Il dilemma che si presenta agli scienziati che affrontano le distorsioni informative è sempre lo stesso: con quali strumenti si contrastano la paura e l’odio che fanno da propellente per la disinformazione?
Perché ormai è consolidata la nozione che non basti una notizia falsa a far circolare una falsa narrativa. Ci sono dubbi legittimi (i vaccini anti covid-19 sono sicuri?) che ricevono false risposte (i vaccini provocano danni permanenti) e sulla paura alimentata da quelle false risposte si costruisce una distorsione narrativa che può andare avanti per mesi e per anni. E montagne di studi scientifici, dati incontrovertibili e ferme smentite servono a poco per chi si è convinto che quella narrativa sia vera.
Il fumettista John Cook più di un decennio fa doveva affrontare le discussioni domenicali con il suocero, un vigoroso negazionista climatico. Per trovare argomentazioni si mise allora a catalogare tutti gli argomenti scettici sul riscaldamento globale e notò degli schemi ricorrenti. Fondò il sito Skeptical Science, scrisse un libro e iniziò un percorso che l’avrebbe portato ad essere oggi un ricercatore senior all’Università di Melbourne e una delle voci più autorevoli a livello globale sul contrasto alla disinformazione (citato anche da Barak Obama quando era presidente degli Stati Uniti).
Il fumettista John Cook più di un decennio fa doveva affrontare le discussioni domenicali con il suocero
Incrociando le sue abilità con i cartoon e le ricerche sulla disinformazione ha dato vita a Cranky Uncle un riuscitissimo e divertente videogioco che, risposta dopo risposta, aiuta a svelare e comprendere i meccanismi della disinformazione e ad aumentare le possibilità di non farsi abbindolare da teorie strampalate e negazionismi vari. Il gioco (tradotto e adattato anche in Italia da alcuni ricercatori, tra cui Teresa Gavaruzzi, psicologa dell’Università di Bologna) ha riscosso un successo planetario e in questi giorni l’UNICEF ha chiesto a Cook di realizzarne una versione per combattere la disinformazione sulle vaccinazioni nei paesi in via di sviluppo come Uganda, Kenya & Rwanda.
Falsi esperti, aspettative impossibili, errori logici, teorie del complotto e cherry picking sono le tecniche più usate nella disinformazione
«Quello che ho osservato tante volte durante questi anni di ricerca – spiega John Cook ai microfoni di TrendSanità a margine di un evento organizzato da WWF e CMCC Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici – è che se fai capire alle persone i “trucchi” che usa la disinformazione prima che venga esposta a quelle argomentazioni si riesce a generare una sorta di immunità. Infatti, è una tecnica che viene definita prebunking o teoria dell’inoculazione. Pensateci, dal negazionismo climatico a quello sui vaccini vediamo sempre usare le stesse cose: falsi esperti, aspettative impossibili, errori logici, teorie del complotto e cherry picking, un’espressione che indica l’attitudine da parte di un individuo a ignorare tutte le prove che potrebbero confutare una propria tesi evidenziando solo quelle a suo favore. Ma vediamo sempre più spesso anche attacchi ad hominem, cioè, attacchi personali alle persone che si espongono su un tema. Pensate a quello che viene detto dai negazionisti contro scienziati e movimenti ambientalisti, non vengono contestati i dati che portano ma per screditarli vengono presi di mira sul piano personale e a volte privato».
Per voi che studiavate la disinformazione sulla crisi climatica vedere quelle tecniche utilizzate anche nella pandemia e nella infodemia da covid-19 è stata una conferma?
«Inizialmente ero sollevato di non dovermi occupare della disinformazione sul covid-19. Soprattutto nei primi mesi era molto difficile gestire la comunicazione perché la scienza e i cittadini si trovavano di fronte a qualcosa di sconosciuto e nel vuoto dell’informazione proliferavano le notizie false e i complotti».
Poi anche il suo gioco Cranky Uncle ha iniziato a contrastare la disinformazione su vaccini e altre misure sanitarie.
«Sono davvero felice della diffusione che ha avuto. È stato usato in tanti contesti, dalle classi delle scuole alle università e adattato per tanti argomenti. Tutte le volte che circola disinformazione e c’è la necessità di introdurre pensiero critico il gioco può fare la sua parte».
La comunicazione della scienza cerca di essere fredda e razionale, di affidarsi a dati e studi, di non semplificare, di non enfatizzare. Non rischia di avere armi spuntate di fronte a chi alza i toni e manipola le emozioni puntando su paura o rabbia?
Sono furioso se penso a chi manipola le nostre democrazie usando la disinformazione
«Sono sicuramente tecniche coinvolgenti. Ma non sarebbe etico da parte della scienza e da parte di nessuno usare le stesse manipolazioni per convincere le persone. Ma, d’altro canto, anche esporre i fatti potrebbe far sorgere nelle persone rabbia o paura. Io sono furioso se penso che ci sono persone scorrette che per difendere i loro interessi usano la disinformazione per avere un impatto sul clima facendo ritardare le misure che potrebbero salvare il pianeta e farci vivere tutti meglio. Sono furioso se penso a chi manipola le nostre democrazie usando la disinformazione per influenzare le campagne elettorali e il voto».
Quali saranno le sue prossime ricerche?
«Stiamo lavorando a quello che chiamo il Santo Graal del fact-checking. L’idea è quella di usare la tecnologia – natural language processing e intelligenza artificiale generativa – per realizzare un sistema che intercetti la disinformazione appena viene prodotta e la smonti in tempo reale. È una sfida difficile ma siamo fiduciosi di ottenere notevoli risultati».