Se i medici non sono soddisfatti dei software che usano nella pratica clinica. Anaao: “Servono formazione e supporto amministrativo”

Da un'indagine di Anaao Assomed Piemonte emerge che oltre il 60% dei medici è insoddisfatto dei programmi che utilizza ogni giorno al lavoro. Secondo il segretario nazionale del sindacato Carlo Palermo il problema non è solo piemontese. Per intervenire si potrebbero usare i fondi del PNRR: "Bisogna garantire ai medici percorsi di formazione e supporto amministrativo, necessario per l'attivazione e l'uso dei software"

I software informatici usati quotidianamente nei reparti degli ospedali funzionano? Sono programmi pensati per i medici e con i medici, oppure sono progettati senza il coinvolgimento di chi dovrà farne uso nella pratica clinica e quindi non agevolano a sufficienza il lavoro? Per scoprirlo, il sindacato dei Medici e dei Dirigenti Sanitari piemontesi Anaao Assomed Piemonte ha condotto nelle scorse settimane un’indagine sull’argomento tramite il proprio sito web. Ne emerge una sostanziale insoddisfazione e, sottolinea il Segretario Nazionale del sindacato, il problema non è solo piemontese.

L’indagine in Piemonte: è scontento oltre il 60%

Quello che emerge è che oltre il 60% dei medici che hanno risposto alle domande poste dal sindacato si dichiara insoddisfatto dei programmi che usa.

Chiara Rivetti“Alla luce dei risultati del sondaggio, viene da chiedersi se i software informatici degli ospedali sono al servizio del medico, o è il medico al loro servizio – commenta la Segretaria Regionale Anaao del Piemonte Chiara Rivetti -. I sanitari vorrebbero fare i clinici e tutto ciò che non è clinica viene percepito come frustrante burocrazia. Soprattutto se funziona male, fa perdere tempo ed è molto costoso. Ricordiamo che il carico di lavoro burocratico è dimostrato essere tra le cause del burnout dei sanitari. Il sondaggio dimostra anche che quando i medici sono coinvolti nella programmazione o nell’ottimizzazione dei sistemi informatici, cosa che avviene di rado, la loro soddisfazione è nettamente più alta”.

Il 63,2% si sente del tutto o per molti aspetti insoddisfatto del software di gestione dei pazienti e il 66,3% non ritiene lo strumento adeguato alle necessità del lavoro

Com’è andata nel dettaglio? “I risultati del sondaggio, al quale hanno risposto 227 dirigenti piemontesi, confermano un giudizio molto negativo. In particolare, il 63,2% si sente totalmente o per molti aspetti scontento del software di gestione dei pazienti e il 66,3% non ritiene lo strumento adeguato alle necessità del lavoro”.

L’83% riferisce che il malfunzionamento del software rallenta l’attività clinica e per il 42% del totale questo avviene quotidianamente.

L’unico campo che tende alla sufficienza, senza tuttavia raggiungerla, è quella del supporto tecnico (punteggio medio 2.6 su 5, sufficiente per il 45% dei partecipanti). Molto negativi invece i giudizi riguardanti la soddisfazione globale (sufficiente solo per il 20%) ma soprattutto per l’ottimizzazione in base alle esigenze del singolo reparto (sufficiente solo per il 15%) e per i miglioramenti (sufficiente per il 15.8%)”.

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“Purtroppo per l’83,6% dei medici i software in ospedale sono molti: uno per gli esami di laboratorio, uno per quelli radiologici, uno per i pazienti ricoverati, ancora un altro per i pazienti ambulatoriali e di pronto soccorso, poi per la richiesta di farmaci, per le esenzione, per i certificati vari – dichiara Rivetti -. Insomma, un dedalo di password, piattaforme differenti, logiche di sistema una diversa dall’altra. Perché per il 72% di chi ha più software questi sistemi sono diversi e non si parlano tra loro. Quindi, per visionare gli esami di un paziente, è necessario uscire da un sistema ed entrare in un altro”.

Il 73% dei medici che hanno risposto alle domande di Anaao ritiene che il malfunzionamento dei software causi un rallentamento del lavoro del medico e di maggiore permanenza in ospedale: “È inutile sottolineare come, in periodi di carenza di personale e liste d’attesa da recuperare, il tempo dei medici sia prezioso e dovrebbe essere utilizzato meglio – dice la dottoressa -. Non a caso il 96% ritiene che la scarsa funzionalità dei sistemi informatici contribuisca allo stress lavoro correlato. Questi risultati impongono una revisione dell’efficienza della rete informatica”.

Il punto è la partecipazione alla progettazione: tra i medici coinvolti nell’implementazione dei sistemi informatici, il grado di soddisfazione passa dal 13,6% al 44%

Ma perché i sistemi non sono adeguati alle necessità dei clinici? “Sicuramente perché i medici non sono stati coinvolti ed ascoltati in fase di progettazione. Infatti, tra i medici coinvolti nell’implementazione dei sistemi informatici, il grado di soddisfazione aumenta dal 13,6%  al 44% e chi dà un giudizio nettamente negativo scende dal 63,2% al 22%. Per questo Anaao Piemonte sollecita un maggiore confronto tra direzioni, servizi di ingegneria clinica e medici per lo sviluppo e il miglioramento costante dei programmi”.

Un problema diffuso. Palermo: “Usare i fondi del PNRR”

“Il dato piemontese è interessante perché può essere assunto come indicativo a un livello Carlo Palermopiù ampio – osserva Carlo Palermo, segretario nazionale di Anaao Assomed -. In particolare, dall’indagine condotta merge la scarsa partecipazione dei medici allo sviluppo dei programmi, che sembrano qualcosa di estraneo alla vita quotidiana del reparto e la sensazione che in qualche modo si punti al controllo dei costi e alla standardizzazione dei piano diagnostico terapeutici più che alla semplificazione e alla “sburocratizzazione” del lavoro e, in ultima analisi, al rapporto con i pazienti”.

Le conseguenze, sottolinea Palermo, non riguardano infatti solo una maggiore farraginosità nell’operato del medico, ma si ripercuotono direttamente sul malato. “Inoltre il fatto che il rapporto con il paziente passi in seconda linea può essere uno dei fattori che contribuiscono a quel disagio del medico che già ha poco tempo per le visite di per sé a causa degli organici cronicamente carenti, a cui si aggiunge l’ulteriore carico di gestire i software e i malfunzionamenti della rete, del programma stesso o la mancanza di interoperabilità con altri sistemi, ad esempio con il database radiologico o dei laboratori”.

Serve far partecipare i medici e gli operatori sanitari allo sviluppo dei software, che dovrebbero essere molto friendly e invece spesso appaiono come un ulteriore step burocratico

Cosa fare? “Innanzitutto far partecipare i medici e gli operatori sanitari, come infermieri e tecnici, allo sviluppo dei software, che dovrebbero essere molto friendly e invece spesso appaiono come un ulteriore step burocratico e causa di lungaggini”.

I fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (che stanzia ben 8 miliardi e 63 milioni di euro per innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale) potranno essere usati per migliorare la situazione? “Penso e spero proprio di sì, soprattutto per garantire ai medici percorsi di formazione e per un supporto amministrativo che è necessario per l’attivazione e l’uso dei software”.

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Adriana Riccomagno
Giornalista professionista in ambito sanitario