Che impatto ha la partecipazione regolare ad attività culturali e creative sulla salute e sul benessere, individuali e collettivi? A partire dalle evidenze, quali linee guida è possibile fornire ai decisori politici in campo sia culturale sia sanitario? Come creare ecosistemi salutogenici?
Questi obiettivi sono alla base di CultureForHealth. Il progetto, della durata di 18 mesi, co-finanziato dalla Commissione Europea. Affidato a Culture Action Europe, Trans Europe Halles, Central Denmark Region, The Northern Dimension Partnership for Culture, Centrul Cultural Clujean (Romania) e Društvo Asociacija (Slovenia), è accompagnato da un advisory board di cui fanno le italiane Annalisa Cicerchia (Vice Presidente CCW-Cultural Welfare Center) e Luisella Carnelli (Area ricerca di Fondazione Fitzcarraldo). Il progetto è pensato per promuovere sperimentazioni e sviluppo di policy a livello comunitario, nazionale e locale per assicurare il contributo della cultura e delle arti al ridisegno in corso del welfare e della sanità.
Un programma di ricerca voluto dalla commissione europea
Il programma C4H si articola in più linee di azione: la raccolta di recenti evidenze scientifiche sul rapporto tra partecipazione ad attività culturali e salute che è alla base di un rapporto che ne commenta 300, presentato alla commissione Europea il 24 novembre scorso Culture: a driver for health and wellbeing in the EU (la presentazione si può riascoltare qui); una mappatura di progetti di cultura e salute su autosegnalazione, ancora in corso, che ha già superato quota 700; azioni di advocacy; lo sviluppo di sei progetti pilota di ricerca-azione e la divulgazione di dati, best practice, strumenti e metodologie di lavoro.
Sei i progetti pilota in corso: Music and Motherhood, in collaborazione tra WHO-Region Europa e Centrul Cultural Clujean (Romania), che ha promosso laboratori di canto per la salute mentale delle neo-madri; Museum for Dementia, progetto danese che ha l’obiettivo di migliorare la qualità della vita portando gioia a persone affette da demenza e ai loro carer attraverso attività museali interattive; Overcoming burnout through Arts che in Romania, con la proposta di workshop creativi nelle aziende, sta lavorando allo sviluppo di un modello di intervento per contrastare il burnout negli ambienti lavorativi; Certificate Cultural Company, iniziativa slovena che mira ad incentivare l’introduzione della cultura nelle aziende come fonte di benessere, fornendo un certificato alle aziende che inseriscono o propongono attività culturali e artistiche ai propri lavoratori.
In tutti i progetti emerge l’importanza dei processi partecipati, di co-creazione, in collaborazione con i destinatari, la necessità di far sperimentare esperienze artistiche a tutti gli attori coinvolti affinché possano comprenderne in profondità il valore.
Un tema ricorrente e particolarmente scottante è quello di se e come sia possibile misurare l’impatto di questi ed altri progetti culturali sulla salute, attraverso modalità che siano scientificamente valide ma che restituiscano la ricchezza e complessità delle esperienze culturali ed artistiche, il cui impatto sulla salute è articolato e non sempre traducibile in dati scientificamente misurabil
Il tema della valutazione di impatto è stato oggetto di una intera sessione di discussione nel recente Culture and well-being forum, in cui sono stati presentati studi ed esperienze di valutazione. Tra queste, il progetto MESOC-Measuring the Social Impact of Culture, che ha sviluppato toolkit e una piattaforma per misurare impatto delle esperienze culturali in vari ambiti sociali, tra cui la salute, e OurCluj/ArtiVistory Initiative che ha indagato il benessere e i bisogni dei giovani in Romania attraverso la pratica artistica dei fumetti.
Dallo studio di queste esperienze è emersa la difficoltà e necessità di condurre studi di valutazione di impatto, data l’interazione di più determinanti: la salute individuale, che spesso è quella su cui gli studi di valutazione di impatto si concentrano, è influenzata dal contesto e dalle relazioni sociali, processi per i quali la cultura è una risorsa fondamentale nel costruire connessioni sociali.
Il rapporto su otto sfide di salute
Per capire come la cultura risponde a queste sfide, C4H si è dedicato alla ricerca e allo studio delle evidenze, che ha raccolto e pubblicato in una scoping review.
