«Abbiamo letto con attenzione le dichiarazioni della FADOI (Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti) riportate nei giorni scorsi e inerenti al numero di ricoveri impropri, imputabili a carenza della medicina territoriale e la mancata comunicazione tra medici di famiglia e colleghi ospedalieri. Vorremmo tentare di dare una risposta e avanzare una proposta», così Leonida Iannantuoni, Presidente di ASSIMEFAC (Associazione Società Scientifica Interdisciplinare e di Medicina di Famiglia e Comunità).
«A proposito della mancata comunicazione tra medici di famiglia e colleghi ospedalieri, vorremmo segnalare che il paziente non giunge ai reparti ospedalieri direttamente dal territorio, ma solo dopo attenta valutazione da parte dei colleghi del Pronto Soccorso, valutazione, quasi sempre, corroborata da molteplici esami emato-chimici e strumentali, unitamente a un corredo di consulenze specialistiche. Molte difficoltà, invece, si riscontrano ogni volta che si avvia una comunicazione clinica tra colleghi medici di famiglia e i medici ospedalieri internisti. Spesso volte quando un medico di medicina generale cerca di comunicare con un collega ospedaliero sorgono problemi organizzativi, dovuti alla scarsità di personale e alla crisi del sistema ospedaliero».
Il presidente dell’Associazione Società Scientifica Interdisciplinare e di Medicina di Famiglia e Comunità propone un incontro per stilare insieme a FADOI un decalogo per una migliore collaborazione
«Le difficoltà del sistema ospedaliero sono purtroppo sotto gli occhi di tutti, causate da politiche decennali; questi problemi vengono avvertiti dai cittadini, come un recente sondaggio condotto da Ipsos ha dimostrato. Il sondaggio, infatti, ha rivelato un giudizio negativo sul Servizio Sanitario Nazionale, con solo il 45% dei cittadini che valuta positivamente le sue prestazioni, mentre, ha fatto emergere un forte apprezzamento per il medico di famiglia, con il 70% dei cittadini che esprime un giudizio positivo».
«Lungi da noi, però, avviare una disputa tra medici di medicina generale e medici ospedalieri internisti. Occorre, invece, costruire percorsi di condivisione tra le varie discipline mediche per ottimizzare le cure dei pazienti. Bisogna dare concretezza e rendere sempre più operativo il rapporto sinergico tra ospedale e territorio, creare una rete, un filo diretto, che dai servizi ospedalieri arrivino, in maniera circolare, ai medici specialistici ambulatoriali e a quelli di medicina generale. Questa è la strada per difendere le professioni mediche, tutelare la salute dei cittadini avere una visione unitaria in difesa del Servizio Sanitario Nazionale».
Iannantuoni conclude quindi con una proposta, sotto l’egida della FISM, la Federazione delle Società Medico-Scientifiche Italiane a cui ASSIMEFAC e FADOI sono affiliate: «stabilire un incontro di lavoro da cui scaturisca un decalogo comportamentale volto a una migliore reciproca collaborazione».