NAME Piemonte: i risultati di un anno in medicina narrativa

NAME Piemonte è un progetto di formazione e ricerca. Sviluppato dal DAIRI R (diretto da Antonio Maconi), dal Centro Studi per le Medical Humanities (Mariateresa Dacquino) e dalla Società Italiana di Medicina Narrativa – Simen (Stefania Polvani e Giovanni Melani), in collaborazione con l’Istituto di Management, Scuola Superiore Sant’Anna ( Giuseppe Turchetti e Ilaria Palla) e il coordinamento operativo di Apertamente (Giulio Bigagli).

NAME è un progetto regionale pilota – uno dei primi progetti italiani che misura specifici indicatori di medicina narrativa – calato in realtà aziendali con specificità diverse e in aule in cui i professionisti avevano background e profili professionali differenti; articolato su 6 laboratori in 4 città, per un totale di 96 ore di formazione che hanno coinvolto 119 professionisti, 12 docenti e facilitatori. La progettualità, avviata a febbraio 2023 con focus group e la costituzione di una cabina di regia composta da professionisti del sistema sanitario regionale con l’obiettivo di supervisionare e migliorare il percorso, è terminata lo scorso mese di maggio. 

Le aree oggetto di analisi sono state tre: come la Medicina Narrativa può diminuire il conflitto (sia tra operatori, sia con i pazienti), migliorare l’aderenza alla terapia e migliorare la pratica clinica. 

I risultati

L’analisi degli indicatori del progetto consente di evidenziare che la Medicina Narrativa contribuisce positivamente nella comunicazione medico-paziente, nella presa in carico del paziente, nel coinvolgimento del familiare e nell’utilizzo tempo dedicato dal medico per la spiegazione della terapia come tempo di cura.

L’analisi dei dati (elaborati in modo quantitativo con questionari e qualitativo con analisi semantiche) ha riscontrato una maggiore percentuale di conflitti risolti (+8.5%) e una maggiore aderenza alle prescrizioni attraverso la relazione con personale dedicato (+6.04%).

Questo ultimo dato indica proprio che sono i professionisti stessi a riconoscere che la comunicazione tra operatore e paziente migliora l’aderenza. Per quanto concerne l’applicazione della MN nella pratica clinica, i progetti di lavoro emersi (48) – in particolare diari narrativi e PDTA – sono un’ottima base per la pratica di cura, costituendo la prima applicazione, a livello nazionale, di percorsi integrati con la Medicina Narrativa, che devono però vedere il coinvolgimento di attori fondamentali come i pazienti e le Associazioni dei pazienti.

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