Come si costruiscono previsioni e scenari sulle malattie infettive

La sorveglianza dei singoli paesi europei permette all'ECDC di monitorare l'andamento di alcune malattie infettive e di provare a capire che cosa succederà in futuro. A Torino il coordinamento di una di queste piattaforme su influenza e altre malattie respiratorie

Come si costruiscono scenari e previsioni per quanto riguarda le malattie infettive? Nell’epoca dei big data e dell’intelligenza artificiale potrebbe sembrare un’operazione banale, ma non è proprio così.

Da quasi due decenni l’ISI Foundation di Torino si occupa, tra le altre cose, di sviluppare modelli di predizione e analisi per le malattie infettive, con un focus sull’influenza stagionale.

Negli ultimi 12 mesi, grazie a una collaborazione con l’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC), sono nate due piattaforme che forniscono previsioni e scenari per le malattie infettive a livello europeo.

Capire l’evoluzione delle malattie grazie ai dati

Daniela Paolotti

«Negli ultimi anni stiamo assistendo alla circolazione di una serie di malattie infettive presenti tutto l’anno e con cui ci si deve confrontare sia dal punto di vista dei modelli che dal punto di vista dei dati – afferma a TrendSanità Daniela Paolotti, Senior Research Scientist di ISI Foundation, che sarà presente sul palco di Health for Dreamers -. Quindi non solo l’influenza stagionale, ma anche Covid-19, Dengue e altre malattie di cui abbiamo i vettori sul nostro territorio».

Da qui l’esigenza di capire l’evoluzione a breve e medio termine di queste infezioni: «Abbiamo avviato una collaborazione con l’ECDC, l’Agenzia di sanità pubblica europea che raccoglie tutti i dati e fornisce bollettini, raccomandazioni, linee guida a livello europeo e sovranazionale, che ha portato alla creazione di due piattaforme: RespiCast e RespiCompass proprio per fornire degli strumenti modellistici per tutte queste malattie che siano fruibili dalla comunità della salute pubblica europea, ma anche al grande pubblico», continua Paolotti.

Fare previsioni

RespiCast, come suggerisce il nome, si occupa di fare forecast ovvero di previsioni: «L’ECDC fa da collettore dei dati della sorveglianza, che vengono utilizzati da chi costruisce i modelli in Europa per produrre predizioni a corto e a lungo termine, per esempio da una a quattro settimane durante tutta la stagione influenzale – riassume l’esperta -. I risultati sono forniti per tutti gli Stati membri».

La piattaforma è stata realizzata in forma prototipale durante la pandemia, quando si è occupata solo di Covid. In un secondo momento si è aggiunta l’influenza e da settembre l’influenza e il Covid insieme. «Probabilmente nei prossimi anni avremo anche il virus respiratorio sinciziale e altre sindromi come dengue e in generale tutto quello che a livello di dati europei è abbastanza robusto da poter permettere di fare delle predizioni con una copertura europea adeguata». 

RespiCast funziona infatti anche grazie a una comunità di modelers che contribuisce settimanalmente in modo volontario e gratuito. Le predizioni ottenute grazie ai modelli sono inserite direttamente nella piattaforma. A ISI Foundation spetta il compito di  fornire una valutazione della performance del modello. «La cosa interessante è che modelli che per un certo periodo funzionano male, quando la curva ha un andamento particolare, riescono a cogliere meglio i cambiamenti. È quindi bene avere tutta un’eterogeneità di modelli che performano in modo diverso, perché non sai mai quale farà meglio quando».

Costruire scenari

RespiCompass, la seconda piattaforma, fornisce invece scenari. Ma qual è la differenza fra predizioni e scenari? «Le predizioni hanno un orizzonte temporale abbastanza breve (da 1 a 4 settimane) e si basano su un modello che considera la prima parte del segnale epidemiologico e proietta l’evoluzione dell’epidemia per le settimane successive – spiega Paolotti -. Lo scenario invece è un qualcosa che parte da modelli che fanno delle assunzioni, per esempio immaginando di trovarci all’inizio dell’influenza con uno strain particolarmente virulento con una campagna di vaccinazione fatta in un certo modo, cosa succederebbe se si vaccinassero tutti gli over65? E se non lo facesse nessuno? Si costruiscono curve epidemiologiche a partire da queste assunzioni».

La costruzione di scenari avviene all’inizio della stagione e serve per fornire agli istituti di salute pubblica un’idea di quello che potrebbe succedere nei mesi successivi. L’orizzonte temporale è molto più ampio delle previsioni: va da settembre a maggio-giugno e presenta una gamma di possibilità molto più ampia rispetto alle predizioni a corto termine su una curva di un’epidemia che è già iniziata.

Tutto questo è possibile perché esiste una sorveglianza a livello europeo e di singoli paesi su malattie come l’influenza che fornisce risultati settimanali sull’andamento dell’epidemia all’interno della popolazione generale. 

Tuttavia questa sorveglianza, per quanto sia attiva da tanti anni e robusta, ha una serie di problemi: «Il più evidente è che si basa sul fatto che le persone vadano dal medico – osserva Paolotti -. Di solito gli adulti sani senza condizioni pregresse si recano dal medico se i sintomi sono abbastanza gravi o se persistono per un tempo sufficientemente lungo. Per questo è importante coinvolgere le persone nel riportare i propri sintomi, a prescindere dal fatto che si rechino da un medico».

Proprio questo aspetto sarà al centro dell’intervento Coinvolgere i cittadini nella salute pubblica, che Paolotti terrà il 4 ottobre a Health for Dreamers. Vi aspettiamo in piazza San Carlo a Torino a partire dalle 14! 

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Michela Perrone
Giornalista pubblicista