Biosimilari: facciamo il punto

La penetrazione sempre più rapida dei biosimilari non  avviene solo in Italia, ma è un trend comune nei Paesi Europei. Panoramica sui dati nazionali e internazionali, e sui possibili spazi di miglioramento

La penetrazione dei biosimilari in Italia

I dati sui biosimilari contenuti nel Rapporto per l’anno 2021 dell’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali di AIFA sono molto chiari e possono essere così sintetizzati.

L’Italia presenta una quota di mercato a volumi dei biosimilari ben superiore ai principali Paesi Europei (57,9% dei volumi complessivi delle molecole di riferimento, contro il 39,4% di Spagna, il 38% di UK, il 29,5% di Germania ed il 14,1% di Francia). I dati di spesa hanno differenziali meno accentuati, ma l’Italia è ben oltre la media europea (47,2%), con una quota del 63,4%, seconda solo a UK tra i principali Paesi Europei. A questo si aggiunge un indice di concentrazione del mercato piuttosto basso in Italia, ovvero di un mercato piuttosto competitivo, nei limiti della disponibilità effettiva di biosimilari a livello europeo.

A livello nazionale, si assiste ad una generale accelerazione dei tempi di penetrazione dei biosimilari. I farmaci biosimilari di epoetina alfa biosimilare, approvati nel 2007, hanno raggiunto una quota di mercato superiore al 50% nel 2018; i farmaci biosimilari di trastuzumab, introdotti sul mercato nel 2018, presentano una quota di mercato del 50% dopo soli due anni; i farmaci biosimilari per bevacizumab, in gran parte introdotti sul mercato nel 2020-21, hanno superato la soglia del 50% sul totale della spesa per la molecola già nel 2021. La penetrazione sempre più rapida dei biosimilari non è avvenuta solo in Italia, ma è un trend di tutti i Paesi Europei, come evidenziato dalla penultima edizione (dicembre 2021) del report di IQVIA “The Impact of Biosimilar Competition in Europe”.

La penetrazione sempre più rapida dei biosimilari non  avviene solo in Italia, ma è un trend comune nei Paesi Europei

Si assiste, infine, ad una importante variabilità interregionale sia nei consumi complessivi di farmaci biologici a brevetto scaduto, sia nel mix farmaci originatori / biosimilari. Il confronto tra regioni evidenzia poi una chiara correlazione inversa tra consumo dei biosimilari (e relativa quota di mercato) e costo medio per Dose Definita Giornaliera (DDD) della corrispondente molecola a brevetto scaduto. Tale correlazione può essere interpretata come effetto del consumo di biosimilari sul costo medio per DDD o come effetto delle politiche di acquisto sui biosimilari (ed il risultante costo medio per DDD) sulla quota di mercato dei biosimilari.

I dati internazionali ed il trend nazionale mostrano che l’Italia, pur in una situazione di variabilità interregionale, presenta un alto tasso di penetrazione dei biosimilari con quote di mercato, rispetto alle molecole di riferimento, mediamente superiori ad altri paesi europei ed un sostanziale allineamento con altri paesi sul livello di concorrenzialità del mercato.

Esistono però elementi critici da non sottovalutare? E la riduzione dei costi unitari di trattamento, generata dalle scadenze brevettuali e dall’ingresso dei biosimilari è l’unico obiettivo da perseguire?

Gli spazi di miglioramento

Un altro report di IQVIA ha analizzato l’assetto regolatorio e l’ambiente competitivo dei diversi Paesi Europei e il loro impatto in termini di sostenibilità per i biosimilari.

Sono diverse le variabili considerate come impattanti sulla sostenibilità: i tempi di accesso ai biosimilari (dalla loro approvazione EMA alla prima vendita); la presenza di raccomandazioni sull’uso dei biosimilari; le politiche di switch prescrittivo e sostituzione di prescrizione medica da parte dei farmacisti; le iniziative di sensibilizzazione sul tema dei biosimilari di cittadini e professionisti sanitari; le politiche di indirizzo prescrittivo e gli incentivi eventualmente associati; le eventuali politiche di prezzo sugli originatori in occasione della scadenza brevettuale; le politiche di acquisto (tipologia di procedura, copertura dei contratti, tempi di disponibilità dei biosimilari, criterio di aggiudicazione).

