«Il diritto alla psicoterapia come diritto alla salute mentale perché, come dice l’OMS, non c’è salute senza salute mentale. Occorre maggiore consapevolezza della psicoterapia rispetto alla cura farmacologica». A dirlo è il professor Luigi Cancrini, che evidenzia come si stia assistendo ad un cambiamento epocale in cui chi avverte un disagio, stati d’ansia o depressivi si rivolge allo psicologo, anche cercando on line, laddove fino a qualche decennio fa il medico di famiglia prescriveva farmaci.
«C’è un cambiamento nella domanda ma il diritto alla psicoterapia è assicurato, nella realtà dei fatti, solo a chi può pagare», prosegue Cancrini durante uno dei tanti interventi del convegno promosso dal senatore di Fratelli d’Italia (FdI) Giovanni Berrino dal titolo “Psicologia e Istituzioni: 30 anni di formazione in psicoterapia, cura e promozione della salute mentale” che si è tenuto di recente a Roma nella Sala Capitolare del Convento di Santa Maria Sopra Minerva.
Chi avverte un disagio, stati d’ansia o depressivi si rivolge allo psicologo, anche cercando on line, laddove fino a qualche decennio fa il medico di famiglia prescriveva farmaci
Alla presenza di politici, accademici e psicoterapeuti si è parlato delle scuole di psicoterapia come risorsa per il sistema sanitario nazionale e del contributo della psicoterapia alla salute globale. In un Servizio Sanitario Nazionale (SSN) sempre più in affanno, che con grandi difficoltà cerca di garantire il diritto alla cura, la psicoterapia scende sempre più in basso nella gestione delle priorità: mancanza di fondi, di personale ma anche di una cultura della salute mentale. Anche se, con fatica, si cerca di contrastare la discesa con iniziative come l’inserimento della psicoterapia nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).
«È sempre più centrale un’assistenza psicologica non più di nicchia ma di ampio interesse per i cittadini», afferma Berrino, aprendo i lavori del convegno. «Le istituzioni e la politica possono far tanto ma non da soli. Con l’aiuto delle professioni si può superare lo scoglio del bisogno».
L’impegno delle istituzioni è centrale anche per il senatore di FdI Raoul Russo che annuncia «a breve, un dibattito su un emendamento sulla capacità di erogare servizi adeguati all’assistenza di persone con disturbi mentali». «Mi preme sottolineare – spiega Russo – la centralità degli psicologi nell’approccio alla quotidianità, alla prevenzione e alle disparità territoriali. C’è tanto da fare ed è il momento di ascoltare chi sta sul campo. È tempo di agire non solo in termini di spesa ma anche di presenza all’interno della rete psicoterapica pubblica».
Il bonus psicologico vuole andare in quella direzione, per un percorso di cura sempre più necessario. Ma quali sono i reali vantaggi e le criticità di questo provvedimento? Ne parlano a TrendSanità Francesco Mancini, neuropsichiatra infantile, psicoterapeuta, professore straordinario di psicologia clinica presso l’Università degli Studi Guglielmo Marconi e presidente della Consulta delle scuole italiane di psicoterapia cognitiva e comportamentale, Gilberto Corbellini, professore ordinario di storia della medicina, che insegna bioetica alla Sapienza Università di Roma, e Teresa Cosentino, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale e docente delle scuole di specializzazione in psicoterapia cognitiva APC e SPC.
Bonus psicologico: più luci o più ombre?
Il bonus psicologo nasce come contributo per sostenere le spese di sessioni di psicoterapia con un importo massimo di 1.500 euro per persona ed erogato in base all’ISEE di chi lo richiede. Più è alto l’ISEE (non superiore, comunque, a 50 mila euro), più è basso l’importo erogato.
Con la Circolare INPS 15 febbraio 2024, n. 34, si forniscono le indicazioni operative per la presentazione delle domande. Possono accedere alla prestazione le persone in condizione di depressione, ansia, stress e fragilità psicologica, che abbiano ricevuto dal medico curante il via libera per beneficiare di un percorso psicoterapeutico.
L’importo finanziato è di 50 euro a seduta, ma i fondi sono limitati, quindi, al momento vale la regola “del primo che arriva”. Se poi si prevedono sedute aggiuntive che superano il tetto massimo di spesa individuale, queste sono a carico del cittadino.
Il bonus psicologo è stato introdotto nel 2022 dal governo guidato da Mario Draghi e dal Ministro della Salute, Roberto Speranza, con il decreto Milleproroghe, per rispondere alle esigenze dei cittadini più colpiti dagli effetti della pandemia. È stato poi confermato con la Legge di Bilancio 2023, ma i fondi sono stati tagliati in modo significativo.
«Non ho dati epidemiologici, ma una buona parte dei pazienti riferisce l’esordio sintomatico o il peggioramento della sofferenza alla pandemia»
«Per inquadrare correttamente il bonus psicologico è opportuno evidenziare alcuni aspetti – ci dice Mancini –. Tutto fa pensare che la richiesta di psicoterapia sia notevolmente aumentata dopo la pandemia. Le necessarie restrizioni hanno slatentizzato o peggiorato condizioni psicopatologiche preesistenti. Non ho dati epidemiologici, ma una buona parte dei pazienti riferisce l’esordio sintomatico o il peggioramento della sofferenza alla pandemia. Un’altra categoria di pazienti sono ragazzi e bambini e anche in questo caso la pandemia ha creato o aggravato problemi psicologici. Inoltre, l’enfasi con cui si è parlato di disturbi psicopatologici ha, come dire, normalizzato la richiesta di aiuto psicologico e ridotto lo stigma che tradizionalmente colpisce chi soffre di disturbi psicopatologici».
