«Occorrono coraggio e volontà. Le dichiarazioni del Ministro della salute Orazio Schillaci, in occasione di un recente evento di Forza Italia, sono convincenti ed è proprio per questo motivo che riteniamo che occorrono coraggio e volontà nel fermare quel trend involutivo legato, come più volte richiamato dallo stesso Ministro, ad una lunga stagione di tagli. Abbiamo più volte denunciato le riduzioni indiscriminate degli ultimi 10 anni sul personale sanitario, sui posti letto, sugli ambulatori e le risorse impegnate dall’attuale Governo sono certamente importanti ma non saranno mai sufficienti se non si interviene in modo strutturale sul nostro SSN. Non è solo una questione di finanziamento o di rapporto spesa/PIL, ma di corretto utilizzo delle risorse». A dichiararlo è Guido Quici, presidente del sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED e Vice Presidente CIDA.
«La questione medici gettonisti – prosegue Quici – ne è un esempio. Ha avuto coraggio il Ministro Schillaci a richiedere l’intervento dei NAS, ma prendiamo atto del mancato supporto del MEF che avrebbe potuto, in via temporanea, spostare risorse dalla voce beni e servizi alla voce costo del personale per incentivare le assunzioni invece di consentire spese milionarie a favore del lavoro interinale e di quelle cooperative che si erano ben organizzate da tempo. Naturalmente tutto è legato all’attuale blocco del tetto di spesa. Il ministro ha assunto da tempo l’impegno a voler eliminare una “vergogna nazionale” che dura da 20 anni, ma non ci convincono le elaborazioni di AGENAS rispetto alla definizione dell’orario di lavoro secondo contratto; né ci convince la metodologia concordata con il MEF che si basa su quei dati consolidati che rispecchiano la recente stagione dei tagli senza avere alcuna visione futura. Sulla questione abbiamo il sospetto che la buona volontà dimostrata dal Ministro possa essere smentita da atti documentali che vadano nella direzione opposta con il rischio di far rimpiangere l’attuale blocco del tetto di spesa.Come non concordare sul mancato utilizzo di risorse stanziate in questi anni per ridurre i tempi di attesa, o sul blocco delle agende, o sulle “furberie” regionali nella gestione dei relativi finanziamenti. Noi, aggiungiamo, il rapporto tra finanziamenti al privato, per ridurre i tempi di attesa, e reale appropriatezza delle prestazioni».
«Come federazione CIMO-FESMED – conclude il presidente Quici – riteniamo che occorre recuperare la dispersione di queste risorse per valorizzazione l’indennità di specificità, strumento, questo, che può calmierare la fuga dei professionisti dagli ospedali. Di certo l’indennità non può essere correlata al già avvenuto finanziamento del contratto 2022-24. Infine, concordiamo sull’eccesso di domanda anche se sono ancora molti i bisogni espressi ed inespressi. Soprattutto concordiamo sul fenomeno della inappropriatezza delle prestazioni spesso legato alla medicina difensiva. Siamo, tuttavia, fortemente preoccupati dell’intervento di altri “attori” che hanno creato e creeranno non pochi ostacoli alla definitiva risoluzione della cosiddetta colpa grave. Non abbiamo alcuna aspettativa sui risultati dei lavori della Commissione Nordio, conosciamo la visione del suo Dicastero ed è per questo motivo che le Federazioni professionali, le Organizzazioni Sindacali e le Società Scientifiche devono programmare azioni comuni di sostegno ad una seria riforma. Al Ministro Schillaci non manca né il coraggio, né la volontà ma ci sono troppi stakeholders che navigano contro la sanità pubblica ed i suoi professionisti».