“È stata un’edizione che ha superato ogni nostra aspettativa, che ha trasformato il Convegno AIIC nell’autentico palcoscenico del confronto sulle tecnologie della salute e sullo sviluppo del SSN in chiave realmente innovativa”: con queste parole Umberto Nocco, presidente dell’Associazione Italiana Ingegneri Clinici, ha concluso il 24° appuntamento della professione.
I “numeri” sono lusinghieri: oltre 2600 presenti, quasi 48 sessioni con oltre 160 relatori, 12 corsi di formazione (con 900 iscritti), oltre 110 aziende presenti con le loro soluzioni tecnologiche. “Ma al di là delle cifre”, commenta Lorenzo Leogrande, presidente del Convegno, “ci portiamo a casa la consapevolezza di quanto il nostro evento sia diventata la ‘casa dell’innovazione di sistema’, cioè il luogo in cui si comprende come le tecnologie entrano a far parte della quotidianità operativa di ingegneri clinici, clinici, operatori e professionisti di tutto il SSN”.
L’evento ha rappresentato “la casa dell’innovazione di sistema”, dove si comprende come le tecnologie entrano a far parte della quotidianità operativa di tutto il SSN
“E non dimentichiamo”, conferma Stefano Bergamasco, coordinatore del Comitato Scientifico, “che è stato accolto pienamente il richiamo alla necessità di creare un eco-sistema digitale, per evitare che gli investimenti e le progettualità siano fini a se stessi e incapaci di imprimere un reale cambio di passo qualitativo alle risposte di salute sempre più necessarie in un tempo di più vaste cronicità e di nuovi approcci di prossimità”. L’ultimo atto del Convegno AIIC è stato l’annuncio dell’appuntamento 2025, che si terrà a Napoli e sarà incentrato (il titolo verrà messo a punto nei prossimi mesi dal Consiglio Direttivo) sulle problematiche-criticità-opportunità legate a transizione verde, sostenibilità e nuova cultura organizzativa del sistema salute.
Il Manifesto della Telemedicina
Durante il Convegno è stata presentata la prima bozza del Manifesto “La Telemedicina che vorrei”, messo a punto da AIIC e dalla Società Italiana di Telemedicina-SIT. È un documento in dieci punti che definisce una piattaforma di riferimento etico-professionale per tutto il sistema della telemedicina. I valori proposti sono: Visione, Etica, Inclusività, Formazione, Controllo, Interoperabilità, Scienza, Diritto, Architettura, Sicurezza.
AIIC e Società Italiana di Telemedicina (SIT) si sono fatte promotrici del Manifesto per la Telemedicina in 10 punti, condiviso con numerose realtà professionali e scientifiche
Per Emilio Chiarolla (componente del Direttivo AIIC e promotore del Manifesto), “l’applicazione del Decreto ministeriale 77 e i progetti del PNRR stanno generando una svolta epocale per la presa in carico dei pazienti, con la telemedicina che diventa tassello indispensabile in un processo di nuova presa in carico nel territorio, che ci consente di raggiungere tutti i pazienti in maniera capillare. I contenuti del nostro Manifesto partono dai principi etici e tengono conto delle questioni infrastrutturali e tecnologiche, ma anche delle professioni e della modalità di cooperazione tra professionisti diversi a beneficio ovviamente dei pazienti. E qui il ruolo degli ingegneri clinici emerge come trasversale a tutte le attività in ospedale e come anello di congiunzione tra le varie professionalità per la cosiddetta messa a terra delle progettualità che riguardano l’implementazione della telemedicina, sia dal punto di vista tecnologico che dal punto di vista organizzativo”.
Aggiunge Antonio Vittorino Gaddi (presidente della Società italiana di telemedicina-SIT): “Il Manifesto della Telemedicina è fondamentale perché noi viviamo in un sistema sanitario universalistico unico al mondo, che vorrebbe portare la tecnologia più avanzata e la telemedicina a tutti i cittadini, a tutti i pazienti, e in tutti gli ospedali nei prossimi anni. Ma questo può essere fatto solo se tutte le forze del Paese concorrono: medici, ingegneri clinici, giurisprudenza ed esperti di etica, sociologia, antropologia, informatica e di tutte le discipline che devono concorrere a creare la telemedicina del futuro”.
