«Siamo molto attenti agli eventi. Sia come Ordine che come organizzazione sindacale abbiamo chiesto un segnale e un finanziamento importante, soprattutto sul personale perché, come abbiamo detto altre volte, abbiamo tutti i finanziamenti necessari per quanto riguarda attrezzature, strutture, locali e tecnologia ma, purtroppo, nel PNRR manca il capitolo personale. Bisogna quindi trovare risorse da destinare al personale. Non abbiamo ancora avuto la possibilità di leggere il testo, la normativa vera e propria. Abbiamo dichiarazioni molto generiche anche da parte del governo per quanto riguarda i soldi che sono stati messi da parte, ma a prima vista non pensiamo ci sia un nuovo investimento di quell’importo che viene considerato, perché probabilmente in una parte di quell’importo c’è qualcosa che è stato già stanziato, anche per quanto riguarda l’abbattimento delle liste d’attesa. Ma quello che ci sta preoccupando molto è capire se tutte le categorie mediche e il personale sanitario siano stati inseriti all’interno della finanziaria». Lo spiega il presidente dell’Ordine dei medici-chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Roma, Antonio Magi, commentando gli interventi previsti dalla manovra nel settore della sanità.
«Abbiamo letto – prosegue- che ci sono sicuramente risorse economiche per i nuovi contratti ma si parla solamente di pubblico impiego, di dipendenti e non si parla di tutto il resto, non viene menzionato tutto il resto dell’altra metà della sanità convenzionale. Questo ci preoccupa, perché dobbiamo lavorare per potenziare il territorio e l’80% delle figure mediche che lavora sul territorio sono di tipo convenzionale. Su questo aspetto attendiamo di leggere il testo, nella speranza che queste risorse siano previste sia per il personale dipendente che per il convenzionale».
«Poi ovviamente – ha evidenziato il presidente dell’Omceo Roma- ci rendiamo conto che le risorse rimaste a disposizione sono quelle che sono, che non abbiamo una situazione economica favorevole e di questo dobbiamo prendere atto. Continuiamo però a suggerire di fare qualcosa per arginare la fuga all’estero dei nostri professionisti. In attesa che vengano stanziate le risorse disponibili, quelle necessarie per adeguarci ad altri Paesi europei, comincerei a togliere le incompatibilità, che oggi rappresentano un fatto anacronistico, visto e considerato che strutture pubbliche e private vengono considerate alla stessa stregua. Anche le prenotazioni per quanto riguarda gli accreditati vengono fatte direttamente ai Cup regionali: se siamo tutti i pubblici, perché poi c’è l’incompatibilità per gli operatori medici per lavorare da una parte o dall’altra in contemporanea? Se sono pubblici non ci dovrebbe essere incompatibilità che, lo ricordo, ha un costo zero per il Mef ma darebbe una capacità di trovare più persone disponibili a lavorare e che ci permetterebbe di andare incontro alle esigenze dei cittadini che chiedono più prestazioni, più attenzione, ovvero la presa in carico del territorio».
«Non dimentichiamo poi il tema della depenalizzazione- le parole di Antonio Magi- perché i medici non sono attratti da alcune branche specialistiche come chirurgia e medicina d’urgenza. È proprio lì che dobbiamo garantire loro serenità e tranquillità e dare loro la possibilità di svolgere il proprio lavoro senza lo sventolio delle toghe. Questo, tra l’altro, libererebbe ulteriori risorse pari a circa 13 miliardi di medicina difensiva. Per non parlare dei costi che oggi ha la giustizia penale, con 350mila cause penali esistenti nei vari tribunali, di cui il 97% finisce poi con l’assoluzione del medico. E invece di buttarle e creare rallentamento nella giustizia penale, queste risorse potrebbero essere utilizzate per finanziare il Servizio sanitario nazionale».
«Quando parlo di depenalizzazione- ha infine tenuto a chiarire Antonio Magi- non mi riferisco certamente ai casi di colpa grave, perché se si va a lavorare ubriachi o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti è chiaro che c’è una colpa grave. In questo caso il penale rimane e, come avviene in tutti gli altri Paesi europei tranne che nella Polonia, si garantiscono comunque e sempre risarcimenti veloci al cittadino che ha subito un danno».