Professionisti, ricercatori, sviluppatori e clinici si sono dati appuntamento a Napoli per il terzo Annual Meeting della Società Italiana di Intelligenza Artificiale in Medicina (SIIAM), dedicato quest’anno al tema “AI per la medicina italiana. Navigare tra innovazione, sviluppo e pratica clinica”. L’obiettivo: esplorare come l’intelligenza artificiale possa diventare uno strumento concreto per una sanità più equa, accessibile e coerente con i valori del Servizio Sanitario Nazionale. Il programma, strutturato in quattro sessioni dinamiche e interconnesse ispirate alla “rosa dei venti”, ha guidato partecipanti e relatori in un percorso tra governance sanitaria, innovazione tecnologica, sviluppo applicativo e pratica clinica.
La scienza deve incontrare la tecnologia e l’esperienza clinica, ridisegnando una medicina capace di mettere la persona, e non il dato, al centro
Hanno aperto i lavori Luigi De Angelis, Presidente SIIAM, Francesco Baglivo e Giacomo Diedenhofen, Presidenti Annual Meeting, per guidare i partecipanti in un itinerario multidisciplinare, in cui la conoscenza scientifica incontra la tecnologia e l’esperienza clinica, ridisegnando una medicina capace di mettere la persona, e non il dato, al centro.
«Un convegno di alto profilo scientifico» – ha sottolineato Diana Ferro, Presidente del Comitato scientifico – “che ha messo in luce la multidisciplinarità e l’eccellenza dei risultati presentati nei contributi pubblicati su Recenti Progressi in Medicina: un segnale incoraggiante per un settore in espansione, fondato sulla collaborazione e sull’integrazione di competenze diverse anche molto diverse tra loro».
AI per la medicina italiana: principi, prospettive e innovazione
Il meeting si è aperto con i saluti di Paolo Antonio Netti, Delegato del Rettore dell’Università di Napoli Federico II per EIT Health. Subito dopo è intervenuto Gennaro Piccialli, Direttore del CESTEV, che ha sottolineato «la necessità di una contaminazione tra biologi, ingegneri, medici, chimici e altre figure professionali». Tutte persone che, pur parlando linguaggi tecnici diversi, devono imparare a dialogare quando si parla di salute.
L’intervento di Serena Battilomo del Ministero della Salute e direttrice dell’Ufficio del Sistema informativo sanitario nazionale ha annunciato l’entrata in vigore, il 10 ottobre 2025, della legge 132 “Disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale”. Si tratta della prima regolamentazione italiana sull’intelligenza artificiale, basata su principi di trasparenza, ricerca, sperimentazione, sviluppo, adozione e applicazione di modelli e sistemi di AI. «L’obiettivo – ha spiegato Battilomo – è promuovere un uso corretto, trasparente e responsabile di queste tecnologie, in una prospettiva antropocentrica, che metta sempre la persona al centro». Allo stesso tempo, la legge prevede una vigilanza attenta sui rischi economici e sociali e sull’impatto dell’AI sui diritti fondamentali, per garantire che l’innovazione proceda in equilibrio con l’etica e la tutela della collettività.
Tecnologia e bene comune: l’AI come strumento di cura
Giulia Panizza, in rappresentanza di FIAGOP (Federazione Italiana delle Associazioni di Genitori di bambini e adolescenti con tumori o leucemie), ha richiamato l’attenzione sui possibili rischi di distorsione delle tecnologie e sulla necessità di orientare l’innovazione verso il bene comune, con una particolare attenzione alla tutela delle persone più fragili.
