Da qui al 2028 mancheranno per pensionamenti 45 mila medici italiani. Secondo i dati diffusi solo qualche mese fa dal segretario nazionale della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), Silvestro Scotti, questa situazione entro il 2030 rischia di riguardare 15 milioni di persone che resteranno senza un medico di base. Ma cosa succederà a quei pazienti che non possono permettersi di restare senza uno specialista di riferimento, come per esempio i pazienti psichiatrici o i malati cronici?
La sanità pubblica continua a non essere attraente per i giovani specialisti. In tutta Italia la ricerca di personale specializzato non sta dando frutti sperati e il Governo ora sta ragionando su come modificare le condizioni contrattuali previste dal contratto nazionale dei medici ospedalieri, in rinnovo nei prossimi mesi, per rendere di nuovamente gli incarichi appetibili.
Anche i professionisti, d’altro canto, stanno avanzando le loro proposte per invertire questa tendenza che si preannuncia sempre più drammatica. In Lombardia, fra le Regioni italiane più colpite dalle carenze, mancano 300 psichiatri e 2.000 operatori. Per questo il Coordinamento dei Direttori di Psichiatria della Regione Lombardia, della Società Italiana di Psichiatria (SIP) e della sua sezione lombarda (SIP-LO) avanzano una proposta in cinque punti: programmazione e organizzazione di servizi e risorse, promozione della centralità del servizio pubblico, definizione di un piano operativo regionale, attivazione di un piano di reclutamento del personale medico e sanitario e la sua riorganizzazione nelle case di comunità.
In Lombardia sono saltati i cardini della salute mentale
Mancano 300 psichiatri e 2mila operatori: il 20-30% dei pazienti è senza cure
La salute mentale è cruciale nella vita di milioni di persone. Di come il mancato aiuto produca isolamento, disperazione e perdita di opportunità, creando un danno enorme per la società, se ne parlerà anche al prossimo Congresso nazionale della Società di NeuroPsicoFarmacologia che si terrà al Palazzo delle Stelline di Milano dal 25 al 27 gennaio.
Mancano, secondo una stima basata sui dati di ATS Milano e Agenas, 300 psichiatri e 2mila mila tra infermieri, psicologi, educatori e assistenti sociali. Tutto questo mentre da un lato la pandemia ha aumentato drammaticamente le richieste di cura in alcune fasce di popolazione, in particolare adolescenti e giovani adulti e persone anziane.
La SIP ha fatto anche presente che la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) ha portato all’affidamento ai servizi di salute mentale di un numero sempre crescente di soggetti autori di reato in assenza di adeguate e concordate procedure e risorse, con grave rischio per l’incolumità di operatori e pazienti ricoverati nelle strutture ospedaliere e/o residenziali.
Infine, più di altre discipline la Psichiatria, insieme alla Neuropsichiatria Infantile e ai Servizi per le Dipendenze, si è trovata in enorme difficoltà nel reclutamento del personale infermieristico e soprattutto medico-specialistico. Tale situazione ha già portato alla chiusura di diversi servizi di cura ospedalieri e territoriali rendendo quasi impossibile, nelle aree distanti dai grandi centri urbani, garantire risposte di cura ai cittadini e alle loro famiglie e costringendo gli operatori a condizioni di lavoro non sicure.
I responsabili del Coordinamento Giancarlo Cerveri, Carlo Fraticelli, Piero Antonio Magnani, Marco Toscano, Antonio Vita, insieme alla presidente nazionale della SIP, Emi Bondi, e della SIP Lombardia, Massimo Clerici e Mauro Percudani, sottolineano come serva un gesto politico chiaro per porre fine a questa condizione: “Regione Lombardia ha storicamente strutturato un sistema di servizi frutto di un’integrazione tra pubblico e privato che, pur in una condizione di risorse troppo limitate e non equamente distribuite sul territorio regionale, ha sempre cercato di garantire, grazie all’impegno di tutti gli operatori coinvolti, una risposta ai bisogni di salute dei cittadini”.
“Nel corso di questi ultimi tre anni pandemia e chiusura degli OPG su tutto hanno enormemente messo alla prova un sistema rendendolo in alcune aree incapace di rispondere in modo accettabile al diritto alla salute – spiegano i referenti -. Al fine di garantire un’adeguata risposta di cura a tutti i cittadini lombardi e considerato il perdurare di tali gravi carenze nel corso dei prossimi anni, si ritiene utile definire un programma di fondo che possa permettere l’equilibrio del sistema tra domanda di salute e risorse a disposizione”.
La proposta degli psichiatri lombardi della SIP in cinque punti
Gli psichiatri della Lombardia propongono la creazione di un’Agenzia Regionale per la Salute Mentale capace di fornire risposte eque e di valore a tutti i cittadini in tutti i territori e la definizione di un Piano Operativo Regionale per la Salute Mentale e un nuovo censimento territoriale che crei una mappatura dei bisogni reali.
Ecco nel concreto i cinque punti proposti dalla Segreteria del Coordinamento dei Direttori di Psichiatria di Regionale Lombardia e dalla Società Italiana di Psichiatria, nazionale e regionale:
1. Attribuzione di un’attività programmatoria forte a livello regionale capace di definire i bisogni dell’area Salute Mentale nel contesto della programmazione sanitaria dell’organizzazione dei servizi e delle risorse, contrastando la deregolazione lasciata alle decisioni di singole realtà territoriali. Creazione quindi di un’Agenzia Regionale per la Salute Mentale capace di fornire risposte eque e di valore a tutti i cittadini in tutti i territori.
