Quando un bimbo arriva in Pronto Soccorso e necessita di essere trattenuto nella struttura ospedaliera per approfondimenti relativi al suo caso, non sempre è necessario un ricovero. Esiste infatti la possibilità di un percorso alternativo, rappresentato dall’Osservazione Breve Intensiva (Obi che nel caso della pediatria assume la denominazione di Obip), un’area specifica degli ospedali utilizzata per diagnosticare o curare una situazione medica, in un periodo di tempo ben definito, generalmente inferiore a 24 /48 ore.
Rendere concreta questa possibilità significa rispettare le esigenze del bambino e della sua famiglia, ma anche al contempo ridurre i costi per il Servizio Sanitario Nazionale. Eppure, a nove anni da una Consensus Meeting della Simeup, Società Italiana di Medicina di Emergenza Urgenza Pediatrica, che ha definito gli standard strutturali e organizzativi della Obip, e soprattutto a quasi quattro anni dall’Accordo Stato-Regioni, (numero 143 del 1° agosto 2019) che ha approvato le Linee di Indirizzo Nazionali sul Triage Intraospedaliero, sul Sovraffollamento dei Pronto Soccorso, ed, in particolare, sulla Osservazione Breve Intensiva, la situazione è in stallo soprattutto al Sud.
“Le Regioni avrebbero dovuto promuovere entro 6 mesi i contenuti dell’accordo e il Ministero della Salute avrebbe dovuto creare entro tre mesi un tavolo di lavoro per determinare i costi assistenziali standard delle Obip e le modalità di retribuzione: sono trascorsi più di 3 anni ma non abbiamo notizie di queste attività mentre dalle informazioni raccolte dalla Pediatria italiana non poche Regioni sono in ritardo”, afferma Luciano Pinto, responsabile della Commissione Nazionale Pronto Soccorso e Obi della Simeup.
I risultati dell’indagine
Secondo un’analisi condotta da Simeup, Sip (Società Italiana di Pediatria) e Sipo (Società Italiana di pediatria Ospedaliera) che presenta alcuni dati preliminari su 16 Regioni, raccolti da gennaio 2022 a gennaio 2023, e pubblicata su Italian Journal of Pediatrics il 21 marzo sono 180 le Obip attivate su 252 ospedali complessivamente censiti, con differenze significative tra le varie arie geografiche dell’Italia. In particolare, nelle Regioni del Nord le Obip sono attive nel 95,5% degli ospedali censiti; nel Centro nell’88%, mentre nel Sud e isole appena il 35% degli ospedali riesce a offrire questa possibilità ai bambini e alle loro famiglie.
“Il ritardo nell’attivazione delle Obip – sottolinea Stefania Zampogna, Presidente Simeup – costringe i bambini e ragazzi e le loro famiglie ad affrontare un ricovero inutilmente prolungato, e riduce la disponibilità di posti letto nei periodi critici, come la stagione invernale. È essenziale che si corregga rapidamente il divario tra le Regioni”.
“Dopo un ritardo su cui ha giocato un ruolo certamente anche l’emergenza Covid – conclude la professoressa Annamaria Staiano, Presidente della Sip – è ora di riprendere a lavorare su questo tema, perché l’assistenza fornita a bambini e ragazzi nel nostro Paese sia omogenea su tutto il territorio nazionale e rispettosa di tutto quanto è possibile fare per non trattenerli in ospedale più del dovuto, se il loro caso lo consente”.