«Un altro aspetto da considerare merita una breve premessa riguardante l’organizzazione della psicoterapia in Italia, alla base dell’articolo 3 della Legge 56/89 che indica come l’attività̀ psicoterapeutica subordinata a una specifica formazione professionale, cioè psicologi e medici che abbiano seguito corsi di specializzazione universitari o riconosciuti dallo Stato – continua Mancini –. Un punto critico del bonus che intravedo è l’esclusione degli psicoterapeuti medici. Ciò penalizza ingiustificatamente i pazienti che, pur avendo diritto al bonus, non possono ottenerlo perché seguiti in psicoterapia da medici abilitati all’esercizio della professione. Difficile comprendere le ragioni che hanno portato il legislatore a una tale soluzione. Probabilmente una svista che non ha considerato i diritti di tutti i potenziali fruitori del bonus».
«L’impressione è che il bonus sia una misura transitoria e che il legislatore si stia muovendo verso un’integrazione tra il servizio pubblico e i professionisti privati»
«Un altro aspetto è che il SSN è in difficoltà a gestire pazienti che non rientrino in quei 600mila considerati gravi. Dunque, appare ragionevole utilizzare i tanti psicoterapeuti specializzati che svolgono la libera professione. Lo schema è un esempio di possibile ricorso a liberi professionisti al fine di integrare l’offerta di psicoterapia da parte del SSN. Del resto tra il 2006 e 2007 sono almeno tre le proposte di legge che avrebbero dovuto regolare l’integrazione di cure psicologiche private con i servizi pubblici. Proposte che tengono conto anche della possibile collaborazione con le Scuole riconosciute dallo Stato che, in molti casi, dispongono di centri clinici in cui si eroga anche psicoterapia solidale per i pazienti con maggiori difficoltà economiche. In breve, l’impressione è che il bonus sia una misura transitoria e che il legislatore si stia muovendo verso un’integrazione tra il servizio pubblico e i professionisti privati» conclude Mancini.
Vantaggi e gli svantaggi nella pratica
Parte dai vantaggi la psicoterapeuta Teresa Cosentino, che ha aderito al bonus: «Il primo vantaggio è che si investe sulla salute mentale, riconoscendo il valore del benessere psicologico. Più benessere abbassa i costi sociali connessi alla malattia e aumenta la produttività collettiva, perché una comunità più serena costa meno e produce di più. Poi riconosce il diritto all’accesso alle cure a chi non può permettersi i costi della psicoterapia privata, superando le difficoltà di accesso ai servizi pubblici. Infine, riconosce la necessità di trattamenti psicoterapici a fronte dei soli approcci farmacologici.
«Più benessere abbassa i costi sociali connessi alla malattia e aumenta la produttività collettiva, perché una comunità più serena costa meno e produce di più»
Tra i limiti intravedo, invece, la possibilità di un accesso al bonus a prescindere dalla reale esigenza. Il rischio è che a beneficiare possa essere anche chi non ne ha una reale necessità, ma rientra nei requisiti. Il numero delle sedute è poi limitato dal tetto di spesa. Nei casi in cui fossero necessarie altre sessioni, queste sono a carico del paziente e se non può permetterselo è costretto a interrompere il percorso terapeutico. Infine, ho dubbi sul nome “bonus psicologo”, che mantiene la confusione tra i due profili professionali ben distinti, in cui la cura dei disturbi mentali è prerogativa esclusiva dello psicoterapeuta».
Tutta colpa della pandemia?
«Penso sia la solita sceneggiata all’italiana – ci dice netto Corbellini –. Il bonus psicologico è qualcosa di singolare perché nessuno ha dimostrato seriamente l’efficacia delle psicoterapie, fatte a occhio e magari a distanza. Parliamo non di una, venti o duecento, ma almeno cinquecento psicoterapie diverse che esistono. Come, dove, quando e perché funzionerebbero tutte allo stesso modo? Le metanalisi sono impietose, anche per alcune farmacoterapie di malattie mentali come la depressione. Ai tempi dell’evidence based medicine è quantomeno non etico pagare con soldi pubblici dei trattamenti di cui non conosciamo l’efficacia».
«Penso sia la solita sceneggiata all’italiana. Il bonus psicologico è qualcosa di singolare perché nessuno ha dimostrato seriamente l’efficacia delle psicoterapie, fatte a occhio e magari a distanza…»
«Farei presente che la Gran Bretagna ha affrontato problemi analoghi con l’Intelligenza Artificiale (AI), risparmiando soldi, facendo pagare poco ai pazienti e con una misura di lunga durata: 5 milioni di persone in 90 Paesi circa usano l’AI chiamata Wysa – spiega Corbellini –. L’algoritmo è stato approvato dalla Food and Drug Administration, si basa sull’unica psicoterapia che ha dimostrato qualche efficacia, cioè la terapia cognitivo-comportamentale e secondo alcuni studi non è meno efficace per disturbi d’ansia e d’umore di uno psicoterapeuta umano. Anche se alcuni aspetti della pandemia come l’isolamento, la costrizione a stare in famiglie poco accudenti e l’abuso dei social media possono aver peggiorato le condizioni di chi era predisposto o stava già male, è fuori discussione che le frustrazioni sociali o psicologiche siano delle concause dei disturbi mentali, ma cambiare la società o eliminare rapporti di manipolazione tra persone è difficile o impossibile. Prevale sempre più una comunicazione enfatica, ansiogena, un’aggressività da polarizzazione, stress, dipendenza da social media spersonalizzanti. Derive che producono solitudine e che motivano al pensiero acritico. I giovani potrebbero in realtà trarre aiuto da più salutari relazioni di attaccamento in famiglia e con gli amici. Ma non sono ottimista…» conclude sconsolato Corbellini.