I pazienti diabetici colpiti dal cancro rispondono meno ai trattamenti immunoncologici. In particolare, in queste persone la malattia metabolica è associata a una sopravvivenza peggiore e il rischio di progressione del tumore aumenta del 20% rispetto ai pazienti oncologici non diabetici. Lo dimostra uno studio, coordinato dall’Imperial College di Londra e dalla Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma, che ha coinvolto circa 1400 persone affette da tumori solidi avanzati e trattati con farmaci immunoncologici in 21 centri. I risultati della ricerca (“Type 2 diabetes mellitus and efficacy outcomes from immune checkpoint blockade in patients with cancer”), pubblicata su “Clinical Cancer Research”, rivista scientifica dell’Associazione americana per lo studio del cancro (AACR), sono illustrati nel convegno “Cancer research: from Orlando to Palermo news from AACR Annual Meeting”, organizzato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), in corso fino a domani a Palermo.
“In passato alcune ricerche avevano evidenziato il cosiddetto ‘paradosso dell’obesità’, perché sembrava che il fatto di essere in sovrappeso potesse favorire l’efficacia delle terapie che stimolano il sistema immunitario contro le cellule cancerose – afferma Saverio Cinieri, Presidente AIOM -. Questo studio, per la prima volta al mondo, evidenzia come i pazienti diabetici, che sono spesso in sovrappeso o obesi, rappresentino invece un sottogruppo che beneficia meno dei trattamenti immunoncologici, con una sopravvivenza ridotta”.
“Abbiamo ricostruito la diagnosi concomitante di diabete mellito di tipo 2, che interessava il 16% della popolazione dello studio – sottolinea Alessio Cortellini, oncologo ricercatore clinico della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma e primo autore dello studio -. Abbiamo dimostrato con un approccio bio-statistico complesso ed affidabile che i pazienti diabetici, trattati con molecole immunoncologiche, ottengono risultati di efficacia e sopravvivenza ridotti rispetto alla popolazione generale. E abbiamo visto come i livelli di glicemia nel sangue correlassero con indici di infiammazione sistemica in questi pazienti, fra cui il neutrophil-to-lymphocyte ratio, fattore prognostico molto conosciuto in oncologia”. “L’obesità può includere diverse condizioni specifiche, tra cui rientra il diabete – continua il Presidente Cinieri -. Lo studio ha evidenziato che il microambiente tumorale delle persone diabetiche ha caratteristiche di maggiore ‘esaurimento immunitario’ e immunodepressione”.
“L’obesità è un grave fattore di rischio oncologico, che induce uno stato di infiammazione cronica sistemica, con riduzione dell’attività del sistema immunitario – spiega Antonio Russo, Tesoriere AIOM e Professore Ordinario di Oncologia Medica, DICHIRONS – Università degli Studi di Palermo -. Va ricordato che l’immunoterapia agisce sugli stessi meccanismi che inducono la condizione di infiammazione cronica. Servono più studi che indaghino il complesso rapporto fra metabolismo, composizione corporea, sistema immunitario e tumori, con particolare attenzione ai pazienti oncologici con una concomitante diagnosi di diabete, che devono iniziare un trattamento immunoterapico. I modelli di laboratorio, in particolare quelli sui topi, probabilmente non sono del tutto adeguati a descrivere la complessità che caratterizza la sindrome metabolica, che include obesità, ipercolesterolemia e iperglicemia, di un individuo che si ammala di tumore. L’indice di massa corporea è un parametro approssimativo, poiché non considera il tipo di costituzione fisica, la localizzazione dell’adipe e delle masse muscolari. Va quindi compiuto uno sforzo, in particolare da parte della ricerca indipendente e accademica, per studiare il paziente neoplastico da molteplici prospettive nello stesso momento, cioè dal punto di vista metabolico, endocrinologico, nutrizionale e oncologico”.
Nel 2022, in Italia, sono state stimate 390.700 nuove diagnosi di cancro, in costante crescita anche per la diffusione di stili di vita scorretti. L’eccesso di peso rappresenta un importante fattore di rischio cardiovascolare e oncologico e, nel nostro Paese, questa condizione riguarda 4 adulti su 10: il 33% dei cittadini è in sovrappeso e il 10% è obeso. “Secondo stime del World Cancer Research Fund, circa un quinto dei casi di cancro è attribuibile a un bilancio energetico troppo ricco – conclude Saverio Cinieri -. Il grasso è un deposito naturale di sostanze che favoriscono l’infiammazione sistemica e produce ormoni, come gli estrogeni, coinvolti in vari tipi di neoplasie. Ricerche scientifiche hanno collegato obesità e sovrappeso a ben 13 diversi tipi di tumore e sono state esaminate anche le possibili relazioni genetiche tra obesità, cancro e sindrome metabolica. Il tessuto adiposo è composto non solo da cellule grasse ma anche da cellule del sistema immunitario che permettono che si bruci al momento giusto la nostra energia. Negli individui in sovrappeso o obesi, queste cellule sono ‘disorientate’ e inviano messaggi sbagliati all’organismo. Da qui il maggior rischio di sviluppare il cancro. È importante che tutti i cittadini siano sensibilizzati sull’importanza di adottare stili di vita sani, con una dieta corretta e attività fisica costante”.