Tossicità nelle acque e nei terreni, resistenza agli antibiotici e resistenza batterica. Sono gravi le conseguenze per la salute umana, animale e ambientale del non corretto smaltimento dei farmaci. È del 2023, ma prosegue anche nel 2024, la campagna lanciata da Assosalute, l’Associazione nazionale farmaci di automedicazione di Federchimica, per educare i cittadini su questo tema ancora poco chiaro per troppi.
Tra gli errori più comuni, l’abitudine di gettare l’intera confezione del farmaco o smaltire i contenitori dei medicinali liquidi nella plastica o nel vetro
Dal 2015 è stato lanciato il programma europeo Eco-Pharmaco Stewardship (EPS), che promuove una gestione sostenibile dell’impatto ambientale dei farmaci, quindi sull’uso, la conservazione e lo smaltimento appropriato dei medicinali. A testimoniare l’importanza di questo tema, nell’ultimo rapporto sull’uso dei farmaci in Italia (riferito al 2022), l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha dedicato, per la prima volta, un capitolo all’impatto ambientale dei medicinali. Nel report sono stati analizzati 90 principi attivi, scelti tra quelli a maggior consumo, quelli con la più elevata tossicità ambientale e quelli monitorati dal sistema europeo Watch list, appartenenti a 28 classi terapeutiche.
Dall’analisi è emerso che alcuni tra i farmaci più usati in Italia, come gli antinfiammatori non steroidei, sembrano essere i più nocivi per l’ecosistema. Ma anche la presenza di antibiotici nelle acque rappresenta un rischio non da poco, poiché contribuisce allo sviluppo e alla diffusione di resistenze batteriche a questi farmaci, che sono essenziali per sconfiggere le infezioni. I farmaci possono contaminare suolo, fiumi, laghi e mari, provocando danni a piante e animali, soprattutto quando sono smaltiti in modo improprio, attraverso i servizi igienici, il lavandino e la pattumiera anziché lasciarli correttamente negli appositi bidoni fuori dalle farmacie o nelle isole ecologiche.
Per approfondire l’argomento, hanno risposto ai microfoni di TrendSanità Luca Pasina, Responsabile di Laboratorio di Farmacologia clinica e appropriatezza prescrittiva dell’Istituto Mario Negri, e Roberto Tobia, Segretario nazionale di Federfarma.
Come funziona il ciclo dello smaltimento dei farmaci negli ospedali e nelle farmacie?
«Lo smaltimento dei farmaci è regolato da una serie di normative e disposizioni volte a garantire che i farmaci siano eliminati in modo sicuro ed ecologicamente sostenibile – risponde Tobia -. Nel 1980 Federfarma, prima in Europa, ha siglato un Accordo con le principali associazioni del settore farmaceutico per lo smaltimento dei resi medicinali delle farmacie, affidando la gestione operativa ad Assinde. Per i farmaci dei cittadini, invece, lo smaltimento è gestito dall’amministrazione comunale attraverso appositi contenitori, posizionati nei pressi delle farmacie, per la raccolta differenziata dei farmaci. Tuttavia, pochi cittadini sanno come utilizzare correttamente questi contenitori. Come emerge dalla ricerca IPSOS, presentata alla fine dello scorso anno da Assosalute a Roma, in occasione del lancio della campagna “Non mi scadere sui farmaci”, un italiano su due sa che esistono appositi contenitori per differenziare i farmaci, in genere posizionati in prossimità delle farmacie. Ma poi il 70% non sa come usare questi contenitori ed elimina i farmaci in modo pericoloso per la salute e l’ambiente. È anche bassa la percentuale di chi sa che i farmaci scaduti possono essere portati nelle isole ecologiche».
«I medicinali rientrano tra i rifiuti urbani pericolosi – aggiunge Pasina – e non devono essere gettati nella pattumiera. La scatola esterna di cartone e il foglietto illustrativo vanno smaltiti nella carta, mentre il farmaco stesso, all’interno della sua confezione o blister originale, deve essere portato presso le farmacie per essere correttamente smaltito nei cestini dedicati allo smaltimento dei rifiuti speciali. In questo modo, i medicinali seguono un percorso di trattamento specifico».
Chi se ne occupa concretamente?
Risponde Pasina: «Lo smaltimento dei farmaci è un processo che coinvolge i cittadini (che hanno il compito di conferire i farmaci scaduti o inutilizzati negli appositi contenitori presenti presso le farmacie o altri punti di raccolta autorizzati), le farmacie (che fungono da punto di raccolta per i medicinali scaduti o non utilizzati) e aziende specializzate nel trattamento dei rifiuti speciali. Queste aziende si occupano del trasporto e dello smaltimento, che avviene seguendo specifiche normative per evitare contaminazioni ambientali».
Qual è l’impatto sull’ambiente e sulla salute?
