Consiglio dei Ministri, oggi si parla (di nuovo) di DL Professioni Sanitarie e scudo penale

di Michela Perrone

È in corso a Palazzo Chigi una riunione preparatoria del Consiglio dei ministri (che si terrà nel pomeriggio) per fare il punto sulle questioni rimaste aperte prima della pausa estiva. Per quanto riguarda la sanità, il più pressante riguarda la riforma delle professioni sanitarie, che contiene anche la norma sullo scudo penale per i medici.

Si tratta di una legge che esclude – in casi ben specifici – le conseguenze penali nei confronti dei camici bianchi in caso di morte o lesione dei pazienti. Proprio questo nodo ha comportato lo slittamento della discussione del disegno di legge, inizialmente previsto per inizio agosto.

Lo scudo penale era infatti stato introdotto in maniera provvisoria dal Governo Draghi nel 2021 e mirava a tutelare i medici impegnati a vaccinare contro il coronavirus. Il provvedimento è poi stato esteso a tutto il personale sanitario, ma non in modo strutturale: da allora è infatti stato prorogato diverse volte.

L’intenzione sarebbe quella di stabilire un punto fermo in vista dell’ultima scadenza, quella di fine anno. Tra gli elementi che hanno contribuito a far incagliare il decreto c’è la definizione di colpa grave: lo scudo penale infatti protegge il personale sanitario dai processi quando sia stabilito che non c’è stata intenzionalità né colpa grave nel provocare il decesso o la lesione al paziente. Che cosa si debba intendere per colpa grave, tuttavia, non è chiaro.

I nodi da sciogliere riguardano la definizione di colpa grave e le categorie coperte dallo scudo

L’altro elemento riguarda i sanitari coperti dal provvedimento: il ministero della Salute, su spinta delle associazioni di categoria, vorrebbe renderlo disponibile per tutti i sanitari, mentre il ministero della Giustizia prima dell’estate spingeva per coprire solo i professionisti che si dedicano ad attività particolarmente complesse. Anche in questo caso, tuttavia, manca una definizione chiara di che cosa sarebbe incluso nelle attività «di speciale difficoltà».

Un altro aspetto che dovrebbe essere discusso nella giornata di oggi riguarda i medici di medicina generale (MMG): si intenderebbe rendere obbligatorio, per i professionisti che iniziano a lavorare, l’ingresso alle dipendenze del SSN e, più in generale, l’assicurazione di un monte ore all’interno delle Case di Comunità. Proprio per pianificare al meglio il fabbisogno e l’ingresso nel mondo del lavoro dei neo-MMG, il corso di formazione regionale di Medicina generale dovrebbe trasformarsi in una vera e propria scuola di specializzazione.

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