«Ci vuole coraggio e cambiamento»
L’intervento di Alberto Eugenio Tozzi, membro dell’Advisory Board SIIAM e responsabile del settore Innovazione all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, ha messo in luce come ricerca e innovazione debbano procedere insieme, generando un nuovo valore condiviso. L’innovazione in medicina, ha spiegato Tozzi, «si fa con i pazienti, con le famiglie e con una formazione specifica per i clinici». L’intelligenza artificiale può oggi supportare la predizione e la prevenzione, nonché la scoperta di nuove molecole come la baucima, antibiotico promettente nella lotta all’AMR (antimicrobico resistenza). Tra le frontiere più interessanti, la creazione di “digital twin”, copie digitali di microrganismi e sistemi biologici, capaci di simulare scenari clinici complessi. Ma, ha sottolineato Tozzi, «tutto ciò va tradotto nella pratica», con una corretta gestione dei dati clinici, lo sviluppo di nuove competenze e una reale multidisciplinarità, per ridurre l’“AI divide” e accompagnare la trasformazione dei sistemi sanitari e della pratica clinica. «Ci vuole coraggio e cambiamento», conclude.
Verso un’AI sicura e trasversale
Maria Di Marzo, dell’Area Innovazione e Strategia del Farmaco di AIFA, ha ribadito l’importanza di un’intelligenza artificiale antropocentrica, sicura e trasversale, capace di coinvolgere competenze diverse e di integrarsi con normative orizzontali che riguardano farmaci e dispositivi medici. L’AI può, infatti, contribuire allo sviluppo di nuovi farmaci, anche riducendo l’uso di modelli animali, e ottimizzare le procedure regolatorie, rendendo più efficienti i processi decisionali. Di Marzo ha citato, inoltre, la rete europea DARWIN, una piattaforma di dati condivisi tra partner europei per progetti di ricerca scientifica e regolatoria, segnalando il lavoro in corso per la definizione di linee guida sull’uso dell’AI nello sviluppo del farmaco. Servono però, ha concluso, nuove competenze anche tra i regolatori e una collaborazione più stretta con il mondo della ricerca.
Ha chiuso la sessione Chiara Maiorino, di EIT Health, che ha invitato a «mantenere al centro non solo il paziente, ma anche il cittadino, prima che diventi paziente». Maiorino ha evidenziato l’importanza di azioni mirate di supporto all’AI, di sostegno alle startup e soprattutto di formazione ed educazione del personale sanitario, dei caregiver e dei dirigenti, spesso in difficoltà nel tenere il passo con l’evoluzione tecnologica.
AI e salute pubblica: dall’epidemiologia digitale all’innovazione in medicina di comunità
Angelo D’Ambrosio (ECDC di Stoccolma) ha affrontato il tema delle ICA (infezioni correlate all’assistenza) e del ruolo che l’intelligenza artificiale può avere nella loro prevenzione e gestione. Ha sottolineato la necessità di un maggiore controllo sulle infezioni ospedaliere e di più tempo e personale dedicato, spesso oggi insufficienti. L’AI può offrire un supporto decisivo nella previsione, nella rilevazione in tempo reale, nella sorveglianza e nella prevenzione delle infezioni. Nella presentazione di diversi studi che hanno analizzato le capacità predittive dei modelli di AI, spesso caratterizzate da buone performance ma da una specificità ancora limitata, resta comunque imprescindibile per D’Ambrosio l’aspetto umano.
«Nella pratica clinica non tutto è bianco o nero e non tutti i modelli di intelligenza artificiale hanno la stessa efficacia. Le opportunità sono numerose, ma serve maggiore standardizzazione e la costruzione di competenze locali solide, in grado di rendere l’AI realmente utile e integrata nei contesti sanitari»
Beatrice Delfrate (AGENAS) è intervenuta sul ruolo dell’intelligenza artificiale in sanità e sulla necessità di partire dalla formazione. «Il clinico deve saper usare la tecnologia – ha ribadito – e il PNRR può accelerare questo processo, anche per strumenti già disponibili come la telemedicina». L’obiettivo è uniformare le conoscenze di base su tutto il territorio nazionale, per garantire equità e coerenza tra le regioni
Delfrate ha presentato anche la piattaforma dell’Agenzia per le cure primarie, concepita come un supporto all’attività di diagnosi e cura dei professionisti sanitari, a sostegno di un sistema sanitario più efficiente e integrato. L’AI sta cambiando il volto della sanità e con l’AI Act e la legge 132 si delineano le regole di una governance solida e attenta alla sicurezza dei dati. Tra le sfide ancora aperte, i rapporti con il Garante per la privacy in merito all’uso dei dati. L’intelligenza artificiale – ha concluso – può supportare diagnosi e cure, aiutare i medici di medicina generale e contribuire a creare una nuova mentalità digitale, che includa anche la formazione su come costruire prompt efficaci per interagire con gli strumenti di AI.