Il Manifesto è stato condiviso durante il Convegno da varie realtà professionali e scientifiche (FNOPI, FNO TSRM.PSTRP, Ordine degli Avvocati di Roma, Lega Coop Sociali, Confindustria Dispositivi Medici, SIHTA, ANTEV, CARD, ANTAB) ed ora sarà revisionato ed ampliato con i contributi di tutte le Società che desiderano aderirvi e farlo diventare riferimento per la propria rete sociale e professionale.
Grandi apparecchiature e stato di attuazione del PNRR
A che punto siamo con l’attuazione del PNRR (specifico riferimento al PNRR – Missione 6 Componente 2, l’investimento 1.1: Ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero) che prevede l’installazione di 3.136 grandi apparecchiature su tutto il territorio nazionale? In una sessione dedicata a questo interrogativo, il presidente AIIC, Umberto Nocco, ha presentato i dati raccolti dalla stessa Associazione: “I dati CONSIP mostrano che è stato raggiunto il primo Milestone del 2022 sulla pubblicazione dei bandi di gara. La tempestività delle procedure e dell’accordo quadro sono stati aspetti vincenti di questo periodo. Oggi, il residuo delle apparecchiature da acquisire è limitato a quelle oggetto di ricorso e quindi questo primo dato è confortante”. Però, prosegue Nocco, “c’è da riflettere sul fatto che se a livello geografico la percentuale di acquisto è superiore al 90%, la percentuale di collaudato – e quindi di funzionante – è solo del 37%. Pensare di colmare il 60% mancante da qui a fine anno è una sfida improba, una corsa a ostacoli su cui dobbiamo confrontarci”. Fortunatamente ci sono anche regioni con il 73% di collaudato – che nello specifico sono Lazio e Campania, che spesso hanno operato in autonomia da CONSIP – con l’aggiunta della Calabria, che fa caso a sé, visto che ha acquistato molti ecografi, strumenti decisamente più semplici da collaudare, rispetto a una TAC.
Se a livello geografico la percentuale di acquisto delle grandi apparecchiature è superiore al 90%, la percentuale di collaudato – e quindi di funzionante – è solo del 37%
Le difficoltà affrontate nelle installazioni sono molte, ha detto Nocco, “e tra queste non possiamo dimenticare il fatto che si sta sostituendo un parco macchine di enorme importanza proprio mentre l’ospedale lavora e non si ferma: occorre gestire un allestimento senza provocare disagi e limitando i ritardi alle erogazioni di prestazione”. Ha concluso il presidente AIIC: “L’idea che possiamo lanciare è di provare a capire come uscire da questa situazione insieme per raggiungere il miglior risultato possibile. Sicuramente occorre una riflessione sugli aspetti burocratici ed amministrativi: l’impressione generale è che il sistema di rendicontazione sia troppo complicato, con eccessive richieste di autocertificazioni da parte dei RUP. La percezione è che ci sia un’attenzione maniacale su dettagli, ed una carenza di attenzione sulla capacità operativa, a cui si aggiunge una bulimia burocratica che incide sui ritardi”.
Concludendo la sessione sul PNRR, Nino Cartabellotta (presidente GIMBE) ha sottolineato che “Milestone e target europei sono stati raggiunti a marzo, mentre sono stati poi rimodulati alcuni target intermedi che riguardano la stipula di contratto per l’assistenza primaria e per le interconnessioni aziendali. La nostra personale considerazione è che gli ostacoli odierni all’implementazione del PNRR siano soprattutto le differenze regionali, la carenza di personale sanitario e le carenze nell’attuazione del sistema nazionale di telemedicina”.
Ospedale green e sostenibilità
La transizione green (anche nella sua incidenza sulla cultura HTA) sarà il tema centrale del Convegno 2025, ma già a Roma il tema è stato affrontato con alcuni degli esperti riconosciuti di settore. Lorenzo Leogrande ha ricordato intervenendo nella specifica sessione, che l’Health Technology Assessment “è una valutazione multidisciplinare che affronta tutte le dimensioni, da quella clinica a quella tecnica, quella legata alla sicurezza ed anche quella connessa alla sostenibilità. Oggi, quando si parla di sostenibilità non ci si riferisce più solo all’equilibrio economico, ma si attivano anche altri concetti che fanno riferimento proprio alla transizione green ed all’economia circolare. Come AIIC e come sistema-sanità vogliamo e dobbiamo affrontare questi temi perché riteniamo che, da un punto di vista valutativo, devono essere avviati dei nuovi punti di osservazione che favoriscano la diminuzione dell’impatto dei prodotti e dei rifiuti della sanità sull’ambiente”.
