Come migliorare efficienza e resilienza dei servizi sanitari informativi: l’esperienza dell’ASST di Lodi

La pandemia è stata un acceleratore per la realtà lombarda, che ha rinnovato la propria infrastruttura anche alla luce delle nuove esigenze emerse, come garantire uno smart working più flessibile e aumentare l'efficienza della rete
Flavio Cassinari

Connettere quattro ospedali e una serie di realtà minori in un territorio di oltre 750 chilometri quadrati. Strutture che complessivamente erogano oltre mille servizi al giorno a una comunità che supera le 200.000 persone. Era questa la sfida dell’ASST di Lodi, che nel 2019 ha iniziato a ripianificare la propria infrastruttura informatica. La pandemia ha colpito in modo particolare la provincia, rendendo più urgenti le necessità che erano state individuate (garantire uno smart working flessibile – grazie a RainbowTM -, dotare di connettività sicura e ad alta velocità anche le sedi sanitarie più decentrate e avere una maggiore larghezza di banda).

Per raggiungere questi obiettivi l’azienda sanitaria si è rivolta ad Alcatel-Lucent Enterprise: «Il progetto è composto da due grosse parti – spiega a TrendSanità Flavio Cassinari, Chief Information Officer ASST di Lodi -: una è la rete geografica, l’altra il networking interno. L’obiettivo principale era aumentare l’efficienza della nostra rete geografica ed evitare che danni che abbiamo avuto in passato come l’interruzione di una tratta di collegamento isolassero completamente gli ospedali».

Gli interventi

Luca Aga Rossi

Per riuscirci, si è sostituita un’infrastruttura a stella con una ad anello: nel primo caso, quando una tratta si interrompe, isola le sedi che si trovano sulla punta. L’infrastruttura ad anello permette invece percorsi diversi anche a fronte dell’interruzione di un segmento. Per ottimizzare l’affidabilità della rete geografica, riducendo l’impatto di potenziali guasti, l’ASST di Lodi ha realizzato un’infrastruttura composta da più anelli concentrici. Inoltre, per aumentare le performance, si è passati dalle reti classiche a un giga (GB) a quelle a fibra spenta dedicata che può arrivare a 10 o 40 GB. Sulla rete si è scelto di utilizzare il protocollo SPB (Shorthest Path Bridging) in grado di garantire i corretti livelli di ridondanza e affidabilità necessari per la continuità operativa. «La nostra infrastruttura network era ormai datata – ripercorre Luca Aga Rossi, Security Manager ASST di Lodi -. Oggi disponiamo di un’infrastruttura suddivisa su tre livelli, con un protocollo innovativo. Tra le altre cose, questa nuova soluzione ci permette di fare degli aggiornamenti senza avere un impatto sulle utenze e sui servizi». Il protocollo SPB permette inoltre di «spostare delle macchine virtuali da un ambiente a un altro e quindi da un ospedale a un altro senza alcun impatto sull’operatività. Infine, disponiamo di una soluzione in cloud, che ci permette di estendere il nostro data center in questa modalità».

La direzione intrapresa dall’ASST di Lodi va verso la gestione del parco dei sistemi elettromedicali attraverso dei meccanismi di segregazione della rete. «Server e computer sono gestiti direttamente da noi, mentre i dispositivi medici sono preconfigurati dal fornitore – spiega Cassinari -. Quello che possiamo fare noi è quindi tentare di isolare queste macchine il più possibile. In questo modo, nel caso di un funzionamento anomalo, il malfunzionamento resta confinato il più possibile».

Uno sguardo al futuro

Le sfide future riguardano lo spostamento graduale dei data center in cloud e la connessione in mobilità: «Si tratta di elementi che nel privato sono stati implementati da tempo, mentre nel pubblico rappresentano quasi una novità – rileva Cassinari -. In passato abbiamo avuto problemi con servizi centralizzati a livello regionale che diventavano inagibili se veniva tranciato per sbaglio un filo o se andava a fuoco una centralina». La parola d’ordine è quindi differenziare e creare delle ridondanze. Sia utenti che operatori, poi, hanno sempre più la necessità di collegarsi ai servizi da smartphone e tablet. «Stiamo quindi potenziando reti Wi-fi sia per gli ospiti, sia per gli interni».

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Michela Perrone
Giornalista pubblicista