Autonomia differenziata: prime reazioni dal mondo della sanità alla bozza del DDL Calderoli

“Siamo contrari che la salute possa essere demandata in modo esclusivo alle Regioni, alla luce delle gravi insufficienze mostrate dai servizi sanitari regionali nel contrasto alla pandemia Covid 19”, così Pina Onotri, Segretario Generale del Sindacato Medici Italiani (SMI) sul DDL Calderoli in discussione tra il Ministro degli Affari Regionali e i Presidenti delle Regioni.

Il regionalismo differenziato rappresenta per la sanità una pessima alternativa con la quale si apre il varco per l’arbitrarietà e l’autarchia. Alla base dell’autonomia differenziata vi è una logica di devolution che è stata la premessa per l’erosione delle tutele del nostro sistema sanitario, che si è trasformato in questi anni con l’emersione di disuguaglianze nelle cure e con marcata spinta privatistica”.

Prosegue Onotri: “La pandemia da Covid avrebbe dovuto generare un ripensamento di un modello di sistema sanitario come quello di alcune regioni del Nord (dimostratosi fallimentare nella lotta al Covid) che ha, di fatto, cancellato la rete dei servizi territoriali pubblici, affidando l’erogazione delle prestazioni domiciliari ad agenzie private e instaurato in campo ospedaliero una concorrenza tra settore pubblico e settore privato, fortemente squilibrata a favore del secondo. Si ritorna, invece, a una proposta che non tiene conto di cosa sia successo in questi due anni di pandemia. Il Covid 19 è stato arginato solo grazie all’azione di coordinamento dello Stato!”.

“I cittadini delle regioni più deboli godono di un minore livello di servizi pubblici, in quantità e in qualità, rispetto agli altri italiani; particolarmente nella sanità e nell’assistenza. In questo senso, con l’autarchia regionale, cioè attribuendo ai territori che esprimono un PIL più alto regionale maggiori servizi, il Servizio Sanitario nazionale potrebbe abbandonare il suo carattere omogeneo e trasformarsi in una somma di servizi sanitari regionali. Siamo dinanzi ad un affossamento dello stato sociale, così come è stato disegnato in questi ultimi anni. In questo modo non si rispetterebbe quello che prevede l’articolo 32 della Costituzione che tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti, in tutto il territorio della nostra repubblica. Ribadiamo per queste ragioni il nostro incondizionato sostegno a favore di un servizio sanitario pubblico, equo, accessibile e universale e la nostra contrarietà all’autonomia differenziata”, conclude Onotri.

 

Anche Anaao Assomed, attraverso il segretario Pierino Di Silverio, esprime la sua forte preoccupazione in merito alla “bozza Calderoli” circolata sulla stampa: “In un momento in cui sarebbe necessaria una più forte presenza dello Stato e una maggiore unità di intenti delle sue articolazioni nella difesa della salute dei cittadini, specie dopo le fasi drammatiche del Covid accentuate dagli effetti della regionalizzazione dei servizi sanitari nata con la riforma del Titolo V, ci saremmo aspettati un deciso investimento nel servizio sanitario pubblico, nazionale e universale”.

Prosegue Di Silverio: “Siamo invece di fronte a un tentativo di ulteriore parcellizzazione basata sulla spesa storica, nella logica del povero sempre più povero e ricco sempre più ricco, che relega i livelli essenziali delle prestazioni a futura memoria e lega un diritto, che l’art 32 della Costituzione vuole unico e indivisibile, a reddito e residenza, secondo un neonato ‘ius domicilii’. Alimentando, peraltro, quelle diseguaglianze negli esiti di salute tra territori dello stesso Paese che Premier e Ministro della Salute dichiarano di volere abbattere”.

Anaao Assomed torna a ribadire con forza che tutti i cittadini hanno diritto a ricevere le cure di cui hanno bisogno nel rispetto del dettato Costituzionale. Decentrare le funzioni amministrative non significa discriminare i cittadini. “Ogni tentativo che vada in senso contrario – conclude Di Silverio – incontrerà la nostra convinta opposizione perché non intendiamo assistere da spettatori immobili alla frantumazione di ciò che resta del nostro amato SSN”.

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