È stato presentato ieri, 13 settembre, il documento conclusivo realizzato dall’intergruppo parlamentare sulla cronicità nato ad aprile del 2021. Il documento restituisce il lavoro svolto dall’intergruppo frutto delle audizioni e del confronto con le associazioni dei pazienti, dei clinici e delle istituzioni.
La cronicità in Italia
In Italia oltre 14 milioni di persone in Italia convivono con una patologia cronica e di questi 8,4 milioni sono ultrasessantacinquenni. Il dato diviene ancora più preoccupante alla luce delle più continue proiezioni epidemiologiche, secondo cui nei prossimi anni esse rappresenteranno l’80% di tutte le patologie nel mondo. La Pandemia da Covid 19 ha focalizzato ogni sforzo ed energia per i pazienti affetti dal virus e, purtroppo, ha posto in secondo piano una pronta presa in carico dei pazienti con malattie croniche e bisognosi di continuità nelle cure. Le liste d’attesa, già in sofferenza, si sono ulteriormente allungate, gli screening oncologici sono stati quasi del tutto azzerati, in particolare nella prima fase dell’epidemia, incidendo in maniera pesante sia sulla capacità di diagnosi precoci che sulla condizione già fragile e precaria di chi convive con una cronicità che non conosce tregua.
Il Piano nazionale della cronicità, recepito dall’Accordo sancito in sede di Conferenza Stato-Regioni (Rep. atti 160/CSR del 15 settembre 2016) nasce con l’obiettivo di contribuire al miglioramento della tutela per le persone affette da malattie croniche, riducendone il peso sull’individuo, la sua famiglia ed il contesto sociale, migliorando la qualità di vita e assicurando maggiore uniformità ed equità di accesso alle cure dei cittadini.
Alla luce di queste premesse, l’intergruppo, si legge nel documento, ha avviato un percorso di attività e di lavoro da fare insieme alle associazioni dei pazienti, ai clinici e alle istituzioni, partendo proprio dal Piano nazionale della cronicità, per capire qual è il suo stato di attuazione, quali le criticità e quali i livelli di miglioramento, in modo che ogni controparte avesse la possibilità di dire la sua e dare il proprio contributo.