Il report appena pubblicato dal consorzio di C4H intende proseguire e sviluppare lo studio pubblicato nel 2019 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sulle evidenze del ruolo delle arti per la salute.
Il gruppo di ricerca di C4H ha raccolto e restituito oltre 300 studi, pubblicati dal 2019 ad oggi, suddividendo le evidenze in aree tematiche, che riprendono quelle proposte da OMS -prevenzione e promozione della salute; trattamento della malattia e gestione della malattia- aggiungendo le sezioni legate all’impatto sulla salute individuale, comunitaria e legata alla pandemia.
Il gruppo di lavoro C4H ha messo in luce otto sfide di salute che possono beneficiare dell’alleanza virtuosa con la cultura.
- La cultura e le arti possono contribuire alla salute e del benessere di tutti;
- Il benessere dei giovani è riconosciuto come una emergenza di salute pubblica.
- Le profonde trasformazioni e la crisi in atto nei modelli economici e nel mercato del lavoro minano il benessere dei lavoratori, con un crescendo di paure, ansie, disagi che sconfinano in patologie: la sfida è dunque la qualità dei luoghi di lavoro, della cultura e del clima organizzativo inclusivo, sull’empowerment di ogni risorsa, considerando le arti come risorsa, sia a livello di ambiente che di pratiche, per investire sulle relazioni e sul pensiero creativo.
- La piramide demografica invertita, l’aumento della popolazione anziana, impone di abbattere gli stereotipi sull’anziano e concepire una nuova cultura dell’essere anziani, favorendo il coinvolgimento attivo ad attività culturali nei luoghi della loro frequentazione, quali gli ambienti sanitari.
- La crescente crisi di salute mentale è un problema che riguarda trasversalmente tutta la popolazione, gravato da uno stigma da combattere e che vede nelle diseguaglianze culturali, nella povertà educativa ed esperienziale, profondi fattori di rischio e nella risposta comunitaria, di prossimità, una risorsa.
- L’associazione tra l’insorgere di patologie e disuguaglianze di salute è ormai dimostrata, così come la correlazione tra partecipazione culturale, la prevenzione e la gestione di patologie: la disparità nell’accesso alla cultura costituisce quindi un rischio di salute, motivo per cui il rapporto suggerisce di includere la cultura in un approccio strutturale alle disuguaglianze.
- La partecipazione attiva, presupposto per percepirsi in benessere, è in crisi soprattutto tra i giovani: va promossa e sostenuta attraverso il loro coinvolgimento attivo nel co-design di spazi sociali a partire da spazi culturali.
- Il benessere dei curanti, nelle organizzazioni socio-sanitarie come in quelle sociali e umanitarie che fronteggiano gli esiti dei conflitti in corso è una sfida di grande peso, e le pratiche artistiche hanno rivelato il loro potenziale per supportane il benessere, come riconosciuto formalmente da un recente documento tecnico pubblicato WHO.
Il report segnala alcune aree di particolare efficacia delle esperienze culturali.
Per quanto riguarda la prevenzione, cantare in gruppo conferma l’effetto sul miglioramento delle funzioni respiratorie e cardiovascolari, ma anche quelle cognitive, in particolare per le persone anziane a rischio di demenza per le quali promuove anche inclusione sociale e supporto nell’invecchiamento (Feng et al., 2020). È confermata l’associazione tra la visione di un’opera artistica visiva e la riduzione dello stress e della pressione arteriosa sistolica (Law et al., 2021). Per quanto attiene gli adolescenti il loro ingaggio in attività culturali ha una correlazione con stili di vita salutari, l’aumento dell’attività fisica e la riduzione dei comportamenti a rischio (Bungay & Vella-Burrows, 2013). La partecipazione a performance teatrali su temi legati alla salute migliora la consapevolezza su alcune condizioni di salute (Burns et al., 2018; Cueva et al., 2016), incoraggiando ad esempio l’assunzione di antibiotici (Swe et al., 2020) o lo screening pre-natale (Hundt et al., 2011).
L’impatto sulla salute mentale e non solo
Un contesto di salute in cui le esperienze culturali hanno un grande impatto, è quello della salute mentale, soprattutto per quanto riguarda il trattamento di ansia e depressione grazie al potenziamento di fattori fisici, intrapersonali, culturali, cognitivi e sociali (Dunphy et al., 2019).
