Persone assistite, caregiver e sanità digitale sono le parole chiave del convegno organizzato dall’Associazione scientifica per la sanità digitale (ASSD).
Negli ultimi anni, l’evoluzione delle tecnologie digitali ha portato a un cambiamento significativo nel settore sanitario, offrendo nuove opportunità per le persone assistite che in Italia sono il 17% della popolazione totale e i caregiver, di cui l’89% sono familiari. Una popolazione formata per la maggior parte da donne, di cui il 60% ha abbandonato il lavoro per assistere chi ha bisogno. Uno sguardo al femminile su un’attività che grava prevalentemente sulle donne. Da qui è emersa l’importanza di un modello guida che ponga l’attenzione sulle differenze di genere e sociali che possono influenzare l’esperienza di cura e assistenza.
La relazione di cura in sanità digitale si conferma un aspetto cruciale
Laura Patrucco, Vicepresidente di ASSD e Coordinatrice della Commissione donne ASSD sottolinea: «La sede istituzionale dove ci troviamo [la Sala capitolare del convento di Santa Maria Sopra Minerva, sede del Senato della Repubblica, NdR], riveste un ruolo fondamentale nel trasmettere un messaggio di grande importanza, allineato alla missione di ASSD, che promuove il concetto di fragilità associato all’accesso equo verso i servizi sanitari. Riteniamo che sia essenziale promuovere percorsi collaborativi che coinvolgano tutti gli attori interessati. Fondamentale creare consapevolezza culturale per la partecipazione allargata, secondo piena advocacy digitale. Inoltre, è cruciale adottare una prospettiva di genere, in quanto la Commissione donne ASSD nasce con l’obiettivo di promuovere anche il contributo femminile come includente, in ambito di sanità digitale. Attraverso questa iniziativa, siamo determinati a valorizzare il ruolo delle donne e a integrare le loro prospettive nella nostra azione».
Con questo spirito la “Commissione donne ASSD” ha curato un testo dal titolo “Pazienti e Caregiver digitali: modello guida in sanità, differenze di genere e sociali”, che include i risultati di un’indagine condotta per investigare le conoscenze dei servizi della sanità digitale della popolazione, con particolare attenzione verso i “bisogni di salute della cittadinanza nell’alfabetizzazione digitale”.
Al sondaggio hanno risposto in maggioranza donne, prevalentemente nella fascia d’età 41 – 60 anni. Dall’analisi si evince che gli intervistati sono strutturalmente ben predisposti e preparati sul tema dell’alfabetizzazione digitale, come lo sono sui servizi di sanità digitale, che permettono di interagire con le aziende sanitarie e ospedaliere per servizi come prenotazioni, referti o il Fascicolo sanitario elettronico. In molti dichiarano di sapere cos’è la telemedicina, ma in pochi la utilizzano – solo il 35,5%, mentre il 2,6% degli intervistati sostiene di fare uso delle terapie digitali. Tuttavia, emerge in modo determinato la volontà degli intervistati nel migliorare e approfondire le proprie conoscenze in ambito sanità digitale, complice una fotografia che oggi vede una Italia sempre più anziana con un cittadino su quattro che ha più di 65 anni, un anziano su due – circa 7 milioni di persone – che nel 2019 dichiarava di avere una o più patologie croniche, e con una proiezione sugli over 65 che nel 2050 saranno il 34% della popolazione.
In molti dichiarano di sapere cos’è la telemedicina, ma in pochi la utilizzano
Nel contesto della sanità digitale, il ruolo del professionista sanitario si rivela fondamentale sia per gli assistiti che per i caregiver, fornendo consulenza, orientamento e competenza nel campo delle tecnologie digitali applicate alla cura e all’assistenza.
La loro presenza è fondamentale per facilitare la conoscenza delle tecnologie digitali e garantire un utilizzo sicuro ed efficace. Teresa Calandra, Presidente della FNO TSRM e PSTRP: «Con il libro abbiamo voluto indagare il ruolo delle 18 professioni sanitarie che insistono nella nostra FNO nella sanità digitale, un modo per mettere a disposizione della comunità le competenze che ognuna delle professioni possiede. Le soluzioni digitali, se ben conosciute ed utilizzate, possono fare la differenza, e sono fondamentali quali supporti per migliorare l’assistenza sanitaria e socio-sanitaria alle persone assistite, ai caregiver, alle famiglie, alle loro comunità e alla società in generale».