Il rapporto evidenzia come L’Italia:

  • presenti tempi di accesso dei biosimilari (intesi come tempo tra approvazione EMA e prima vendita), abbastanza in linea con gli altri paesi, anche se superiori a Germania (come avviene peraltro per tutti i farmaci) e UK;
  • abbia mostrato, attraverso AIFA, un’attenzione al tema dei biosimilari: di fatto il Secondo Position Paper di AIFA sui biosimilari ha superato la distinzione, contenuta nel primo, tra uso dei biosimilari in pazienti naïve al trattamento e pazienti in terapia;
  • abbia una politica analoga agli altri principali Paesi Europei in materia di switch – consentito, anche se con livelli di discrezionalità del clinico diversi tra paesi (sono ad esempio più restrittive le condizioni richieste dalla Francia) – e sostituzione – non consentita, con l’eccezione della Germania, dove la sostituzione è possibile per alcuni farmaci, come epoetina e filgrastim;
  • non preveda, parimenti ad altri paesi, sconti / abbattimento di prezzo obbligatori per i farmaci originatori, che potrebbero rappresentare barriere all’ingresso dei biosimilari, ma richieda ai biosimilari un prezzo di lancio del 20% inferiore all’originatore;
  • non preveda l’applicazione di prezzi di riferimento, essendo questi previsti solo per i farmaci erogati dalle farmacie aperte al pubblico in regime di assistenza farmaceutica convenzionata.

Lo stesso rapporto mette in luce alcune criticità del sistema regolatorio e del mercato off patent per i biologici in Italia.

Una prima criticità è rappresentata da un minore investimento, rispetto ad altri paesi (UK e Germania in testa) su politiche di informazione e sensibilizzazione dei cittadini e dei professionisti sanitari sul tema dei biosimilari.

In secondo luogo viene evidenziato come, nelle politiche di orientamento della prescrizione, siano prevalse quote/target prescrittive/i di riferimento. Un recente articolo ha evidenziato che target prescrittivi vincolanti espressi come quota dei biosimilari rispetto al totale delle prescrizioni per molecola e come quota dei farmaci biologici off patent sul totale dei farmaci con la stessa indicazione (protetti e non protetti da brevetto) sono stati introdotti, rispettivamente, nel 62% e 75% delle aziende sanitarie italiane.

Un terzo elemento critico è l’uso prevalente del prezzo (e non dell’offerta economicamente più vantaggiosa) come criterio di aggiudicazione di una gara o di individuazione dei principali fornitori nei contratti di implementazione di un accordo quadro, mentre il documento IQVIA guarda favorevolmente l’apertura a fornitori multipli attraverso l’obbligo di accordo quadro in caso di più di tre prodotti competitor.

Quali sono le criticità del sistema regolatorio e del mercato off patent per i biologici in Italia?

Il Report IQVIA evidenzia poi due ulteriori elementi critici del mercato off patent dei farmaci biologici in Italia. Il primo è che, per quanto non esistano obblighi di abbattimento del prezzo degli originatori, i prezzi effettivi di cessione di questi ultimi possono essere di molto inferiori al prezzo di listino, che renderebbe di fatto poco appetibile la riduzione di prezzo obbligatoria del 20% di un biosimilare rispetto al prezzo di listino dell’originatore.

