Tra il 2010 ed il 2020, in Italia sono stati chiusi 111 ospedali e 113 Pronto soccorso. Sono stati tagliati 37 mila posti letto e, nonostante le assunzioni per far fronte al Covid-19, nelle strutture ospedaliere mancano all’appello ancora oltre 29 mila professionisti, di cui 4.311 medici. Numeri che, a cascata, hanno comportato una riduzione drastica dell’attività sanitaria: gli accessi in Pronto soccorso risultano in calo, ma il tasso di mortalità è aumentato dell’85%; tra il 2010 e il 2019 si sono registrati 1,36 milioni di ricoveri ordinari in meno (dato che scende a -2,13 milioni nel 2020, primo anno di emergenza sanitaria). Un calo che non viene compensato – come si potrebbe immaginare – da un aumento di ricoveri di day hospital e day surgery: anch’essi infatti risultano diminuiti, rispetto al 2010, di 1,27 milioni nel 2019 e di 1,73 milioni nel 2020. Sul territorio la situazione è altrettanto critica, considerato che nel 2020 sono state erogate 282,8 milioni di prestazioni in meno rispetto a dieci anni prima: -19% di indagini di laboratorio, -30% di attività di radiologia diagnostica e -32% di attività clinica ambulatoriale.
Sono solo alcuni dei numeri che emergono dall’analisi condotta dal sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED (aderente a CIDA e a cui aderiscono le sigle ANPO-ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED), confluita nel dossier “Sanità: allarme rosso. Gli effetti sul Servizio Sanitario Nazionale di dieci anni di tagli”: dall’analisi delle strutture, dei posti letto e delle risorse umane del SSN, il documento passa in rassegna l’offerta sanitaria degli ultimi 10 anni e analizza rapidamente i cambiamenti registrati in termini di risorse economiche. Nonostante il taglio delle attività, delle strutture e del personale, i costi del SSN infatti sono aumentati, rispetto al 2010, del 9% nel 2019 e del 13,7% nel 2020, a fronte di entrate incrementate dell’11% fino al 2019 e del 16,2% nel 2020.
Ma tutto questo che effetto ha sulla salute della popolazione? Oltre ai disservizi che quotidianamente i pazienti subiscono negli ospedali di tutta Italia a causa della carenza di personale sanitario, l’Istat inizia anche a rilevare segnali che, seppur lievi, dovrebbero far riflettere: la mortalità per tumori è aumentata, così come quella per diabete mellito, malattie del sangue e disturbi immunitari, malattie del sistema nervoso e del sistema circolatorio, polmonite e influenza. Nel 2010, il 38,6% della popolazione aveva almeno una malattia cronica e il 20,1% ne aveva almeno due. Nel 2020, entrambi i dati risultavano aumentati rispettivamente fino al 40,9% e al 20,8%. Un trend di crescita destinato a proseguire nei prossimi anni, che renderà necessario un livello maggiore di assistenza sanitaria.
«Sono questi i numeri drammatici che dovrà affrontare il prossimo Ministro della Salute – commenta Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED e Vicepresidente CIDA -. Dispiace, invece, che questi temi non siano nemmeno stati sfiorati in campagna elettorale, tutta incentrata, per quanto riguarda la sanità, su slogan vuoti, dall’abolizione del numero chiuso a Medicina alla promessa di risolvere le liste d’attesa con non si sa quale metodo miracoloso, senza affrontare l’argomento in modo sistematico. Ci auguriamo, in queste ultime settimane che ci separano dal voto, un cambio di passo», conclude.