Impatto che Marco Rossi (Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, Roma) ha declinato nell’ambito dell’anestesia citando ad esempio il propofol (agente ipnotico) e la necessità di una miglior gestione della sua eliminazione. “Più in generale – ha affermato Rossi – nel nostro ambito la sostenibilità è considerata ormai valore imprescindibile. Non a caso poche settimane fa è stato presentato il documento di consenso della Società europea di anestesia che evidenzia come l’impiego di farmaci e dispositivi deve ripercorre i concetti della circolarità. Serve un avanzamento culturale complessivo a cui tutti insieme dobbiamo contribuire”. A conclusione di sessione, Marco Marchetti (AGENAS) ha ricordato che l’Agenzia sta implementando il Piano nazionale HTA presentato nello scorso novembre, ed ha già portato alla riformulazione della cabina di regia. “Nel frattempo dobbiamo far crescere la cultura e la competenza nella valutazione delle tecnologie. Abbiamo previsto, a tale proposito, una lista dei centri collaborativi che dovrà essere aggiornata annualmente. E per incrementare il livello culturale sulle valutazioni Hta, a brevissimo usciremo con un avviso per la formazione di base e avanzata. Nella prima prevediamo di formare circa 2000- 2500 operatori l’anno con corsi Ecm, mentre per la formazione avanzata, diretta alle università, prevediamo Borse di studio per i corsi abilitanti”.
Innovazione e sostenibilità possono convivere?
Tra le riflessioni importanti emerse dal 24° Convegno AIIC non poteva mancare quella su cui professionisti, istituzioni e aziende si stanno confrontando da tempo: l’innovazione e la sostenibilità possono coesistere o sono destinate ad un dialogo tra sordi? Mentre si attende la pronuncia sul tema Payback, Massimo Giuseppe Barberio (Coordinatore Gruppo di lavoro dei diagnostici di Assobiotech), ha dichiarato che “i tempi sono maturi per accelerare una spinta interna alle organizzazioni, che operano nel mondo della Salute, che faccia emergere tra gli obiettivi condivisi anche quelli legati alla sostenibilità. Diventa necessario coniugare sostenibilità e appropriatezza, usando come collante le tecnologie innovative che contribuiscono ad aumentare le possibilità di cura per un numero sempre maggiore di pazienti e nel contempo riducono significativamente il costo complessivo di gestione di determinate patologie.”
Dal suo punto di vista Fernanda Gellona (Direttore Generale Confindustria Dispositivi Medici) ha sottolineato che “sull’accesso all’innovazione tecnologica, noi abbiamo visto con grande favore l’ingresso e la definizione del Piano nazionale HTA che per la valutazione delle innovazioni tecnologiche è, noi riteniamo, lo strumento giusto. Però, a fianco di questo Piano, ci deve essere anche la certezza che poi l’innovazione che abbia avuto un parere positivo, trovi spazio adeguato nei LEA”.
La conclusione l’ha proposta il presidente Nocco: “La sostenibilità dell’innovazione va ripensata. Spesso ci fermiamo all’aspetto puramente economico perché è quello probabilmente più comprensibile a tutti, però ci sono tanti driver che controllano l’innovazione e quindi è chiaro che la sostenibilità non è solo da pensare in chiave economica, ma è anche di processo, perché ogni nuova tecnologia comporta modifiche ai processi che vogliono dire cambiare il modo di lavorare, oppure modificare il loro modo di lavorare, e quindi aver bisogno di avviare una nuova formazione. Occorre pertanto entrare in una chiave culturale differente in cui finalmente concordiamo tutti sul fatto che il driver dell’innovazione tecnologica sia multidisciplinare e comprenda pertanto i molti fattori – economici e non solo – che danno nuovo significato alla parola sostenibilità”.