Payback DM, le reazioni alle sentenze della Consulta: «Si apra subito un tavolo di concertazione»

Il 22 luglio la Corte Costituzionale si è pronunciata in merito ai ricorsi sul payback dei dispositivi medici. Per la Consulta, il payback DM, pur presentando qualche criticità, non è incostituzionale né irragionevole e nemmeno sproporzionato, siccome beneficia – almeno per il triennio 2015-2018 – di una significativa riduzione introdotta con un decreto legge lo scorso anno.

La decisione non è piaciuta agli addetti ai lavori, in primis a Confindustria DM, che ha parlato di crisi irreversibile del settore se sarà applicato il payback.

Barni (Confindustria DM): «Subito un tavolo per gestire la crisi del comparto»

Nicola Barni

«La pronuncia di rigetto della Corte costituzionale sull’incostituzionalità del meccanismo del payback sui dispositivi medici versa un intero comparto e tutta la filiera italiana del settore in una crisi irreversibile. Gran parte delle imprese non solo saranno nell’impossibilità di sostenere il saldo di quanto richiesto dalle regioni, ma saranno altresì costrette ad avviare procedure diffuse di mobilità e licenziamento, ad astenersi dalla partecipazione a gare pubbliche e, in molti casi, a interrompere completamente la propria attività in Italia». Questo, in sintesi, il commento di Nicola Barni, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, alla notizia del pronunciamento della Corte costituzionale sul payback dei dispositivi medici.

«Confindustria Dispositivi Medici chiede con forza al Governo l’immediata convocazione e costituzione di tavoli per gestire la crisi del comparto. Inoltre, con questa sentenza – ha concluso il Presidente Barni – non si è considerato che le imprese potrebbero non essere in grado di provvedere alle forniture con un’inevitabile ripercussione sulla capacità del sistema di garantire la tutela della salute dei pazienti».

Nocco (AIIC): «Si richia un triplice impatto sociale negativo»

Umberto Nocco

Anche l’Associazione Italiana Ingegneri Clinici (AIIC) esprime l’auspicio di un maggiore e concreto dialogo tra le parti: «La lettura accurata delle sentenze ci mostra un impianto che da un lato conferma che il meccanismo del payback presenta di per sé diverse criticità», dichiara il presidente AIIC Umberto Nocco, «e dall’altro afferma che lo stesso meccanismo non risulta irragionevole e neppure sproporzionato alla luce della riduzione al 48 per cento dell’importo posto a carico delle imprese. In pratica – prosegue Nocco – abbiamo la sensazione che le sentenze confermino il quadro delle richieste delle Regioni italiane, ammorbidendo però loro istanze e quindi implicitamente aprendo la strada per una sorta di ‘terza’ via in cui si conferma l’esistenza del payback anche per i DM, ma si richiama ad una sua applicazione ridotta e non retroattiva».


«Resta il fatto – prosegue Nocco – che fatichiamo a comprendere l’utilità sociale del provvedimento. Riteniamo infatti che l’impatto del provvedimento sarà pagato su tre fronti differenti: dai pazienti di domani, che potrebbero non avere a disposizione i dispositivi corretti utili o necessari a causa dell’impatto del provvedimento sulle imprese; dalle strutture sanitarie, che non potranno più accedere a una pluralità di dispositivi utili sia in termini di efficacia clinica che di concorrenza di mercato; ed anche dai lavoratori del comparto industriale che potrebbero vedere le loro opportunità occupazionali fortemente limitate. Dovremmo quindi scongiurare questo triplice impatto sociale che potrebbe accadere oggi: la tempestività delle azioni in molti casi ne determina l’efficacia».

«Auspichiamo almeno – conclude il presidente AIIC – che ora le parti chiamate in causa si siedano al tavolo del dialogo, come sempre accade quando non c’è un vincitore ed un vinto. Auspichiamo che questo dialogo possa iniziare da subito ed imboccare strade chiare, sostenibili e non penalizzanti per l’intero SSN e non solo».

Nollo (SIHTA): «La partita è ancora aperta. Serve concertazione e una strategia sostenibile per il futuro»

«La delibera della Consulta scrive la parola ‘fine’ ad una lunga partita giudiziaria, ma di certo non risolve un problema, complesso, che resta in campo e che ora sarà con ogni probabilità la politica a dover risolvere – interviene il presidente SIHTA Giandomenico Nollo – Se da un lato la pronuncia della Suprema Corte parla di una norma contenente ‘criticità’, ma non ‘irragionevolezza’, dall’altra resta infatti una filiera in stato di shock che ora rischia di essere messa in ginocchio dal provvedimento e che invoca soluzioni estreme pur di rivendicare il suo diritto ad esistere. Le aziende da un lato, il Diritto dall’altro. Ed in mezzo una chiara, cristallina, necessità di concertazione».

Giandomenico Nollo

Per il presidente SIHTA servono urgentemente misure contenitive per l’immediato e una strategia sostenibile per il futuro: «L’auspicio, per il bene di tutti, è che si apra subito un tavolo di concertazione in cui trovare una via di rientro che salvaguardi tanto i bilanci delle Regioni quanto quelli delle imprese e che nel contempo si pensi seriamente ad elevare i tetti di spesa oramai palesemente superati dagli attuali standard di cura».

«Nessuno può permettersi di perdere questa partita perché all’orizzonte si intravede già chiaramente il configurarsi di uno scenario irricevibile – ricorda Nollo -: la perdita di molti posti di lavoro, un depauperamento dell’offerta pubblica con conseguenti minori servizi al cittadino ed un deciso passo indietro sulla competitività industriale. Un colpo mortale al nostro sistema e al nostro Paese».

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