Programmi di art on prescription per persone affette da depressione, ansia, isolamento sociale e dolore cronico possono apportare nei pazienti notevoli miglioramenti nel benessere generale, migliorando l’umore e riducendo la tensione (Holt, 2020). Più in generale, la partecipazione attiva a varie attività creative quali il canto, la danza, la scrittura creativa, teatro e le arti visive promuove una migliore regolazione emotiva (Fancourt & Ali, 2019), emozioni positive (Jensen, 2019; Holt, 2020; Slattery et al., 2020) e riduzione degli attacchi di panico (Jensen et al., 2020).
Un altro ambito di ricorrenti evidenze è legato alla partecipazione culturale in caso di disturbi neurologici e del neurosviluppo, in particolare demenza.
Per persone che soffrono di demenza o Alzheimer la partecipazione ad attività musicali potenzia le capacità cognitive (Warran & Frederick Welch, 2019), l’attività storytelling facilita l’accesso alla memoria a lungo termine (Critten &Kucirkova, 2019) mentre la danza promuove benefici fisici a livello di movimento e coordinazione (Jensen et al., 2020).
Le persone affette dal morbo di Parkinson che partecipano ad attività creative hanno riportato benefici a livello di benessere sia mentale- grazie a laboratori di danza (Irons et al., 2021)- sia fisico (Abell et al., 2017; Buetow et al., 2014).
Bambin* e adolescent* con paralisi cerebrale, partecipando a un corso di hip-hop per loro adattato, hanno acquisito migliori funzioni fisiche, ma anche competenze sociali (Withers et al., 2019).
Anche le persone colpite da malattie non trasmissibili possono trarre benefici dalla partecipazione ad esperienze artistiche e culturali, riscontrando miglioramenti a livello del funzionamento fisico, ma soprattutto una riduzione della depressione e dell’ansia con miglioramento dell’umore (Jensen & Bonde, 2018).
Numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia delle attività di canto per persone con malattie polmonari croniche ostruttive, aiutandole soprattutto a combattere la depressione (Philip et al., 2020), ma anche migliorando la ventilazione al minuto e il volume respiratorio (Philip et al., 2021).
Allo stesso modo, pazienti oncologici hanno riportato benefici sia per quanto riguarda lo sviluppo di un maggior senso di autoefficacia attraverso la partecipazione a laboratori di danza (Thieser et al., 2021), ma anche un miglioramento delle funzioni respiratorie prendendo parte a un laboratorio di percussioni (Moors et al., 2020).
La partecipazione ad attività culturali ed artistiche si rivela efficace anche nel trattamento e nella gestione di condizioni acute, ad esempio alleviando ansia e dolore in particolare prima e dopo operazioni chirurgiche (Forouzandeh et al., 2020).
Interventi da parte di clown in ospedale si sono dimostrati in grado di ridurre lo stress in pazienti pediatrici e nelle loro famiglie (Lopes-Júnior et al., 2020).
Non trascurabile è la diminuzione e la gestione del dolore in diversi contesti medici: il canto in gruppo, ad esempio, si rivela un ottimo approccio per ridurre il dolore e la depressione in persone con malattie a lungo termine (Irons et al., 2020b; Irons et al., 2020a).
Le dimensioni del benessere individuale e collettivo e della crisi pandemica
Oltre a trasmettere le più recenti evidenze rispetto alle aree di salute indicate da OMS nel report 67/2019, C4H ha organizzato i risultati riportando le evidenze dell’impatto delle esperienze culturali sulla salute rispetto a tre ulteriori dimensioni: benessere individuale, comunitario e crisi scatenata dalla pandemia Covid-19.
Rispetto al benessere individuale, l’ingaggio in attività artistiche si conferma in grado di generare senso, quindi maggior autorealizzazione personale, attraverso l’acquisizione di competenze, in primis di collaborazione e comunicazione (Eleni & Georgios, 2020; Gao et al., 2021). Esperienze culturali quali gruppi di lettura o di canto si sono rivelate in grado di rafforzare i legami sociali (Billington, 2019; Mansky et al., 2020; Moss & O’Donoghue, 2020). Partecipare a laboratori di danza, teatro o canto favorisce anche una esperienza emotiva più armonica riducendo ansia e stress, ad esempio, in donne affette da depressione post-partum (Wulff et al., 2021) o nelle persone anziane affette da demenza (Baltà Portolés, 2021; Zeisel et al., 2018).
