orari di apertura al pubblico degli ambulatori, nonché attraverso la messa in rete nei Cup delle agende di prenotazione di tutte le strutture sanitarie pubbliche e private convenzionate per favorire una migliore programmazione e trasparenza dei tempi di attesa, e non da ultimo bloccando, a livello regionale, le prestazioni in intramoenia laddove queste superino come numero quelle erogate nel canale pubblico, come previsto dallo stesso Piano Nazionale di Governo delle liste di attesa. Dal punto di vista delle risorse non utilizzate, ricordiamo che ancora un terzo dei 500 milioni di euro messi a disposizione dal livello centrale per il recupero delle prestazioni non erogate a causa della pandemia, non sono stati impiegati dalle Regioni: si tratta di circa 165 milioni che rischiano di andare sprecati. Gli ultimi monitoraggi pubblici ci dicono che il Molise ha investito solo l’1,7% di quanto aveva a disposizione, circa 2,5 milioni; male anche la Sardegna (26%), la Sicilia (28%), la Calabria e la Provincia di Bolzano (29%)”, afferma Anna Lisa Mandorino, Segretaria generale di Cittadinanzattiva. L’organizzazione nelle scorse settimane ha avviato una campagna di mobilitazione permanente dal titolo Urgenza sanità e una relativa petizione su Change.org per chiedere il superamento delle liste di attesa.

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