Prosegue con questo editoriale dedicato alla medicina narrativa la collaborazione con il Cultural Welfare Center (CCW) sulla base di un progetto comune di diffusione della conoscenza sul valore delle arti e della cultura per il benessere e la salute
“Con il termine di medicina narrativa (mutuato dall’inglese “narrative medicine”) si intende una metodologia d’intervento clinico-assistenziale basata su una specifica competenza comunicativa. La narrazione è lo strumento fondamentale per acquisire, comprendere e integrare i diversi punti di vista di quanti intervengono nella malattia e nel processo di cura. Il fine è la costruzione condivisa di un percorso di cura personalizzato (storia di cura)”. Queste le parole dell’Istituto Superiore di Sanità (Consensus Conference 2014) che indicano l’ambito di attività della Medicina Narrativa, precisando ancora che “la Medicina Narrativa (NBM) si integra con l’Evidence-Based Medicine (EBM) e, tenendo conto della pluralità delle prospettive, rende le decisioni clinico-assistenziali più complete, personalizzate, efficaci e appropriate”.
Proprio questi sono i presupposti alla base del progetto NAME, da Narrative Medicine, che la Società Italiana di Medicina Narrativa (SIMeN) ha avviato nella Regione Piemonte attraverso il Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione (DAIRI), finalizzato a validare l’efficacia degli interventi formativi della Medicina Narrativa, valutarne l’impatto nella pratica clinica nell’ottica della sempre maggiore attenzione alla relazione tra operatore di cura e persona assistita, come ha evidenziato Franco Ripa, Responsabile del Settore Programmazione dei servizi sanitari e sociosanitari della Regione Piemonte: “La progettualità è molto importante per individuare indicatori specifici, misurare l’efficacia degli interventi nonché definire elementi che consentano di standardizzare o avviare meccanismi di miglioramento. Ringraziamo la Società Italiana di Medicina Narrativa per il progetto pilota della Regione Piemonte e il Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione diretto da Antonio Maconi che coordina il percorso. Il ‘fattore umano’ è la leva del cambiamento a favore del paziente”.
Il percorso ha preso avvio con un focus group lo scorso 16 febbraio nella sede dell’Assessorato alla Sanità a Torino, permettendo di definire gli indicatori più adeguati e di mettere a punto una Cabina di regia composta dai referenti delle Aziende sanitarie ed è stato poi presentato a marzo. A maggio sono partite le attività di formazione, articolate in sei giornate, fino a marzo 2024, in quattro diverse città della Regione Piemonte: Torino, Alessandria, Cuneo e Novara. Alla formazione di 24 ore di didattica per ciascun operatore prendono parte professionalità diverse: medici specialisti (neurologi, ematologi, oncologi, chirurghi generali etc), infermieri, farmacisti ospedalieri, personale delle Direzioni generali e sanitarie. Complessivamente sono coinvolti oltre centocinquanta professioni di tutto il Piemonte. Parallelamente ai “laboratori narrativi”, sono individuati specifici indicatori, ad esempio la rivisitazione di un percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA), l’aderenza alle terapie da parte dei pazienti e la riduzione del conflitto tra sanitari e pazienti.
L’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa accompagna tutto il percorso con lo scopo di validare dal punto di vista scientifico i risultati intermedi e finali.
Curare la malattia e curare la persona che vive l’esperienza della malattia sono due cose ben diverse
“Siamo davvero grati alla Regione Piemonte – evidenziano la presidente nazionale SIMeN Stefania Polvani e il responsabile dei rapporti con le istituzioni SIMeN Giovanni Melani – per aver permesso, tramite il DAIRI, la realizzazione di questo progetto unico a livello nazionale. Grazie anche agli altri nostri partner: Scuola Sant’Anna di Pisa e Aperta-mente di Milano. Curare la malattia e curare la persona che vive l’esperienza della malattia sono due cose ben diverse. Il paradigma deve cambiare e la medicina narrativa nasce proprio dal riconoscimento di un’esigenza comune tra i professionisti della salute e le persone che si trovano ad affrontare un’esperienza di malattia.
Oggi è indispensabile conoscere e comprendere i caratteri essenziali di una pratica che concorre alla razionalizzazione delle risorse, anche economiche ma che, soprattutto, produce effetti importanti tra cui l’aumento della compliance delle terapie e la prevenzione e riduzione della conflittualità, che spesso in sanità è generata da problemi relazionali, comunicativi e di umanizzazione. Con l’empatia e con le abilità di comunicazione, che possono essere insegnate da esperti e quindi apprese da tutti i sanitari, è possibile migliorare entrambe le parti della relazione. Il progetto con Regione Piemonte permetterà, infatti, di agire in maniera positiva sia sul paziente (miglioramento degli esiti della relazione, gradimento dell’esperienza e dei servizi, minore conflittualità) che sull’operatore sanitario (gestione di situazioni di burnout, miglioramento della capacità di ascolto e di diagnosi, comunicazione e relazione)”.
L’auspicio è che il progetto NAME Piemonte diventi buona pratica di cura e di governance in sanità e che la metodologia narrativa possa essere a servizio di tutti i cittadini piemontesi.