Scetticismo acritico, narrazioni confuse, parole a cui viene capovolto il significato. La disinformazione affina le sue strategie e si fa sempre più pervasiva, inquinando il dibattito pubblico e mettendo spesso in pericolo anche la salute dei cittadini su questioni come i vaccini e i rischi della crisi climatica. È questo, infatti, il tema al centro del Corso di Perfezionamento CreSP, “Comunicare il rischio durante le emergenze sanitarie: dall’analisi delle sfide alla gestione dell’infodemia”, partito all’Università di Pisa il 15 febbraio, che punta a rafforzare le competenze di comunicatori e professionisti sanitari del SSN.
«Adesso, ad esempio, si dice che la transizione ecologica deve essere “sostenibile”. In che senso? – si domanda Telmo Pievani, professore di Filosofia delle Scienze biologiche all’università di Padova, autore televisivo e divulgatore scientifico –. Le attività umane dovrebbero essere sostenibili nei confronti della natura, adesso invece tutti dicono che la transizione ecologica deve essere sostenibile per l’economia, il mercato, i posti di lavoro, i nostri modelli di consumo. La stessa parola ha cambiato significato».
Come per la ricerca scientifica, comunicare la scienza è un lavoro empirico. «Non dobbiamo predicare ai convertiti, ma andare a sorprendere le persone che non si sono mai interessate a quella domanda o a quel problema», spiega Pievani. Il divulgatore scientifico è spesso presente con suoi programmi in Rai ed è reduce da “Storie della Scienza”, con Silvia Bencivelli, e dalla serie televisiva di Rai3 “La fabbrica del mondo“, dove Pievani, insieme a Marco Paolini, ha unito la narrazione teatrale alla divulgazione scientifica, al racconto cinematografico, alle conversazioni con voci autorevoli della scienza, dell’economia e della letteratura. «Faccio un sacco di presentazioni – dice il professore – vado ai festival, faccio i Ted e i laboratori aperti, ma tutte le volte che faccio queste cose ho davanti una platea di persone che già sono perfettamente convinte di quello che io gli sto per dire. Così facciamo veramente comunicazione della scienza? Secondo me no. Serve un linguaggio nuovo, la tv generalista permette questa sperimentazione e di raggiungere un vasto pubblico».
Per Pievani però ci sono delle regole chiave da seguire quando si comunica la scienza. «La “meta regola” – sottolinea il divulgatore – ovvero la regola che sta sopra tutte le altre, è quella di tenere insieme il prodotto scienza con il suo metodo, cioè il processo che ti ha portato a quel risultato. Dobbiamo spiegare la domanda che c’è dietro ad una ricerca, il lavoro che è stato fatto per arrivarci, le incertezze che permangono, gli errori; far capire come funziona questa meravigliosa avventura che è la scienza: razionale, empirica, umana, serendipitosa, perché spesso scopri cose che non stavi cercando». Allora quali sono gli errori da evitare? «Parlare per autorità, è proprio una contraddizione rispetto al metodo scientifico».
Quali sono gli errori da evitare? «Parlare per autorità, è proprio una contraddizione rispetto al metodo scientifico»
Nel frattempo, la disinformazione si è trasformata, diventando sempre più insidiosa. «Bisogna conoscere bene il nemico, perché i negazionisti si sono fatti sempre più furbi», avverte Pievani. «Ormai il negazionismo non è più solamente “il cambiamento climatico non è di origine antropica”. Gli stessi che dicevano questo dieci anni fa adesso sono quelli che introducono disinformazione dentro un quadro plausibile. Del tipo, “dobbiamo fare la transizione ecologica, però i vulcani in passato emettevano più CO2 di noi”». Quello che si aggiunge dopo il “però” solitamente è disinformazione. «Lo sapevamo già prima della pandemia – conclude Pievani –, ma adesso è diventato ancora più urgente capire che per combattere la disinformazione non basta smentirla nel merito, perché sappiamo che questo genera polarizzazione e non riesce a convincere gli incerti. Dobbiamo smontare le fake news nel metodo, far vedere come sono fatte e dare così alle persone un antidoto per riconoscere questo tipo di argomenti».
La ricerca e le iniziative di sanità pubblica stanno affinando le contromosse e per “smontare” la disinformazione, prima che metta radici facendo fare alle persone scelte sbagliate, hanno elaborato quello che si chiama “prebunking” ma manca ancora una adeguata formazione su queste tematiche per i professionisti sanitari e per chi comunica la sanità pubblica. Ed è proprio uno dei vuoti che vuole colmare il Corso di Perfezionamento CreSP, “Comunicare il rischio durante le emergenze sanitarie: dall’analisi delle sfide alla gestione dell’infodemia”.