Il 2018 ha visto un incremento del numero di biosimilari approvati e la scadenza di brevetti su alcuni prodotti “maggiori” che hanno permesso l’approvazione, e in alcuni casi l’ingresso sul mercato, di nuovi biosimilari.
Uno dei principali eventi del 2018 è stata la scadenza del brevetto di Humira (adalimumab). Adalimumab è un anticorpo monoclonare che si lega al fattore di necrosi tumorale (TNF) alfa impedendo l’attivazione dei recettori TNF, responsabili delle reazioni infiammatorie associate alle malattie autoimmuni. Adalimumab è indicato nel trattamento dell’artrite reumatoide, dell’artrite idiopatica giovanile, dell’artrite psoriasica, della spondilite anchilosante, della malattia di Crohn e delle coliti psoriasica e ulcerosa. Humira è un farmaco biologico con un vasto mercato nei paesi europei (quasi 4 miliardi di Euro) e la scadenza del brevetto ha portato con sé un potenziale considerevole in termini di risparmio per i sistemi sanitari e di accesso dei pazienti alle cure. Si stima infatti che con l’ingresso dei biosimilari quasi l’80% dei pazienti in trattamento con Humira effettuerà lo switch.
Nel corso del 2017 il CHMP (Committee for Medicinal Products for Human Use) aveva espresso parere positivo per quattro biosimilari di adalimumab (Amgevita e Solymbic di Amgen Europe B.V., Cyltezo di Boehringer Ingelheim International GmbH e Imraldi di Samsung Bioepsis UK Limited-SBUK), sebbene il farmaco originatore Humira fosse coperto da brevetto fino a ottobre 2018. Nel corso del 2018 quattro nuovi biosimilari sono stati approvati dall’EMA (Halimatoz, Hefiya e Hyrimoz di Sandoz Gmbh a luglio e Hulio di Mylan S.A.S. a settembre) e altri due (Idacio e Kromeya, entrambi di Fresenius Kabi) hanno ottenuto parere positivo nella prima seduta del 2019.
A novembre 2018 i biosimilari di adalimumab presenti in commercio in Europa erano quattro (Hulio, Hyrimoz, Amgevita e Imraldi). In Germania, unico paese europeo in cui sono presenti sul mercato tutti e quattro, Imraldi è quello che ha conquistato più quote di mercato (37% dei pazienti che hanno effettuato switch da Humira), seguito da Hyrimoz (15%), Amgevita (12%) e Hulio (2%) [Dati IQVIA MIDAS MAT Q3 2018].
Principio attivo | Biosimilare (titolare AIC) |
Adalimumab (ATC: L04AB04) Originator: Humira (AbbVie Ltd) |
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Bevacizumab (ATC: L01XC07) Originator: Avastin (Roche Registration GmbH) |
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Infliximab (ATC: L04AB02) Originator: Remicade (Janssen Biologics B.V.) |
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Insulina glargine (ATC: A10AE04) Originator: Lantus (Sanofi-Aventis Deutschland GmbH) |
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Pegfilgrastim (ATC: L03AA13) Originator: Neulasta (Amgen Europe B.V.) |
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Trastuzumab (ATC: L01XC03) Originator: Herceptin (Roche Registration GmbH) |
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Biosimilari approvati in Europa nel 2018 e relativi farmaci originator
Fonte: EMA (ultima consultazione febbraio 2019)
Un altro evento importante avvenuto nel 2018 nel campo dei biosimilari riguarda l’ingresso sul mercato dei primi biosimilari di trastuzumab (Ontruzant di Samsung Bioepis NL B.V., Kanjinti di Amgen Europe B.V., Breda e Herzuma di Celltrion Healthcare Hungary Kft.) e l’approvazione di altri due biosimilari (Ogivri di Mylan S.A.S e Trazimera di Pfizer Europe MA EEIG). Trastuzumab è un anticorpo monoclonale IgG1 umanizzato ricombinante contro il recettore 2 del fattore di crescita epiteliale umano (HER2) indicato nel trattamento del carcinoma mammario metastatico e in fase iniziale e del carcinoma gastrico metastatico.
