Disinformazione e dibattito pubblico: dalla Brexit ai vaccini, un’analisi in quattro Paesi europei

Sulla prestigiosa rivista Plos One lo studio dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Gli autori a TrendSanità: «Indicazioni fondamentali per adattare le strategie di contrasto alla disinformazione»

Negli ultimi anni, è cresciuta la preoccupazione per la diffusione su larga scala di notizie false e inaccurate e il loro possibile impatto sulla società. Il Global Risk Report 2024 del World Economic Forum ribadisce come la disinformazione rappresenti uno dei maggiori rischi geopolitici della nostra epoca. Grazie alla capacità di connettere milioni di utenti, le piattaforme digitali rappresentano l’ambiente ideale per la diffusione di informazioni, le quali possono però essere sia veritiere che infondate.

Molti studi condotti finora si concentrano su un singolo Paese o argomento specifico, spesso trascurando l’influenza che diversi contesti socioculturali

Nonostante gli sforzi di molti ricercatori, diversi aspetti dei processi di diffusione delle informazioni online restano ancora da chiarire, impedendo una comprensione completa e approfondita dei fattori chiave che ne influenzano le dinamiche. Uno degli elementi che può influenzare la diffusione delle informazioni e il modo in cui gli utenti vi interagiscono è l’ambiente socioculturale in cui esse circolano. Tuttavia, molti studi condotti finora si concentrano su un singolo Paese o argomento specifico, spesso trascurando l’influenza che diversi contesti socioculturali possono avere sul dibattito pubblico e sulle dinamiche di diffusione e fruizione delle informazioni.

Raccolti tre anni di dati da Twitter/X e analizzati con AI e con le analisi qualitative di NewsGuard

Per far luce su questi aspetti, un nostro recente studio ha analizzato il dibattito pubblico su una varietà di argomenti in diversi Paesi europei, concentrandosi sull’attenzione generata da fonti di informazione di diversa affidabilità. Raccogliendo tre anni di dati da Twitter (ora X) provenienti da fonti di informazione di quattro Paesi diversi (Italia, Germania, Francia, Regno Unito), è stato possibile ricostruire il dibattito pubblico attorno ad argomenti di interesse comune. Le fonti sono state classificate utilizzando i dati di NewsGuard, un’agenzia di rating che impiega giornalisti ed editori per valutare l’affidabilità delle fonti di informazione basandosi su nove criteri apolitici. Questi criteri sono progettati per valutare le pratiche fondamentali di credibilità e trasparenza, considerando aspetti come la veridicità e l’accuratezza delle informazioni pubblicate, la responsabilità nella raccolta e presentazione delle notizie, la trasparenza nella correzione degli errori, la distinzione tra notizie e opinioni, l’assenza di titoli ingannevoli, la chiarezza sui finanziamenti, la dichiarazione di eventuali conflitti di interesse e l’identificazione dei creatori di contenuti. Il punteggio finale, espresso su una scala da 0 a 100, indica il grado di aderenza della fonte a questi criteri.

Analizzati argomenti quali la Brexit, il Coronavirus e i vaccini anti-Covid e come si sono diffusi e sono stati trattati in diversi contesti nazionali nel corso dei mesi

In questo modo, è stato possibile analizzare e confrontare come argomenti quali la Brexit, il Coronavirus e i vaccini anti-Covid si siano diffusi e siano stati trattati in diversi contesti nazionali. La scelta di questi argomenti è il risultato di un’analisi comparativa basata sullo studio del dibattito in ciascun Paese. Utilizzando metodi di analisi testuale come BERTopic, uno strumento basato sull’intelligenza artificiale che permette di identificare gli argomenti trattati in un testo, è stato possibile verificare come questi temi siano stati oggetto di interesse in tutti i Paesi presi in considerazione, sia da fonti affidabili che inaffidabili.

Questi temi risultano quindi ideali per confrontare come le fonti dei diversi Paesi abbiano reagito allo stesso evento e come eventi diversi siano stati discussi all’interno dello stesso Paese. Inoltre, tramite l’analisi degli indici di attenzione ricavati da Google Trends, è stato possibile verificare come il livello dell’attenzione su X (Twitter) sia correlato con quello delle ricerche su Google, suggerendo quindi una corrispondenza tra l’analisi sui social media e l’attenzione dell’opinione pubblica. Infine, adottando un approccio basato su reti costruite tramite la similarità del pubblico che condivide i contenuti prodotti dalle fonti di ogni Paese, è stato possibile valutare il livello di interazione degli utenti con i diversi tipi di fonte, e l’importanza ricoperta dalle fonti inaffidabili in ciascun dibattito.

I risultati mostrano che la presenza e l’attenzione ricevuta dalle fonti inaffidabili variano significativamente in base al Paese e all’argomento considerato. Ad esempio, in Germania la presenza e il consumo di fonti inaffidabili sono, in proporzione, molto più elevati, con un’attenzione doppia rispetto all’Italia. Prendendo sempre l’Italia come esempio, le fonti inaffidabili sono state condivise maggiormente nella discussione riguardo alla Brexit rispetto al Coronavirus, ma hanno generato ancora più attenzione durante il dibattito sui vaccini anti-Covid.

Emerge come diversi fattori, tra cui le caratteristiche socioculturali di ogni Paese e della popolazione presente sulla piattaforma, possano influenzare le dinamiche del dibattito online

Queste variazioni nell’importanza delle fonti inaffidabili nel dibattito, in relazione all’argomento e al Paese considerato, suggeriscono da una parte una diversa sensibilità all’interno dello stesso Paese rispetto a temi differenti e, dall’altra, una significativa differenza tra Paesi sullo stesso argomento. Ciò sottolinea come diversi fattori, tra cui le caratteristiche socioculturali di ogni Paese e della popolazione presente sulla piattaforma, possano influenzare le dinamiche del dibattito online. Tuttavia, i dati in nostro possesso non consentono di chiarire le precise cause di queste differenze, che devono essere indagate in maniera approfondita per comprendere appieno il fenomeno della disinformazione.

È necessario approfondire lo studio di questi fattori, dipendenti dal contesto considerato, per avere una visione completa del processo informativo e adottare contromisure efficaci per contenere la diffusione della disinformazione. L’efficacia delle strategie di mitigazione può dipendere fortemente dall’ambiente in cui sono implementate e ciò che funziona in un contesto può perdere efficacia in un altro.

I risultati di questo studio suggeriscono proprio questo: per massimizzare l’esito degli interventi, le politiche di mitigazione dovrebbero essere stabilite considerando le caratteristiche peculiari di ogni contesto, evitando di applicare regole generali a casi intrinsecamente diversi, ma adattando la strategia di comunicazione sulla base della suscettibilità e delle caratteristiche socioculturali dell’ambiente in cui verranno implementate.

Può interessarti

Fabiana Zollo
Professoressa Associata di Informatica, Università Ca’ Foscari di Venezia. Collabora con l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e ha supportato l’Unità di monitoraggio contro le fake news su COVID-19 del Dipartimento informazione ed editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri
Alessandro Galeazzi
Ricercatore in Informatica, Università degli Studi di Padova