Secondo il Child Crime Prevention & Safety Center sono circa 500mila i predatori sessuali attivi ogni giorno in rete. È l’impressionante dimensione dell’adescamento on-line, anche conosciuto come “grooming on-line”, dove oltre il 50% delle vittime ha un’età compresa tra i 12 e i 15 anni. Il grooming on-line è un lento processo interattivo attraverso il quale il cyber predatore, con l’obiettivo di realizzare attività di natura sessuale o di sfruttamento di vario tipo, sviluppa una relazione intima e duratura con una giovane vittima inconsapevole. Il processo spesso ha inizio con la simulazione strumentale del cyber predatore, o groomer, di un “prendersi cura” del mondo emotivo, affettivo e psicologico della vittima minorenne, che raggirata, finisce col fidarsi ed aprirsi abbattendo ogni difesa e capacità di controllo. Il groomer seleziona le sue vittime partendo da ambienti virtuali frequentati da minori come, ad esempio, chat, forum e social network. La vittima più ricercata è sicuramente il minore con scarso controllo da parte della famiglia.
Dal dossier “L’abuso sessuale online in danno dei minori”, a cura del Centro Nazionale per il contrasto alla pedopornografia online (C.N.C.P.O) del Servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma con la collaborazione di Save the Children, emerge che la fascia di età più colpita è quella con un’età compresa tra i 10 e i 13 anni, che nel 2021 ha fatto registrare 306 vittime di adescamento online, quasi il 60% di tutti i 531 minori approcciati sul web dai groomer, nonostante ai minori di 13 anni non sia consentito l’accesso ai social network. Il genere non incide sui livelli di rischio: maschi e femmine sono pressoché in egual misura al centro di casi di adescamento online intercettati dalla Polizia Postale. In generale i bambini e i ragazzi che usano la rete, sembrano essere più esposti al rischio di adescamento quando usano i social network e la messaggistica.
Preoccupanti i dati relativi alla fascia di età anche sotto i 9 anni che sempre di più risulta coinvolta.
Particolari pericoli emergono dai giochi di ruolo e videogiochi online: la crescente attrattiva esercitata da questi servizi sui più piccoli ha indotto i groomer (che nel report della polizia postale vengono comunque assimilati ai pedofili) a concentrare la loro attenzione anche sulle piattaforme di gaming (videogiochi online), sfruttandone i servizi di chat, di messaggistica e offrendo la possibilità di agganciare i minori più facilmente.
Le conseguenze psicologiche per le vittime possono essere estremamente gravi e rilevanti con o senza che l’approccio on-line si traduca in un incontro di persona.
Sono necessari studi e ricerche in ambito psicologico e sociale per comprendere il motivo per cui alcuni bambini e giovani siano più vulnerabili all’adescamento online. Questi dati aggiungeranno importanti indicazioni per le politiche e la prevenzione del fenomeno ma, da una lettura di alcuni primi studi disponibili, sembra essere importante e cruciale il ruolo giocato dalla famiglia nella prevenzione del grooming. In press book si dovrebbe anche aggiungere. Accanto a questo rimane importante, ovviamente, potenziare la rete di prevenzione ed i momenti di media education anche nelle scuole in collaborazione con la Polizia Postale e le istituzioni.
Un plauso a iniziative come La Bambola di Pezza, progetto vincitore del contest “La Realtà che ‘non’ esiste” ideato da Manuela Cacciamani, produttrice di One More Pictures e Presidente Unione e Creators digitali di Anica e realizzato con Rai Cinema.
Un progetto transmediale con lancio multipiattaforma, presentato come evento speciale alla 79 Mostra Internazionale d’arte Cinematografica di Venezia, altamente innovativo che sa usare arte e cultura nel modo in cui se ne sente la necessità: andare incontro e informare il pubblico giovane (e non solo!), sempre più connesso, attraverso una storia dalla forte valenza sociale la cui visione fa guadagnare salute fisica e mentale aumentando la consapevolezza di sé e del mondo (anche negli aspetti più inquieti).
Emanuele Caroppo
Psichiatra e Psicoanalista SPI, socio del Cultural Welfare Center (CCW)