“Nel 2023 è arrivato il momento di tirare una linea di rottura con la gestione passata e guardare con concretezza al futuro del Sistema Sanitario Nazionale. Quello che secondo le più autorevoli stime sarà un anno cruciale per l’assetto socio-economico e quindi il futuro del paese non può che vedere una profonda riforma del nostro welfare. È quanto mai urgente la necessità di rompere con i paradigmi del passato a fronte di situazioni carenti mai affrontate prima che richiedono analisi e lungimiranza. Dal nostro punto di vista questo non può che iniziare da una critica del sistema formativo”. Così Paolo A. D’Intinosante, Responsabile Nazionale Settore Formazione e Prospettive del Sindacato Medici Italiani.
“Se negli ultimi anni abbiamo visto finalmente l’inizio del passaggio della figura dello specializzando da studente glorificato a medico in formazione, veniamo accolti all’alba del nuovo anno da situazioni spiacevoli che denotano come gli sforzi non siano sufficienti. Ci pare assolutamente inutile investire fondi del Next Generation EU per incrementare il numero di medici in formazione specifica di medicina generale quando questi vengono privati della possibilità di esercitare la propria professione. È giusto, infatti, assegnare al medico, non più studente, responsabilità incrementali (anche sotto forma di incarichi convenzionali temporanei o provvisori o contratti di collaborazione) tuttavia a ciò devono corrispondere nuove strategie di formazione e lavoro”.
“La legge, effettivamente, prevede l’affiancamento di tutor all’attività dei medici in formazione che assumono incarichi di convenzione, tuttavia questo sistema rimane ancora oggi con nostro dispiacere nel cumulo delle incertezze. Questo dualismo irrisolto del medico specializzando che è allo stesso tempo lavoratore ma anche studente senza un corretto bilanciamento delle due condizioni offre facilmente il fianco a situazioni che possiamo solo definire di miserabile sfruttamento, che coraggiosamente vengono ogni giorno denunciate e che leggiamo nelle pagine dei giornali. A nostro avviso l’Amministrazione Pubblica dovrebbe porsi chiaramente in contrasto con questi sistemi non solo con dichiarazioni di sostegno ai colleghi caduti vittime ma con atti concreti. Proponiamo, infatti, che vengano potenziate le attività dell’Osservatorio permanente sulla condizione dei Medici Specializzandi in seno ai Ministeri della Salute e dell’Università a cui far pervenire direttamente le segnalazioni”.
“Nonostante queste difficoltà, i medici specializzandi non si tirano indietro di fronte alle palesi incongruenze di un sistema che subisce gli effetti non solo di calamità naturali, quali la pandemia, ma anche di un progressivo definanziamento, ed anzi si assumono le proprie responsabilità. I medici specializzandi subiscono, soprattutto, gli effetti di una carenza di servizi che porta ad un incremento di attrito con i cittadini che sempre più spesso sfocia in spregevoli episodi di violenza come avvenuto nei confronti di colleghe specializzande di Udine proprio qualche giorno fa mentre svolgevano servizio presso una sede di continuità assistenziale. A queste colleghe va la nostra solidarietà e l’augurio di vedere presto fatta giustizia e soprattutto l’elogio per aver affrontato con coraggio una situazione del genere”.
“In ultima analisi è appena il caso di ricordare che i medici iscritti al corso di formazione specifica, grazie a leggi in vigore dal 1999 e solo parzialmente modificate ormai circa vent’anni fa, percepiscono un trattamento economico sotto forma di borsa di studio che non è nemmeno comparabile a quello dei colleghi specializzandi “ospedalieri” senza contare gli oneri assicurativi e previdenziali sempre a loro carico. Tutto ciò rende la disciplina meno appetibile per una evidente posizione di svantaggio che nasce non solo dal discorso economico ma è aggravata dall’interpretazione screziata delle leggi da parte delle varie Regioni responsabili dell’organizzazione dei corsi di formazione. Riconoscendo che questo non sia il singolo fattore, ma sicuramente uno dei fattori contribuenti all’attuale carenza di medici di medicina generale, non ci resta che ribadire come sia sicuramente necessario un incremento dello stipendio dei corsisti da comparare a quello delle specializzazioni ospedaliere ed una maggiore concertazione e chiarezza in materia di ridefinizione dei percorsi formativi”.