Il secondo è che la scadenza del brevetto di una molecola non sembra avere come effetto un aumento complessivo dei volumi di vendita per la molecola, almeno al primo anno di lancio del biosimilare e nonostante i target prescrittivi sopra citati. Ciò può essere motivato dal fatto che i pazienti target siano tutti trattati e che le opportunità di utilizzo dei biosimilari siano generate dal solo incremento della relativa quota di mercato a discapito dell’originatore: se la popolazione è sotto-trattata, i nuovi trattamenti favoriscono farmaci coperti da brevetto (il che però sembra essere contro-intuitivo rispetto ai target prescrittivi sopra specificati).

Un modello più ampio di visione delle opportunità dei biosimilari

Le ultime riflessioni del Report IQVIA 2020 suggeriscono di riflettere su un secondo importante punto: è sufficiente perseguire una maggiore competitività / penetrazione dei biosimilari o è importante ottimizzare l’uso delle risorse generate dalle scadenze brevettuali dei farmaci biologici e dal lancio di biosimilari sul mercato?

Un uso ‘ragionato’ di queste risorse dovrebbe prevedere essenzialmente cinque step:

  • stima dell’impatto prospettico delle scadenze brevettuali e dell’introduzione dei biosimilari: effetto sui costi unitari di trattamento, variazione della popolazione in trattamento, effetto sul mix prescrittivo rispetto alle indicazioni approvate;
  • definizione di obiettivi prioritari di riutilizzo delle risorse: (i) incremento dei pazienti in trattamento; (ii) finanziamento di nuovi farmaci non coperti dai fondi per l’innovazione; (iii) miglioramento dei percorsi per l’accesso al farmaco; (iv) mancato riutilizzo (risparmio puro). La definizione di tali obiettivi richiede che vengano raccolte evidenze, tra cui la dimensione dell’eventuale sotto-trattamento dei pazienti eleggibili e se tale sotto-trattamento sia dovuto al farmaco (in quanto troppo costoso) o al percorso di accesso al farmaco (in quanto complesso). Nel primo caso i biosimilari offrono la risposta immediata, nel secondo è importante agire sul percorso del paziente, utilizzando anche i risparmi generati dalle scadenze brevettuali
  • confronto con gli operatori sanitari / stakeholder sulla definizione delle priorità;
  • implementazione delle politiche;
  • valutazione di impatto in relazione agli obiettivi prefissati, verificando, ad esempio, se la riduzione del costo medio per paziente risolve il problema del sotto-trattamento.
Modello strutturato di riutilizzo delle risorse derivanti dalle scadenze brevettuali dei farmaci biologici e dalla competizione generata dai biosimilari

Il paper di cui sopra evidenzia che solo il 20% delle aziende sanitarie effettua stime (non necessariamente sistematiche) di sotto-trattamento della popolazione eleggibile e non risulta che questo tipo di analisi venga effettuata a livello regionale. Gli spazi di miglioramento sono quindi importanti.

Conclusioni

L’Italia mostra dati di penetrazione dei biosimilari a volume e valore superiori a gran parte dei principali Paesi Europei. La sostenibilità futura del mercato off patent dei farmaci biologici richiede però una:

La sostenibilità futura del mercato off patent dei farmaci biologici richiede una serie di decisioni e interventi di governance e politica sanitaria

  • maggiore proattività su alcune politiche, tra cui iniziative finalizzate ad aumentare la sensibilità sui biosimilari dei cittadini, oltre che degli operatori professionali;
  • uso più diffuso dell’offerta economicamente più vantaggiosa come criterio di scelta nelle gare e come criterio di riferimento per gli accordi-quadro;
  • azioni sul comportamento prescrittivo che vadano nella direzione di orientare la scelta e non vincolarla ex ante attraverso quote prescrittive;
  • approccio più strutturato alla scelta su come riutilizzare le risorse liberate dalla scadenza dei brevetti e dalla competizione di biosimilari.

Tali politiche potranno prospetticamente rendere più “sostenibile” il mercato dei biologici off-patent e ottimizzare le risorse generate dalla presenza di biosimilari.

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Claudio Jommi
Professore di Economia Aziendale, Dipartimento di Scienze del Farmaco, Università del Piemonte Orientale