Per l’utilizzo equo e giusto dei servizi digitali la disparità economica, sociale e di genere rappresentano ostacoli da superare
Per l’utilizzo equo e giusto dei servizi digitali, oltre a limiti strutturali – gli indicatori sulle prestazioni digitali dell’Europa, l’Italia è al 18esimo posto – la disparità economica, sociale e di genere possono rappresentare ostacoli.
Una analisi del 2022 dell’Organizzazione mondiale della sanità ha evidenziato che sono le persone che potrebbero maggiormente trarre vantaggio dalla sanità digitale quelle che hanno maggiore difficoltà ad accedervi o fanno un uso limitato degli strumenti esistenti: è più utilizzata nella aree urbane che in quelle rurali, viene adoperata maggiormente da persone con istruzione superiore e con condizione economica più elevata rispetto a quelli in situazione di disagio socio-economico. Inoltre, minore è l’accesso per il genere femminile rispetto a quello maschile. Tuttavia, nella popolazione con tasso di istruzione più elevato è la donna a gestire per sè e per la famiglia l’accesso alla sanità digitale.
Dal punto di vista delle professioni sanitarie – in maggioranza donne, che si trovano spesso a ricoprire sia il ruolo di sanitario che di caregiver familiare – la sanità digitale rappresenta un’opportunità per personalizzare maggiormente la cura, e permettere una continuità delle informazioni, vicinanza all’assistito, alimentando la relazione di cura tra i diversi attori, dove la persona assistita è parte del sistema, in quanto protagonista della sua salute.
Il convegno è stato sostenuto da Sandra Zampa, Senatrice e Componente della X Commissione permanente Affari sociali al Senato della Repubblica, che ha ribadito l’importanza dell’alleanza tra i vari attori per l’accesso alle cure anche digitali: «La collaborazione tra pazienti, caregiver e professionisti sanitari, quindi, è fondamentale per creare un modello virtuoso di cura partecipata e informata. La salute digitale è uno strumento potente che ci aiuta a realizzare questa visione. È una strada che richiede un impegno continuo, ma i benefici sono immensi».
I professionisti sanitari devono essere in grado di stabilire una connessione empatica con i caregiver e gli assistiti, pur utilizzando le tecnologie digitali come strumenti di supporto
La relazione di cura in sanità digitale diventa quindi un aspetto cruciale. I professionisti sanitari devono essere in grado di stabilire una connessione empatica con i caregiver e gli assistiti, pur utilizzando le tecnologie digitali come strumenti di supporto. La fiducia, la comunicazione efficace e l’empatia rimangono elementi fondamentali per promuovere una relazione di cura solida e di qualità.
Il modello guida proposto si basa anche sull’analisi delle differenze di genere e sociali che possono influenzare l’esperienza di cura e assistenza. Questo approccio mira a garantire l’equità nell’accesso alle risorse sanitarie digitali e a promuovere una maggiore consapevolezza delle sfide che caregiver e persone assistite possono affrontare.
Monica Calamai, Direttrice generale AUSL/AOU di Ferrara e Fondatrice Community Donne Protagoniste in sanità, che ha partecipato come moderatore all’evento, ha affermato: «È di fondamentale importanza ridefinire i modelli organizzativi nel settore sanitario al fine di fornire un solido sostegno agli operatori che lavorano sul territorio, di cui le donne sono in netta prevalenza. È imperativo integrare in modo efficace l’utilizzo delle tecnologie digitali all’interno dei percorsi di cura, garantendo un accesso equo e sostenibile per tutti gli assistiti. Il digitale dovrebbe essere il nostro alleato principale in questo processo di trasformazione, e pertanto è indispensabile fornire una formazione adeguata a tutti gli attori coinvolti per sfruttarne appieno le potenzialità. Questo impegno va al di là del semplice settore sanitario, coinvolgendo tutti i soggetti che partecipano attivamente all’assistenza delle persone».
La giornata è stata intervallata da interventi strutturati e confronti mirati che hanno visto la partecipazione di molti professionisti sanitari, dirigenti ospedalieri, rappresentanti provenienti dalle Istituzioni e dalla società civile. Tra questi è intervenuto anche Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE, che ha dichiarato: «Come Fondazione GIMBE, siamo particolarmente soddisfatti dell’iniziativa promossa da ASSD che è in linea con uno dei 14 punti del piano di rilancio del SSN, che abbiamo elaborato come Fondazione, rispetto alla promozione della cultura e delle competenze digitali nella popolazione e tra professionisti della sanità e caregiver, oltre che rimuovere gli ostacoli infrastrutturali, tecnologici e organizzativi, al fine di minimizzare le diseguaglianze e migliorare l’accessibilità ai servizi e l’efficienza in sanità».