Solo pochi mesi fa, nel dicembre 2021, la Food and Drug Administration, la più antica agenzia governativa americana, ha prodotto delle nuove linee guida per orientarsi sulla corretta applicazione delle tecnologie digitali per l’acquisizione di dati da remoto nei trial clinici.
Il documento apre così ufficialmente il dibattito sulle “Digital Health Tecnologies” (DHT).
Questo intervento costituisce un grande avanzamento verso l’adozione di sperimentazioni cliniche decentralizzate – Decentralized Clinic Trial (DCT) – il cui grande potenziale è stato messo in evidenza dall’emergenza sanitaria provocata dall’epidemia da Covid-19.
I vantaggi degli studi clinici decentralizzati
Uno dei costi non previsti della pandemia è stato proprio il ritardo o il mancato arrivo sul mercato di nuove terapie potenzialmente utili a causa del rallentamento o addirittura dell’interruzione di studi clinici. Ecco perché è stata presto evidente l’esigenza di nuovi modelli di sperimentazione, capaci di proseguire le indagini anche in situazioni particolari come quelle riscontrare durante la crisi sanitaria.
Rispetto ai trial tradizionali, le sperimentazioni cliniche decentralizzate, denominate anche “studi diretti al partecipante” o “studi virtuali”, mettono il paziente al centro della sperimentazione in qualità di soggetto promotore.
Quest’ultima viene concepita e sviluppata intorno al paziente, grazie a soggetti selezionati perché ritenuti esperti e affidabili. Si osserva dunque una vera e propria inversione di tendenza rispetto al modello tradizionale, nel quale è invece lo sperimentatore ad essere al centro del trial, che viene disegnato da lui stesso.
Grazie all’impiego di tecnologie digitali, i DCT presentano l’indubbio vantaggio di essere meno dipendenti dalle strutture di ricerca tradizionali o comunque dagli intermediari specializzati per la raccolta dati.
Attraverso PC, tablet, dispositivi medici indossabili, gli studi decentralizzati rendono possibili visite a domicilio, interfacce sanitarie virtuali e la consegna di farmaci e materiali necessari per le analisi direttamente a casa dei pazienti
Attraverso PC, tablet, dispositivi medici indossabili, gli studi decentralizzati rendono possibili visite a domicilio, interfacce sanitarie virtuali e la consegna di farmaci e materiali necessari per le analisi direttamente a casa dei pazienti.
“Questa bozza di guida fornisce raccomandazioni per facilitare l’uso dei DHT nelle indagini cliniche – ha commentato la FDA in una nota a PPHC.it spiegando la struttura del documento –. In particolare, la guida copre:
- la selezione di un DHT e il razionale per l’uso in un’indagine clinica;
- la descrizione del DHT in una presentazione;
- la verifica, la convalida e l’usabilità dei DHT;
- la valutazione degli endpoint clinici dai dati raccolti utilizzando i DHT;
- l’analisi statistica;
- le considerazioni sui rischi quando si utilizzano i DHT;
- la protezione e la conservazione dei record;
- altre considerazioni quando si utilizzano i DHT durante un’indagine clinica”.
Il ruolo nei trial clinici delle tecnologie digitali
La FDA evidenzia come gli strumenti digitali per l’acquisizione dei dati da remoto possano giocare un ruolo cruciale nella ricerca clinica. La loro abilità di trasmettere i dati a distanza può incrementare la facoltà dei pazienti di partecipare ai trial, soprattutto nel caso di tutti quelli che non sarebbero in grado di abbattere le barriere geografiche per raggiungere il luogo della sperimentazione.
“La Food and Drug Administration degli Stati Uniti intende fornire la chiarezza necessaria per incoraggiare l’esplorazione di questi progressi tecnologici”, prosegue l’Ente americano a PPHC.it , specificando che la guida è stata progettata grazie ad una collaborazione trasversale della FDA che include il Center for Drug Evaluation and Research (CDER), il Center for Biologics Evaluation and Research (CBER), il Center for Devices and Radiological Health (CDRH) e l’Oncology Center of Excellence.
“Per rispondere a questo ecosistema tecnologico in rapida evoluzione, l’agenzia ha pubblicato una bozza di guida che fornisce raccomandazioni a sponsor, sperimentatori e altre parti interessate sull’uso delle DHT per acquisire dati a distanza dai partecipanti alle indagini cliniche che valutano i prodotti medici”, ha dichiarato l’Ente.
Il monitoraggio da remoto e la raccolta dei dati in modalità virtuale minimizzano, quindi, le difficoltà logistiche nell’accedere al luogo dell’indagine, i costi di viaggio, così come, per esempio, la non accettazione delle assenze dal lavoro o le problematiche di mobilità
Le DHT consentono di immagazzinare dati provenienti direttamente dai partecipanti, indipendentemente dalla loro ubicazione fisica. Il documento sottolinea quindi come alcune tecnologie possano anche agevolare la raccolta diretta di informazioni da parte di partecipanti che non sono in grado di riportare le proprie esperienze. Strumenti simili possono includere sensori hardware, ma anche applicazioni software.
