Tra le varie forme di disuguaglianza, quella digitale è tra le più subdole, perché spesso è poco evidente. La mancanza di accesso, competenze e opportunità digitali può restare sullo sfondo rispetto a divari che sembrano dotati di un peso specifico diverso.
Tuttavia, in una società sempre più connessa, restare esclusi dal progresso digitale può comportare conseguenze significative e durature.
«Per questo è importante un lavoro di advocacy culturale: prima ancora di parlare di formazione bisogna lavorare sull’alfabetizzazione dell’utente», afferma Laura Patrucco, Presidente di ASSD, l’Associazione Scientifica per la Sanità Digitale, che nel mese di novembre ha presentato in Senato un volume dedicato proprio al gender gap digitale in sanità curato dalla Commissione Donna dell’associazione. «ASSD vuole essere un promotore della cultura del digitale e una costola di questa filiera non poteva non essere una Commissione Donna. Purtroppo il gender gap esiste in tutti gli ambiti: nella ricerca, nella medicina personalizzata poiché mancano real world data che arrivino dal mondo di genere… Abbiamo voluto creare una Commissione che potesse accendere i riflettori anche sulla questione del digitale di genere».
La triplice disuguaglianza del Sud Italia
Il Global Gender Gap Report del 2024 del World Economic Forum posiziona l’Italia al 87° posto in termini di parità di genere su 146 paesi analizzati, perdendo ben 8 posizioni rispetto al 2023.
Nel nostro paese solo il 16% delle donne sono impiegate nel settore ICT e solo l’1,7% sono laureate in quest’ambito (rispetto all’8,2% degli uomini). Il Digital Gender Gap rappresenta una delle principali disuguaglianze di genere, manifestandosi nella mancanza di accesso, competenze e opportunità digitali per le donne rispetto agli uomini.
Nonostante le donne siano più istruite degli uomini, la loro partecipazione nei settori STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) è significativamente inferiore. Nel settore sanitario, le donne costituiscono il 70% della forza lavoro globale, ma solo il 25% ricopre ruoli di leadership, mostrando un forte divario nelle opportunità di carriera. «Si stima che le donne che lavorano nel settore tecnologico guadagnino il 19% in meno degli uomini: è necessario rompere il cosiddetto “tetto di cristallo” per consentire alle donne di raggiungere posizioni apicali in organizzazioni innovative ad oggi dominate dagli uomini», ricorda Marisa De Rosa, coordinatrice del progetto “Il Digital Gender Gap nella cultura del digitale in sanità” e membro del Comitato Scientifico ASSD.
Il Digital Gender Gap è mancanza di accesso, competenze e opportunità digitali per le donne rispetto agli uomini
In generale nel nostro paese, sebbene le donne rappresentino una parte significativa del personale sanitario, sono gravemente sottorappresentate nei ruoli dirigenziali e nelle posizioni apicali, con un impatto negativo anche sulla medicina personalizzata e sui processi decisionali strategici.
«E non si tratta di problemi di capacità – riprende De Rosa -: secondo Forbes, le imprenditrici in aziende innovative sono in grado di generare il 20% in più di profitti rispetto a quelle gestite da uomini, nonostante abbiano avviato le loro aziende con il 50% di capitale in meno».
E se torniamo all’Italia, è al Sud che si consuma la cosiddetta triplice disuguaglianza per le donne: territoriale, economica e di genere. «Nelle regioni meridionali si registra il tasso più basso di occupazione femminile rispetto all’Europa: parliamo del 30% di donne che lavorano contro una media europea del 72,5%. È chiaro che è anche un problema di welfare».
Il ruolo del digitale nel superamento del divario di genere
Se è vero che il digitale può aumentare il gender gap, è anche uno strumento che, se usato correttamente, potrebbe contribuire a ridurlo. Le tecnologie digitali rappresentano infatti uno strumento chiave per affrontare le disuguaglianze di genere, ma richiedono una strategia che coinvolga uomini e donne.
«Durante la 67° sessione della Commissione sullo status delle donne che si è tenuta nel maggio del 2023, Sima Bahous, Executive Director di UN Women, ha affermato: “Digital rights are women’s rights”, sottintendendo che non possiamo raggiungere la parità di genere e avere una ripresa economica sostenibile a lungo termine senza prima colmare il divario digitale di genere che diventa sempre più un problema cruciale», ricorda De Rosa.
Ecco quindi che, oltre a continuare il monitoraggio del digitale all’interno del network ASSD, è importante muoversi in più direzioni:
- promuovere l’alfabetizzazione digitale e STEM tra le giovani donne attraverso programmi educativi e di mentorship;
- implementare politiche aziendali e di governo che incentivino la diversità di genere nei settori tecnologici e sanitari;
- investire in ricerca e sviluppo specifica per la salute delle donne e aumentare i finanziamenti per le tecnologie FemTech;
- riconoscere il ruolo delle donne nel disegno e nell’implementazione di soluzioni tecnologiche, con particolare attenzione alla rimozione di bias di genere.
“Digital rights are women’s rights”: per una ripresa economica sostenibile a lungo termine dobbiamo colmare il divario digitale di genere
«Il superamento del Digital Gender Gap richiede un approccio integrato che coinvolga tutti gli stakeholder – afferma Patrucco -. Ed è quello che da sempre ASSD cerca di fare: coinvolgere l’utilizzatore finale delle tecnologie digitali, che è il paziente, ma anche il professionista sanitario. Vogliamo fare rete e stimolare un dibattito “di piazza”, promuovendo una cultura dell’accoglienza digitale».