Nel 2018 è anche stato approvato Mvasi (Amgen Europe B.V.), il primo biosimilare di bevacizumab, un anticorpo monoclonale umanizzato che inibisce l’angiogenesi tumorale indicato nel trattamento di diversi tumori, inclusi quello del colon-retto, del seno, del polmone, del rene, delle ovaie e il glioblastoma. L’originatore di Mvasi, Avastin (Roche), è un blockbuster nella sua categoria e si stima che l’ingresso in Europa dei suoi biosimilari possa portare a un potenziale risparmio di circa 2 miliardi di Euro. In Europa la scadenza del brevetto di Avastin è prevista per gennaio 2022 e sono circa 15 i biosimilari attualmente in sviluppo.
Il 2018 ha quindi segnato l’ingresso ufficiale di biosimilari per il trattamento di tumori solidi e l’inizio dell’erosione del mercato di Herceptin e Avastin che cumulativamente vale circa 3 miliardi di Euro [Dati IQVIA MAT Q2 2018].
Infine, nel 2018 sono stati approvati dall’EMA anche i primi biosimilari di pegfilgrastim (Fulphila, Pelgraz, Udenyca e Ziextenzo), sebbene il farmaco originator Neulasta (Amgen Europe B.V.) avesse perso la copertura brevettuale ad agosto 2017. Pegfilgrastim è l’analogo pegilato a durata prolungata di filgastim, un fattore umano stimolante le colonie di granulociti (G-CSF), indicato per ridurre la durata della neutropenia in corso di chemioterapia antitumorale.
Con l’approvazione di un nuovo biosimilare di infliximab (Zessly, Sandoz GmbH) e uno di insulina glargine (Semglee, Mylan S.A.S) in totale nel 2018 sono stati approvati 16 nuovi biosimilari, portando a un totale di 53 prodotti (da 16 originatori) e confermando un trend costante di crescita del mercato. Come più volte evidenziato, l’introduzione dei biosimilari è salutare per le risorse dei sistemi sanitari in quanto viene stimolata la concorrenza, con conseguente riduzione dei prezzi; inoltre, la disponibilità di biosimilari fornisce al medico nuove opzioni terapeutiche migliorando l’accesso dei pazienti ai farmaci biologici.
La riduzione dei prezzi generata dall’aumentata competizione sul mercato non è però l’unico fattore determinante l’aumento dei consumi di biologici, in quanto vi sono alcuni paesi in cui la diffusione era già elevata prima dell’ingresso dei biosimilari e che hanno in seguito mostrato un ulteriore incremento nell’utilizzo. Un esempio è la Norvegia, in cui l’ingresso dei biosimilari dei farmaci anti-TNF ha incrementato del 71% (nel 2017) il consumo di questa classe di biologici (che era già pari a 1,07 giorni di trattamento pro capite prima dell’ingresso dei biosimilari), a fronte di una riduzione di prezzo del solo 1% (2017/anno precedente l’ingresso dei biomisilari). Analogamente, in Italia il consumo di epoetina, che era pari a 0,82 giorni di trattamento pro capite prima dell’ingresso dei biosimilari, nel 2017 era ulteriormente aumentato del 41%, con una riduzione di prezzo dell’8%, rispetto all’anno precedente l’avvento dei primi biosimilari. Ciò sta a significare che sicuramente l’abbassamento dei prezzi ha un impatto sull’uso dei biologici, ma vi sono anche altri fattori da tenere in considerazione nell’adozioni di nuove policy per stimolare la penetrazione dei biosimilari (es. nuove indicazioni, variazioni nella diagnosi e della prevalenza della malattia, ecc.). È inoltre importante sottolineare che la disponibilità di farmaci biosimilari migliora l’accesso dei pazienti ai farmaci biologici in quanto la competizione generata dal loro ingresso influenza il prezzo e i consumi non solo dell’originator di riferimento, ma dell’intera classe di farmaci (Figura 1 e Figura 2).
Figura 1. Variazione di prezzo di biosimilare e originator e dell’intero mercato europeo
Fonte: IQVIA. The impact of biosimilar competition in Europe (settembre 2018)
Figura 2. Variazione del volume di consumo di biosimilare e originator e dell’intero mercato europeo
Fonte: IQVIA. The impact of biosimilar competition in Europe (maggio 2017)
* 2016/anno precedente all’ingresso del biosimilare
Fonte
- European Medicine Agency (EMA). European public assessment reports (EPAR). Disponibile online su: www.ema.europa.eu