Umanizzazione delle cure: quando la tecnologia migliora la relazione con i cittadini
Gianpaolo Ghisalberti, dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Senese, ha raccontato l’esperienza senese nell’utilizzo di un chatbot per le relazioni al pubblico di un’azienda ospedaliera. Un percorso che dimostra come la tecnologia possa supportare l’umanizzazione delle cure e rafforzare la centralità della persona assistita. L’uso dell’avatar, dalle sembianze di miss Italia 2024 o di un infermiere dell’ospedale, rappresenta una tappa di un cammino più ampio, che ha già visto l’introduzione di carrozzine elettriche per persone con disabilità, del progetto DAS per garantire copertura internet e telefonica e di strumenti di realtà virtuale pensati in particolare per i bambini sottoposti a cure lunghe e complesse.
L’avatar, ha spiegato Ghisalberti, nasce dall’esigenza di fornire informazioni rapide e accurate alle persone, risultato di un lavoro articolato di organizzazione e strutturazione dei dati all’interno di un grande ospedale pubblico.
Intelligenza artificiale e robotica per la salute e la sicurezza sul lavoro
Giovanna Tranfo, direttrice del Dipartimento di Medicina, Epidemiologia, Igiene del Lavoro e Ambientale dell’INAIL di Roma, è intervenuta sul tema “Intelligenza artificiale e robotica nella ricerca sulla salute dei lavoratori”. L’INAIL è impegnato in attività di ricerca e prevenzione e utilizza l’AI come strumento per analizzare grandi quantità di dati, automatizzare revisioni della letteratura, tradurre testi e sperimentare soluzioni di realtà virtuale applicate alla sicurezza. L’intelligenza artificiale può essere un prezioso aiuto per gli ausili negli ambienti di lavoro, dove è fondamentale valutarne efficacia e rischi (come, ad esempio attraverso sensori che consentono la rilevazione in tempo reale di composti organici volatili).
Tra i progetti più innovativi citati da Tranfo figura ErgoCub, un robot umanoide collaborativo progettato per ridurre lo sforzo fisico nelle attività di sollevamento. Dotato di sensori e componenti di AI, è in grado di localizzare e pianificare i movimenti, aprendo nuove prospettive per la sicurezza e il benessere delle persone lavoratrici.
Ritrovare la bussola: dialogo e responsabilità tra innovazione, sviluppo e pratica clinica
Ha concluso la giornata del 10 ottobre una tavola rotonda che ha riunito Guido Scorza (Componente del Garante per la protezione dei dati personali), Carlo Tacchetti (Fondazione D34Health), Guido Gigante (Istituto Superiore di Sanità), Fabio Ambrosino (Il Pensiero scientifico Editore) e Laura Patrucco (Associazione Scientifica per la Sanità Digitale), in un confronto ricco di spunti su alcuni dei nodi centrali dell’intelligenza artificiale applicata alla medicina. Tra i temi affrontati, la tutela della privacy dei dati e la salute come diritto fondamentale, insieme alla spiegabilità dei modelli di AI, condizione essenziale per garantire fiducia e trasparenza.
I relatori hanno sottolineato anche la necessità di rafforzare il dialogo tra sviluppatori e utenti, tra medicina e scienza, per evitare che l’innovazione tecnologica proceda in modo disallineato rispetto ai bisogni reali delle persone e dei professionisti. Nel dibattito è emerso inoltre il problema dell’ipertrofia del publishing medico, che genera un’enorme quantità di studi a fronte di pochi revisori qualificati, e il bisogno di riportare l’attenzione sull’elemento umano ed etico nell’uso delle nuove tecnologie, per non perdere la direzione in un mare di dati e algoritmi.