Il monitoraggio da remoto e la raccolta dei dati in modalità virtuale minimizzano, quindi, le difficoltà logistiche nell’accedere al luogo dell’indagine, i costi di viaggio, così come, per esempio, la non accettazione delle assenze dal lavoro o le problematiche di mobilità.
Il plus dell’inclusività
Un corollario importante, discendente dall’uso di tecnologie digitali a distanza, potrebbe essere l’incremento di accesso alle sperimentazioni da parte di popolazioni di pazienti altrimenti sottorappresentate in uno studio di tipo tradizionale. Come per esempio i neonati, gli anziani, le persone disagiate dal punto di vista socioeconomico o i soggetti che vivono in luoghi lontani ma anche le minoranze etniche.
Inoltre, una raccolta dati automatica e il monitoraggio da remoto implicano un ridotto numero di valutazioni individuali e una minore variabilità dei dati riportati dai pazienti. Le interazioni con questi ultimi possono avvenire più assiduamente e in orari e luoghi più convenienti per il soggetto, migliorando così l’aderenza al protocollo e generando potenzialmente risultati che riflettono meglio la sicurezza e l’efficacia del prodotto oggetto del trial.
Un esempio di un sistema di raccolta delle informazioni completamente virtuale potrebbe essere la trasmissione automatica dei dati a intervalli prestabiliti da un dispositivo indossabile di monitoraggio continuo del glucosio alla piattaforma di ricerca. Questo non richiede alcuna interazione da parte del paziente o di un intermediario. Le indagini che si fondano su simili device richiedono teoricamente meno gruppi di ricerca e costi più bassi per gli sponsor, sia per la formazione sia per il lavoro dei dipendenti.
Le principali raccomandazioni della FDA e il concetto di “Fit-for-purpose”
La bozza della FDA indica agli sponsor dei trial alcune raccomandazioni fondamentali da seguire circa:
- la selezione di DHT adatte all’impiego in trial clinici
- la verifica e validazione di DHT per l’uso in sperimentazioni cliniche
- l’uso di DHT per raccogliere dati per gli endpoint dei trial
- l’identificazione di rischi associati all’uso di DHT nei trial clinici
- la gestione dei rischi legati all’impiego di DHT nella sperimentazione clinica
Le linee guida si soffermano sulla definizione di “Fit-for-purpose” per una DHT, affinché questa si configuri come adeguatamente validata per risultare utile nell’ottica d’interpretazione del dato.
Nello specifico, gli elementi per poter attestare che una tecnologia digitale o DHT sia idonea, ossia “Fit-for-purpose”, sono diversi e includono:
- il design (es: materiale, peso e dimensioni, portabilità)
- la facilità d’uso
- indicatori come la durata della batteria
- la tipologia di raccolta dati
- la risposta a fattori ambientali (temperatura ecc.);
- la gestione del dato, privacy e sicurezza.
Il documento porta l’attenzione sulla possibilità di selezionare, ai fini della raccolta dati, DHT proprie del paziente (come ad esempio glucometri, activity tracker ecc) o piattaforme generiche (per esempio cellulari, tablet, o smart watch), valutandone vantaggi e svantaggi. Per esempio, l’utilizzo da parte di pazienti di dispositivi con cui hanno già familiarità riduce il carico addizionale derivante dall’uso di nuovi strumenti forniti dallo sponsor.
Interoperabilità ed endpoint
Altro tema brevemente affrontato nella bozza è quello dell’interoperabilità, ossia la facoltà di condividere le informazioni in modo efficace e sicuro attraverso protocolli unificati. In particolare, a tal riguardo, la FDA promuove l’utilizzo di standard per l’interscambio di dati pubblici (“public data exchange standards”), inclusa una chiara e precisa identificazione della fonte.
Nella sezione dedicata alle osservazioni finali/risultati di una possibile sperimentazione clinica si pone l’accento sui così detti “Novel endpoints”, ossia endpoint originali ottenibili dall’impiego di DHT. Si tratta di risultati capaci di fornire importanti insight sulla performance del partecipante al trial, attraverso la valutazione di parametri fino ad oggi difficilmente misurabili, come per esempio l’entità dei tremori in un paziente con problemi neurologici.
L’impiego di tecnologie digitali potrebbe condurre a una migliore comprensione delle risponde individuali al trattamento sotto il profilo dell’efficacia e tollerabilità.
Tuttavia, nel documento gli sponsor vengono invitati a raccogliere input dai vari stakeholder (pazienti, esperti, personale sanitario, clinici, ingegneri ed enti regolatori) per accertarsi che i novel endpoint siano clinicamente rilevanti e i dati adeguatamente “catturati” dalla DHT.