Schermi sempre accesi e l’era delle virostar: va in onda il divorzio fra scienza e società. È la pandemia fotografata dalla diciottesima edizione dell’Annuario Scienza Tecnologia e Società (Il Mulino) del centro di ricerca indipendente Observa. L’edizione 2022 si caratterizza per l’attenzione al tema della salute e in particolare all’emergenza Covid-19.
Abbiamo intervistato il presidente di Observa Giuseppe Pellegrini, docente di Innovazione, Tecnologia e Società all’Università di Trento, in occasione della prima uscita dell’annuario, organizzata all’Università di Torino, in un evento dal titolo significativo: “Una relazione complicata? Scienza e società sull’orlo di una crisi”.
Professor Pellegrini, cosa emerge dalla vostra indagine?
“La pandemia ha messo in discussione l’equilibrio tra il mondo della scienza, la comunicazione e il pubblico. Se la fiducia nelle istituzioni che comunicano rimane forte, a vacillare è invece il modo in cui si raccontano le notizie scientifiche utili alla popolazione”.
Cosa è successo?
“Negli ultimi due anni abbiamo riscontrato un’enorme esposizione mediatica di esperti di tutti i tipi. Ma le cosiddette virostar, convocate in televisione anche su richiesta e pressione del pubblico, probabilmente non sempre sono riuscite a raccontare in modo chiaro e coerente le notizie importanti sull’emergenza.
Va detto che alcuni ricercatori hanno avuto il coraggio di fare un passo indietro e hanno saputo dosare la loro presenza mediatica, ma, un po’ per narcisismo e probabilmente un po’ per altri fattori – ad esempio il rischio che a fronte di una mancata risposta non si venga più chiamati – in tanti si sono lasciati prendere la mano”.
Ha parlato specificamente di televisione: quanto è preponderante il suo impatto rispetto agli altri canali?
“Come negli anni precedenti, anche nel 2021 la “classifica” dei media più usati vede al primo posto la televisione, al secondo i quotidiani, al terzo i siti web e i blog, al quarto le riviste di divulgazione e al quinto la radio. Il 77% degli italiani afferma di guardare almeno una volta al mese trasmissioni televisive che parlano di scienza e tecnologia; più dei due terzi legge articoli sulla stampa quotidiana (nella versione cartacea oppure online); il 60% consulta siti web e blog e il 54% legge riviste; più di un terzo ascolta trasmissioni radiofoniche che trattano temi relativi a scienza e tecnologia.
Come negli anni precedenti, anche nel 2021 la “classifica” dei media più usati vede al primo posto la televisione, al secondo i quotidiani, al terzo i siti web e i blog, al quarto le riviste di divulgazione e al quinto la radio
Queste percentuali, però diminuiscono notevolmente se si considerano solo i soggetti in grado di ricordare il nome di almeno una trasmissione seguita, un sito consultato, una testata letta o un programma radiofonico ascoltato; molti non sono in grado di dare questa specifica informazione e sembrano non prestare attenzione alla fonte specifica da cui ricevono le informazioni, soprattutto quando questa è la Tv o il web”.
Cosa ha causato la difficoltà di comunicare da parte degli esperti?
“La scienza non è una cosa certa, è sempre in divenire. In questo caso, la discussione che di solito era relegata alle comunità scientifiche, è invece avvenuta nell’arena pubblica, lasciando la platea nell’incertezza: è come se avessimo partecipato a 150 congressi dove abbiamo sentito tutto e il contrario di tutto. Così si è creata la confusione.
In questi due anni, è come se avessimo partecipato a 150 congressi dove abbiamo sentito tutto e il contrario di tutto
D’altro canto, di solito tocca ai politici prendere decisioni per gestire l’incertezza e questo non è una funzione tipicamente attribuita a esperti e scienziati. Come abbiamo visto, però, in questo periodo spesso i ruoli si sono un po’ mischiati. Il terzo attore della vicenda sono i media, che alle volte hanno anche in parte giocato in questa ambiguità, sollecitando gli esperti a prendere posizioni in un senso o nell’altro”.
Giudizio sugli interventi pubblici (ad es. in Tv, sulla stampa o sui social) degli esperti scientifici italiani (%; n aprile 2020=1.29; n ottobre 2020=991; n gennaio 2021=987; n maggio 2021=977). Figura 9 di pag. 39 Annuario Observa
Quali sono le sue riflessioni alla luce di questi dati?
“Spesso mi sono trovato davanti allo schermo a chiedermi se quelle che abbiamo chiamato virostar parlassero a nome proprio o anche dell’istituzione presso cui lavorano. In generale, credo che quanto accaduto possa essere un’occasione per riflettere maggiormente sulla comunicazione istituzionale.
Credo che quanto accaduto possa essere un’occasione per riflettere maggiormente sulla comunicazione istituzionale
Una volta capito quali possono essere gli effetti indesiderati, è tempo di cercare di regolare meglio il flusso della comunicazione scientifica e di cercare una collaborazione diversa con i media”.