Payback DM, l’Emilia Romagna prima Regione a chiedere pagamenti alle imprese per scongiurare danno erariale

Nonostante l'Emilia Romagna abbia ripetutamente chiesto l'abrogazione del payback per i dispositivi medici, in questi giorni sta chiedendo alle aziende del biomedicale di pagare quanto stabilito per evitare il danno erariale. Gli appelli di Conflavoro PMI Sanità e Confindustria DM

«Prosegue l’azione comune nei confronti del Governo per una soluzione condivisa che attenui l’impatto sulle imprese. Ma non essendo arrivata la soluzione richiesta dall’Esecutivo nazionale, e per non infrangere i termini di legge, la Regione deve intanto inviare alle imprese la richiesta di pagamento del payback sui dispositivi medici, atto a questo punto dovuto». Così si legge in un comunicato della Regione Emilia Romagna, che in questi giorni sta inviando decine di pec con richieste di pagamento e preavviso di compensazione alle aziende medtech da corrispondere entro 30 giorni. Sebbene ci sia una sospensiva da parte del TAR (le prime sentente sono attese tra un mese), infatti, dalla Regione fanno sapere che «di fronte a un quadro normativo che non è cambiato e al fatto che nella nuova Legge di Stabilità non c’è nulla, se non venisse fatto sarebbe inevitabile la contestazione di danno erariale a nostro carico», come spiegano Massimo Fabi e Vicenzo Colla, rispettivamente assessore alle Politiche per la salute e vicepresidente della Regione con delega alle Attività produttive. I due ricordano tuttavia come l’Emilia Romagna abbia ripetutamente chiesto l’abrogazione del payback per i dispositivi medici.

Gennaro Broya de Lucia, presidente di Conflavoro PMI Sanità, in una nota parla di «una scelta quantomeno azzardata», mentre l’avvocato Giampaolo Austa, legal team di Conflavoro PMI Sanità, aggiunche che se «la Regione Emilia Romagna dovesse dare seguito a tali compensazioni, sarà la magistratura penale a dover valutare le rispettive responsabilità per la violazione delle ordinanze esplicite del Tribunale amministrativo. Non vogliamo credere che la Regione voglia arrivare a tanto vista anche l’imminenza delle prime udienze pubbliche. In ogni caso, abbiamo già predisposto una diffida a nome delle aziende da noi rappresentate e siamo pronti a difendere le società ad oltranza».

Confindustria DM si appella al Governo e alle Regioni affinché si esca dall’impasse: «La richiesta di pagamento immediato del payback da parte dell’Emilia-Romagna mette in grave difficoltà le imprese dei dispositivi medici, molte delle quali a rischio chiusura. Facciamo appello a Governo e Regioni affinché non seguano l’esempio con altri provvedimenti regionali simili sul payback: sarebbero migliaia i ricorsi al TAR, col rischio di provocare conseguenze devastanti per l’intero settore, ma anche per i bilanci regionali e per il tribunale amministrativo, generando un caos senza precedenti. Per questo, abbiamo inviato oggi una lettera alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, ai ministeri competenti, alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome e alla Presidenza del Consiglio per scongiurare che altre regioni replichino la richiesta dell’Emilia-Romagna e si attenda la prima udienza di merito del Tar del Lazio prevista per il prossimo 25 febbraio».

«Le imprese del settore – ha dichiarato il Presidente di Confindustria dispositivi medici, Nicola Barni – si trovano a fronteggiare non solo un ulteriore aggravio di costi legati a nuovi ricorsi amministrativi, ma soprattutto il rischio concreto di chiusura per molte piccole e medie realtà. Apprendiamo con favore l’appello della Regione Emilia-Romagna alla cancellazione immediata di questa assurda legge e proprio per questo motivo fatichiamo a comprendere come questa Regione abbia potuto attuare tale provvedimento senza attendere il Tar del Lazio, quando sul suo territorio vivono centinaia di imprese dei dispositivi medici che rappresentano un indotto fondamentale che genera benessere economico per il territorio. Siamo di fronte a un tessuto produttivo variegato e altamente specializzato, che rischia di scomparire con la permanenza strutturale del payback. Continueremo – ha concluso Barni – a batterci in tutte le sedi opportune per tutelare il settore e garantire cure di qualità ai cittadini. È in gioco il futuro di centinaia di aziende, il lavoro di migliaia di persone e, soprattutto, la salute di tutti».

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Michela Perrone
Giornalista pubblicista