La partecipazione ad esperienze culturali quali attività teatrali, canore o di arte visiva è in grado, di promuovere un benessere a livello comunitario, contribuendo a includere socialmente persone svantaggiate, sfruttando i linguaggi artistici come mezzi di espressione e comunicazione utilizzabili da persone con disabilità, ad esempio uditiva (Young et al., 2019); migliorare la qualità dell’ambiente sia costruito- soprattutto nel design a base artistica nei luoghi pubblici e di cura (Law et al., 2021)- sia sociale, soprattutto a scuola- dove interventi teatrali sono in grado di influenzare conoscenze e propensione a comportamenti di vita salutari (Kennedy et al., 2020) e nei luoghi di lavoro, in cui l’ingaggio in workshop creativi ha ridotto il rischio di burnout (Cacovean et al., 2021).
Il rapporto sottolinea come la cultura si sia dimostrata efficace anche nel fronteggiare la crisi scatenata dalla pandemia di Covid-19, offrendo attività artistiche che hanno controbilanciato gli effetti negativi dell’isolamento sociale (Tan & Tan, 2021) riducendo l’ansia (Zabini et al., 2020) e favorendo la regolazione emotiva (Elisondo & Melgar, 2021; Kiernan et al., 2021).
La cultura si conferma in questi studi un’alleata, complementare alla medicina tradizionale, nella prevenzione e promozione della salute e nella gestione e nel trattamento delle patologie, in particolare nella salute mentale.
Le politiche
C4H ha elaborato diverse linee di raccomandazioni strategiche per i policy maker, da porre alla base di politiche a livello comunitario, nazionale e locale.
C4H evidenzia l’insufficienza degli investimenti nella prevenzione e la promozione della salute (il cui investimento attuale è pari solo al 2,8% delle spese totali in ambito sanitario), sottolineando la rilevanza dei determinanti sociali, tra cui la partecipazione culturale e l’educazione. L’approccio suggerito è bottom-up, di co-design dei progetti con i destinatari, privilegiando il coinvolgimento dei gruppi di basso livello socioeconomico.
Occorre inoltre promuovere programmi di prescrizione sociale a base culturale, un modello di intervento nato nel Regno Unito che prevede la possibilità da parte del sistema sanitario di prescrivere e sovvenzionare la partecipazione ad iniziative sociali e/o culturali per fronteggiare alcune sfide di salute complementari a terapie farmacologiche.
Il Rapporto invita ad aumentare gli investimenti in ricerca– in particolare in tema di valutazione, per ottenere un sempre maggior riconoscimento scientifico dell’efficacia delle esperienze culturali sulla salute- e formazione, inserendo le arti in tutti i curricula educativi e nell’alta formazione (soprattutto degli operatori della salute).
Infine, lo scambio di buone pratiche merita di essere sostenuto e promosso.
In conclusione
Ad oggi l’esperienza di CultureForHealth, ancora in corso, e del Forum in particolare, suggerisce che la cultura è in grado di supportare un approccio olistico alla salute che completa il modello biomedico tradizionale, rispetto al quale si deve porre in ottica di integrazione, non di sostituzione.
Oltre agli evidenti benefici per i pazienti i vantaggi dell’alleanza virtuosa sono significativi per entrambi i settori: non solo un riconoscimento del rilievo sociale della cultura, ma anche la possibilità di ottimizzare i costi dei servizi sanitari, oggi più che mai sotto pressione e soggetti a continua riduzione di personale e di fondi. Come dimostra l’esperienza del social prescribing può creare un circolo virtuoso tra bisogni sociali, iniziative culturali e servizi sanitari.
Per avviare questo mutuo scambio, occorre però attivare un serio dialogo volto al confronto e al riconoscimento reciproco da parte di entrambi i settori. Se l’ambito culturale deve aprirsi sempre più a un modello di ricerca di tipo scientifico, l’ambito sanitario deve essere più presente nel trattare questi temi (basti pensare che al momento l’unica organizzazione sanitaria strategicamente in campo su questo tema è Organizzazione Mondiale della Sanità).
Occorre pertanto creare un sempre maggiore dialogo tra i due ambiti, a livello politico come settoriale, per creare un linguaggio comune, sinergie e strumenti di azione. Solo così le numerose pratiche potranno evolversi in politiche all’altezza della complessità delle sfide contemporanee.