Il tema del Payback sui dispositivi medici irrompe con forza all’interno del 23° Convegno dell’Associazione Italiana Ingegneri Clinici, svoltosi a Firenze dal 10 al 13 maggio. L’occasione è offerta da una sessione plenaria che ha visto una riflessione offerta da Claudia Biffoli (Ministero della Salute), Paolo Tranquilli Leali (past president SIOT) e Battistina Castiglioni (GISE) sull’importanza della raccolta, analisi e utilizzazione dei dati in funzione programmatoria.
Ma il dato e la programmazione devono diventare strumenti concretamente utili: anche attraverso di loro si può arrivare ad evitare per il futuro quelle dinamiche che portano a sforamenti di spesa che poi si traducono in ricorso al payback. E nel frattempo? A che punto siamo nel dialogo su questo meccanismo da molti considerato perverso? Diciamo che il mondo della produzione oggi inizia ad essere moderatamente più “ottimista” che nel passato, come affermato da Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria Dispositivi Medici: “Oggi ci troviamo in una posizione di dialogo istituzionale, dopo che negli ultimi mesi abbiamo avuto confronti anche molto duri con il Governo. Direi che si è aperta una fase di ascolto reciproco. Chiaramente il nostro obiettivo è la cancellazione del payback pregresso e futuro, accompagnata dalla scrittura di nuove regole che aiutino a trovare una governance stabile di settore. In questo senso devo sottolineare come da anni siamo già in sintonia con gli ingegneri clinici perché condividiamo un obiettivo comune, ovvero quello di sviluppare e attuare un sistema di governo delle tecnologie per la salute che offra una sempre più efficace sanità agli italiani, assicurando nel contempo un sistema sostenibile per il Governo e il Paese”.
A sua volta il presidente AIIC, Umberto Nocco, ha sottolineato come il “tema del payback possa oggi essere affrontato da due opposti punti di vista: il primo è quello puramente finanziario, uno sguardo che troppo spesso ha dimostrato la sua miopia; in alternativa – e noi preferiamo questa strada – si deve far largo un approccio di scenario, che richiede la disponibilità di tutti gli stakeholder ad un dialogo che non sottovaluti gli elementi in gioco. In questo scenario a nostro modo di vedere dovranno emergere sia i valori della programmazione, che della cost-effectiveness, che le capacità decisionale sulla base delle risorse. Noi ci dichiariamo già disponibili a contribuire a questo tipo di percorso”. Ha poi concluso il presidente AIIC: “Non possiamo nascondere la ovvia distanza di intenti di fondo che c’è tra noi e l’industria, ma nell’abito di questa ovvia differenziazione di ruoli, c’è più che mai ampio spazio per trovare punti di lavoro comune come già è accaduto negli anni scorsi, in modo tale che il valore della produzione, della ricerca ed anche dell’imprenditoria italiana non sia penalizzato o mortificato”.