Rompersi il femore è il terrore di ogni over 65. Un intervento tempestivo, però, effettuato entro le 48 ore, può davvero fare la differenza. E, infatti, questo è uso dei parametri con cui ogni anno AGENAS misura le performance dei nostri ospedali e gli esiti per i pazienti nel “Programma Nazionale Esiti”. I dati più recenti mostrano un quadro in miglioramento: la proporzione di pazienti anziani operati tempestivamente è salita al 59%, avvicinandosi alla soglia del 60% prevista dalle linee guida nazionali. Un balzo significativo rispetto al 53% del 2022, anche se permangono importanti disparità territoriali. Spiccano per eccellenza cinque strutture che hanno garantito l’intervento entro 48 ore per oltre il 95% dei pazienti: gli ospedali Umberto I di Siracusa, Monopoli di Bari, Sandro Pertini di Roma, S. Giovanni di Dio di Agrigento e Humanitas Gavazzeni di Bergamo.
Ma il Programma Nazionale Esiti 2024 di AGENAS presentato oggi a Roma e relativo al 2023 fotografa anche altri aspetti cruciali della sanità italiana. Gli ospedali hanno quasi completamente recuperato i livelli pre-pandemia, con quasi 8 milioni di ricoveri (+312mila rispetto al 2022). Significativi progressi si registrano nell’area cardiovascolare, dove il 59% delle strutture raggiunge standard di qualità alti o molto alti.
Nella chirurgia oncologica, i numeri rivelano luci e ombre. Per il tumore al seno, l’85% degli interventi viene effettuato in centri ad alto volume (oltre 150 operazioni l’anno), garantendo maggiore esperienza e sicurezza. Preoccupa invece la situazione del tumore al pancreas: solo 10 strutture in Italia superano i 50 interventi annui, mentre il 42% dei casi viene ancora trattato in centri con volumi bassi.
Sul fronte nascite, continua il calo: 381.766 parti nel 2023, 11.700 in meno dell’anno precedente. Un terzo dei punti nascita resta sotto la soglia minima dei 500 parti annui, mentre diminuisce lentamente il ricorso al taglio cesareo (22,7%), con marcate differenze tra Nord e Sud e tra strutture pubbliche e private.
Il quadro complessivo che emerge dal treemap AGENAS – strumento che valuta la qualità delle cure attraverso indicatori in 8 aree cliniche – mostra che nella maggioranza degli ospedali convivono aree di eccellenza e criticità. Su 950 strutture valutate, di cui 356 analizzate per almeno 6 aree cliniche, solo tre raggiungono livelli di qualità alti o molto alti in tutte le aree considerate, con tutti gli indicatori calcolati e sono: il Careggi di Firenze, l’Humanitas di Rozzano e l’azienda ospedaliera universitaria delle Marche. Il treemap permette di restituire una rappresentazione grafica sintetica della qualità delle cure, attraverso gli indicatori relativi a 8 diverse aree cliniche. Nel 2023, vengono valutate con il treemap il 70% delle strutture rispetto al 66% del 2022. Circa un terzo delle strutture è stato valutato solo per una o due aree cliniche. Le strutture non valutate con il treemap sono strutture con volumi complessivi molto bassi (in media circa 500 ricoveri).
Nessuna struttura con almeno 6 aree valutate e tutti gli indicatori calcolati per quelle aree ha una valutazione di qualità bassa o molto bassa per tutte le aree cliniche considerate. Nella stragrande maggioranza delle strutture ospedaliere convivono aree di qualità alta o molto alta con aree di qualità di livello basso o molto basso. Dati che confermano come la strada verso un’assistenza sanitaria uniformemente eccellente sia ancora lunga, ma anche come esistano centri di riferimento, non solo al Nord del Paese, capaci di garantire standard elevati, a cui guardare come modelli per un progressivo miglioramento dell’intero sistema.
«Il sistema sanitario si è lasciato alle spalle gli effetti della pandemia», diminuisce il divario tra Nord e Sud, mentre Calabria e Sicilia, per anni maglia nera fanno un balzo in avanti dal punto di vista del miglioramento dell’assistenza ai pazienti». Lo ha detto Domenico Mantoan, direttore generale dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), commentando, a margine della presentazione in corso alla sede del Cnel, i risultati del Programma nazionale esiti. I dati mostrano che il livello di attività ospedaliera «sta tornando all’epoca pre-Covid 19 e finalmente il sistema è riuscito a ripartire, lasciandosi alle spalle il triennio 2020-2022. Abbiamo eccellenze al Nord e iniziano a esserci eccellenze anche al Sud. Ci sono ospedali che non funzionano al Nord e altri che non funzionano al Sud. Quindi sta diminuendo il divario – ha detto Mantoan -. La grande sorpresa – ha precisato ancora – è la Calabria che è stata per anni maglia nera nel garantire i Livelli essenziali di assistenza e non lo è più: ha fatto notevoli balzi in avanti e addirittura ci sono ospedali con reparti di buona sanità. Un’altra regione che ha fatto un buon balzo in avanti – ha aggiunto Mantoan – è la Sicilia: si vede che l’impegno profuso sta dando i suoi risultati». L’altro dato che emerge dai risultati del Programma Nazionale esiti, ha concluso il direttore di Agenas, è che «l’autonomia regionale non è sinonimo di efficienza».
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