Gettare i farmaci nella spazzatura comune è un errore perché contribuisce ad aumentare l’antimicrobico resistenza, contaminando l’ecosistema in cui viviamo
«Il farmaco è un bene e un valore per la salute di tutti. Il suo uso non va banalizzato. Ad esempio, il corretto utilizzo e smaltimento degli antibiotici è fondamentale per la tutela della salute dell’uomo e dell’ambiente», afferma il Segretario di Federfarma. «Per questo, e nell’ottica dell’approccio One Health, che vede la salute dell’ambiente, dell’uomo e del mondo animale strettamente interconnesse, Federfarma è impegnata nel contrasto all’antimicrobico resistenza, un fenomeno che causa oltre 1 milione di decessi l’anno ed enormi costi sociali dovuti ai ricoveri prolungati e ai ritardi nell’effettuazione della terapia. Non si tratta di un fenomeno causato soltanto dal non appropriato uso degli antibiotici, ma anche dalla contaminazione ambientale conseguente allo smaltimento non corretto di questi farmaci. Le farmacie contribuiscono al contrasto dell’antimicrobico resistenza sia trasmettendo ai cittadini una corretta informazione sull’uso proprio e sul corretto smaltimento degli antibiotici, sia erogando servizi sanitari innovativi, come ad esempio il test Point of Care, un test rapido che rivela le infezioni per lo streptococco» spiega ancora Tobia.
Conferma Pasina: «Lo smaltimento scorretto degli antibiotici aumenta il rischio di contaminazione del suolo e delle falde acquifere, contribuendo alla selezione di ceppi batterici resistenti a questi farmaci. È importante evitare di gettare gli antibiotici negli scarichi domestici, poiché possono finire nei fiumi e nei mari attraverso le acque reflue, amplificando il rischio di sviluppare batteri resistenti».
Quali sono le modalità per un corretto smaltimento “casalingo” dei farmaci?
«Bisogna anzitutto separare i blister dalla scatola e dal foglietto illustrativo, che vanno smaltiti nei contenitori della carta – afferma Tobia. Per quanto riguarda i blister con le pillole scadute, vanno gettati nell’apposito contenitore in prossimità della farmacia. Stesso discorso per i flaconi di vetro con residuo di farmaco liquido. Per sensibilizzare sul corretto smaltimento dei farmaci, Federfarma ha partecipato al progetto pilota Recupera e Respira, la prima iniziativa a livello europeo dedicata a educare al recupero e al corretto smaltimento degli inalatori esauriti. La campagna è stata avviata nel 2023 in Friuli Venezia Giulia e ha previsto la consegna di un apposito contenitore e di un kit informativo ad ogni farmacia aderente. I farmacisti, al momento della dispensazione del primo inalatore, hanno ricordato alle persone di non gettare il device nella raccolta indifferenziata (cui era destinato fino ad ora in assenza di un diverso punto di raccolta), ma di riconsegnarlo in farmacia per uno smaltimento sostenibile. Raccolti dalla ditta appaltatrice Assinde, i device sono stati distrutti per combustione a 1100° in termovalorizzatori certificati, evitando la dispersione in atmosfera di residui dannosi per l’equilibrio dell’ecosistema e per la salute dell’uomo. Tale processo consentirà di poter riciclare le materie plastiche recuperate per la produzione di nuovi device o destinarle ad altro impiego».
Perché è importante rispettare la data di scadenza di un farmaco?
Se conservato correttamente, il farmaco non diventa automaticamente inefficace o dannoso il giorno dopo la scadenza
«Perché dopo questa data un farmaco potrebbe degradarsi, diventando inefficace o producendo sostanze dannose – risponde Pasina –. La data di scadenza di un farmaco è obbligatoriamente riportata su tutte le confezioni di medicinali e indica il periodo di validità, basato su studi forniti dal produttore. Tuttavia, questa data non deriva da uno studio che dimostri una perdita di efficacia o un rischio per la salute immediatamente dopo tale termine. L’indicazione della data di scadenza garantisce che, entro quel periodo, la sicurezza e l’efficacia del farmaco siano preservate, ovvero che la quantità di principio attivo e la potenza del farmaco rimangano stabili».
«Non esistono casi documentati in letteratura di tossicità da farmaco scaduto. Pertanto, non bisogna allarmarsi se si assume un farmaco scaduto da pochi giorni. Gli studi disponibili mostrano che, nel 90% dei casi, soprattutto per le formulazioni solide, non c’è una significativa perdita di efficacia del principio attivo, e il farmaco può mantenere stabilità e potenza anche per mesi o anni dopo la scadenza indicata» spiega ancora Pasina.
Da cosa dipende?
«La stabilità dipende anche dalla formulazione e dalle modalità di conservazione: i farmaci liquidi sono più suscettibili a degrado, mentre le compresse tendono a essere più durevoli. Dopo la data di scadenza, un farmaco in formulazione liquida potrebbe mostrare segni di deterioramento visibili, come sedimenti, alterazioni di consistenza o odore, ma non sempre queste modifiche sono visibili. Fiale e siringhe devono essere utilizzate immediatamente dopo l’apertura, poiché la loro validità dura solo pochi minuti. I granulati e le polveri da sciogliere hanno una validità di pochi giorni (generalmente entro 5 giorni), mentre i colliri multidose e gli spray devono essere usati entro 15-20 giorni dall’apertura, e gli sciroppi entro 1-2 mesi. Una volta aperti, i farmaci non dovrebbero essere utilizzati oltre i periodi indicati e bisogna seguire attentamente le istruzioni riportate nel foglietto illustrativo, specialmente per le formulazioni liquide, che contengono anche conservanti» conclude il farmacologo del Mario Negri.