Dl Bollette, Fimmg: ignorati i medici dell’Emergenza Territoriale

Non più tardi del 12 aprile scorso, il Dott. Silvestro Scotti, segretario nazionale della FIMMG, in audizione presso le Commissioni Finanze e Affari sociali della Camera, poneva l’attenzione sulla situazione dei medici “convenzionati” dell’Emergenza sanitaria territoriale, discriminati rispetto ai colleghi dell’emergenza intraospedaliera, esclusi, altresì, dagli stessi ultimi provvedimenti di legge “come se i servizi di emergenza/urgenza”, sosteneva Scotti, “fossero mantenuti soltanto dai pronto soccorso”.

Ci lascia perplessi che la possibilità di passaggio da “convenzionati” a “dipendenti” sia stata prevista esclusivamente “a favore” dell’Emergenza intraospedaliera, tralasciando e dimenticando il Territorio. Si tratta di scelte che comporteranno un irrimediabile aumento della fuga di medici dall’Emergenza territoriale, contribuendo alla scomparsa degli stessi dalle ambulanze ed andando a sfiancare, se non addirittura far soccombere definitivamente, un sistema già in crisi.

Anche rispetto ai ristori e alle indennità accessorie, come la possibilità di ricorrere presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri alle prestazioni aggiuntive previste dalla contrattazione collettiva nazionale, il personale convenzionato con il SSN è stato inspiegabilmente escluso.

Tali discriminazioni non faranno altro che determinare una ulteriore spaccatura tra professionisti che, pur facendo lo stesso lavoro, gomito a gomito, in una rete Emergenza/Urgenza basata sulla coordinazione e collaborazione tra territorio e ospedali, vengono trattati in modo nettamente diverso, determinando una disparità di trattamenti i cui effetti saranno l’inevitabile allontanamento dei medici che lavorano sul territorio, e di quelli  che, in molte realtà regionali, sono ormai diventati indispensabili per mantenere in vita le strutture dei Pronto Soccorsi Ospedalieri. Se il fine è quello di togliere definitivamente i medici dalle ambulanze, che la politica parli apertamente e si assuma le responsabilità delle proprie decisioni.

Da qui a 10/15 anni, le scuole di specializzazione in medicina d’Emergenza/Urgenza non saranno in grado di assicurare nemmeno la metà del ricambio generazionale per i Colleghi dei P.S. e, nonostante questa preoccupante prospettiva, l’unico rimedio proposto è quello che determinerà un costante, progressivo ed inesorabile allontanamento dei Medici del Territorio, perché, in questo modo, viene messa in atto una grave discriminazione di trattamento.

“Gli operatori sanitari”, sostiene la dottoressa Natasha Azzopardi-Muscat, direttore dei sistemi e delle politiche sanitarie nazionali dell’OMS/Europa, “sono la spina dorsale dei sistemi sanitari e la loro dedizione e il loro duro lavoro devono essere riconosciuti e sostenuti ora. Valorizzare, sostenere e incentivare la professione del medico del 118, oggi più che mai, sono azioni essenziali per il benessere della cittadinanza. Se i professionisti del 118 stanno bene, i cittadini stanno bene”.

Non disuguaglianze, quindi, tra professionisti chiamati ad operare in un sistema collaborativo di Emergenza/Urgenza, ma pari opportunità, pari trattamenti e pari dignità per professionisti che perseguono lo stesso obiettivo: il benessere della comunità. A fronte delle recenti decisioni assunte, gridiamo a gran voce che occorre evitare la desertificazione medica interrompendo la fuga dei medici dall’Emergenza Territoriale, se si vuole dare un servizio di qualità e di prossimità ai cittadini. Facciamo appello al Ministro della Salute, on. Schillaci, alla presidente del consiglio, on. Meloni, ed al sottosegretario alla salute, on. Gemmato, perché ognuno, per le proprie competenze, ponga rimedio a questa situazione che è vicinissima a un punto di non ritorno.

Il Segretario Nazionale settore emergenza sanitaria

Francesco Marino

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