2. Promozione della centralità del Servizio Pubblico nel definire le priorità dei bisogni, delle risposte di cura e dei percorsi per la salute in integrazione con gli erogatori privati.
3. Definizione di un nuovo Piano Operativo Regionale per la Salute Mentale che si fondi sui seguenti principi:
§ Rafforzamento del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze (DMSD) come struttura organizzativa capace di fornire percorsi integrati e multiprofessionali volti a garantire le risposte di cura per tutti i cittadini nelle diverse fasi della vita garantendo continuità e appropriatezza dei trattamenti. Tale servizio svolgerà le proprie funzioni nell’area della psichiatria, delle dipendenze, della neuropsichiatria infantile e della psicologia clinica.
§ Attivazione dei servizi di prevenzione delle patologie e di promozione della salute attraverso l’attribuzione di programmi specifici di intervento coordinati da Regione Lombardia e diffusi su tutto il territorio nelle articolazioni delle ATS e delle singole ASST.
§ Implementazione di programmi volti al miglioramento degli interventi di cura rivolti a soggetti autori di reato, migliorando gli interventi svolti nell’ambito territoriale, adeguando l’offerta di posti letto nelle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS) e promuovendo livelli di assistenza elevati nelle realtà carcerarie, nonché attivando un tavolo permanente regionale finalizzato a pianificare i percorsi e i rapporti con la magistratura.
§ Miglioramento dell’integrazione formativa tra Servizio Sanitario Regionale e Università per implementare le competenze cliniche e gestionali dei medici in formazione nel contesto della disciplina di psichiatria e neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza come già avviene per le figure dei Medici di Medicina Generale e per il corso di Laurea in Scienze Infermieristiche.
§ Attivazione di un progetto di censimento e ridefinizione dei fabbisogni di personale nei diversi territori al fine di creare risposte di cura omogenee su tutto il territorio garantendo una reale esigibilità degli interventi necessari a favore di tutti i cittadini lombardi.
4. Attivazione di risposte urgenti per giungere al reclutamento del personale che permetta di riattivare i servizi essenziali in tutte le aree di Regione Lombardia tramite la modifica delle modalità concorsuali, incentivazioni economiche nelle aree disagiate ed eventuale transitoria deroga delle norme di reclutamento.
5. Definizione di specifiche aree di attività da svolgere da parte del personale del DSMD all’interno delle Casa di Comunità, con presenza per fasce orarie e con modalità organizzate di collaborazione con Medici di Medicina Generale e Specialisti Ambulatoriali da parte di operatori di tutte le professionalità presenti nel DSMD.
Le soluzioni possibili, fra abolizione dei numeri chiusi e l’assunzione dei professionisti stranieri
L’adeguamento dei salari e il miglioramento delle condizioni contrattuali di medici ospedalieri, prossimi al rinnovo del contratto nazionale, restano fra le soluzioni più realistiche e richieste dai medici stessi per risolvere il problema della carenza del personale sanitario.
Allo studio del governo, secondo quanto dichiarato qualche giorno fa dal ministro della Salute Orazio Schillaci nel corso di un question time alla Camera, ci sarebbero interventi a carattere straordinario e di urgenza e l’impegno a trovare risorse per superare il blocco del turn over e risolvere con misure a carattere sistematico le distorsioni. Con uno specifico gruppo di lavoro si occuperà delle carenze del personale sanitario.
Si parla anche dell’abolizione del numero chiuso alla facoltà di medicina. Soluzione che sarebbe però in grado di invertire la tendenza, riversando sulle corsie un maggior numero di professionisti, solo a distanza di 6/10 anni, considerando la durata di corsi di laurea in medicina e delle relative specializzazioni.
Per i medici di base le borse per il corso di formazione in medicina generale messe a disposizione sono oggi circa 1.100 l’anno: “Se il numero rimarrà costante – afferma una nota della Fimmg – ad essere ‘rimpiazzati’, al 2028, saranno non più di 11 mila medici, mantenendo un saldo in negativo a quella data di oltre 22 mila unità”.
Il problema però è più che mai attuale. Nel 2022 c’è stato il picco dei pensionamenti dei medici di medicina generale (3141 contro i 2460 del 2021 e 3266 del 2020) e, secondo i dati FIMMG, i numeri saranno ancora più alti nel 2023 (3551) e nel 2024 (3624).
Una delle strade possibili, oggi ancora molto difficili in Italia, è l’assunzione di personale medico straniero
Una delle strade possibili, oggi ancora molto difficili in Italia, è l’assunzione di personale medico straniero. L’assunzione di professionisti stranieri non è ad oggi facile perché tantissime regioni italiane fanno ancora solo concorsi aperti a medici con la cittadinanza italiani. Nel resto d’Europa invece le cose funzionano diversamente. Secondo dati Ocse i medici stranieri sono 31% nel Regno Unito, 13% in Germania, 11,8% in Francia e solo lo 0,9% in Italia. Secondo quanto riferito dall’AMSI, l’associazione dei medici di origine straniera in Italia, in Italia lavorerebbero 77 mila e 500 professionisti sanitari, di cui 22 mila medici, 38 mila infermieri, 5 mila fisioterapisti e 5 mila farmacisti, mille psicologi, 1.500 tra podologi, tecnici di radiologia, biologi, chimici e fisici che lavorano in ambito sanitario. Il 65 per cento non avrebbe ha la cittadinanza italiana e l’80% per cento lavorerebbe in strutture private come cliniche, centri di analisi, studi medici e poliambulatori privati, centri di fisioterapia.