Le cure più avanzate oggi disponibili per far fronte all’impatto crescente delle principali patologie neurologiche e psichiatriche tra la popolazione infantile e adolescenziale, evidente già prima della Pandemia e da questa acutizzato. La carenza di neuropsichiatri infantili e la difficoltà di un ricambio generazionale tra gli specialisti e di copertura di posti vacanti su tutto il territorio nazionale, con una elevatissima richiesta di giovani specialisti, che vengono assunti dai servizi durante l’ultimo anno di formazione.
Sono questi i temi al centro del I° Convegno Nazionale degli Specializzandi di Neuropsichiatria Infantile in programma a Brescia il 16-17 dicembre 2022, il primo nel suo genere rivolto agli allievi delle scuole di specializzazione in neuropsichiatria infantile di tutto il territorio nazionale.
Promosso dalla SINPIA – Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza e dal Collegio dei Direttori delle Scuole di Specializzazione in Neuropsichiatria Infantile, il Convegno, che vuole creare un’occasione di incontro dopo gli anni difficili dell’acuzie pandemica tra i professionisti “senior” di questa disciplina medica e le giovani generazioni che si stanno formando, vedrà l’eccezionale partecipazione di circa 400 persone di cui 350 specializzandi provenienti da tutta Italia, con la presentazione di più di 200 abstracts tra comunicazioni orali e poster. Nelle due giornate verranno affrontati i temi più “caldi” e attuali in sessioni dove, dopo un’introduzione sui vari argomenti, presentata da uno speaker di fama nazionale/internazionale, gli specializzandi stessi animeranno le sessioni con la presentazione di casi clinici da loro osservati con successiva discussione coordinata dai loro docenti.
“Formare giovani medici dedicati alla cura di questi disturbi – spiega la Prof.ssa Elisa Fazzi, Presidente SINPIA e Direttore della U.O. di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ASST Spedali Civili e Università di Brescia, nonchè Presidente e promotrice del Congresso – è un bisogno primario e assoluto della nostra comunità in Italia, ma anche nel mondo intero. La tutela dello sviluppo neuropsichico e della salute mentale delle nuove generazioni è una priorità assoluta dato il rilevante incremento della morbilità neurologica e psichiatrica in età evolutiva segnalato dalla letteratura scientifica e dagli addetti ai lavori da tempo in tutti i Paesi occidentali, ma ora reso drammatico dalle conseguenze della Pandemia”.
La neuropsichiatria infantile si occupa di tutte le patologie neurologiche e psichiatriche dell’età evolutiva da 0 a 18 anni, estremamente rilevanti dal punto di vista epidemiologico, tra cui i disturbi del neurosviluppo come autismo, ADHD, disabilità complesse, disturbi specifici dell’apprendimento e del linguaggio, per arrivare all’epilessia (con insorgenza nel 70% dei casi in età evolutiva), alle paralisi cerebrali infantili ed ai disturbi del movimento, alle malattie rare ad interessamento neurologico e infine a tutte le tematiche della psicopatologia dell’infanzia e dell’adolescenza come depressione e disturbi dell’umore, disturbi della condotta e della personalità, disturbi del comportamento alimentare, autolesionismo e suicidalità, dipendenze da sostanze, ma anche da internet e dai social media, fino alle psicosi che insorgono anche precocemente in preadolescenza ed i cui segni di rischio possono essere rilevati anche in età scolare.
“Come Società Scientifica – continua la Prof.ssa Fazzi – chiediamo che la programmazione universitaria in corso non lasci questa disciplina priva di risorse: abbiamo quantificato in 400 nuove borse/anno il numero minimo di specialisti necessari per mantenere lo status quo in relazione ai dati epidemiologici ed al fisiologico turnover legato all’età media degli attuali neuropsichiatri infantili, e consentire di garantire le risposte previste dai LEA. Molto è stato fatto: quest’anno infatti sono previsti 283 nuovi posti in scuola di specialità di cui 251 attribuiti dal MIUR, numero triplicato rispetto a 3-4 anni fa, suddivisi nelle 21 scuole italiane, a cui si sono aggiunti i 32 messi a disposizone dalle Regioni. Il risultato tuttavia non è ancora sufficiente per coprire il fabbisogno ed il turn-over”.
L’aumento dei contratti annuali della scuola di specialità di neuropsichiatria infantile, passati dai 99 posti del 2018 ai 283 attuali, quindi, non è ancora sufficiente.
Nei prossimi due-tre anni la carenza di neuropsichiatri infantili sarà drammatica e non si riusciranno a coprire i posti vacanti. Servizi, comunità terapeutiche per minori ed altre strutture si troveranno impossibilitati a dare le risposte assistenziali necessarie, già gravemente sottodimensionate, mentre il numero di docenti e formatori sarà decimato nell’arco dei prossimi anni in tutte le Università italiane perché molti in fase di quiescenza e con scarso ricambio.
“Questa contingenza nazionale – continua la Prof.ssa Fazzi- richiede una deroga agli abituali meccanismi di attribuzione del personale universitario, che corrisponda responsabilmente e qualitativamente alle esigenze assistenziali, formative e di ricerca, anche considerando il numero limitato delle Università Italiane che hanno criteri per accreditare nuove scuole di Specializzazione in questa disciplina”.
Appare strategico da un lato implementare l’attività di ricerca per le nuove terapie di precisione, per la sperimentazione di nuovi metodi riabilitativi, per l’uso e la diffusione delle nuove tecnologie che permetterebbero un più facile accesso ed una migliore continuità nella fruizione delle cure. Dall’altro affrontare con decisione la carenza di personale nei servizi di NPIA ed in particolar modo l’esiguità numerica degli specialisti in NPI che non sono sufficienti per coprire le necessità assistenziali nei prossimi anni.
“È presente una grave carenza della risposta assistenziale – conclude la Dott.ssa Antonella Costantino, Past President della SINPIA e Direttore dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (UONPIA) della Fondazione IRCCS «Ca’ Granda» Ospedale Maggiore Policlinico di Milano – per la mancanza di posti letto di NPIA sul territorio nazionale – ad oggi solo 395 a fronte di un fabbisogno di almeno 700 – ma ancor di più sono presenti criticità nelle risposte dei servizi territoriali di NPIA, gravemente sottodimensionati e che necessitano con urgenza di un potenziamento per poter accogliere e seguire i numerosi nuovi casi con interventi di intensità appropriata, e prevenire per quanto possibile il ricovero e l’inserimento residenziale terapeutico”.