Contenzioni Zero: un nuovo modello di assistenza per le RSA

A supporto del cambiamento, un percorso formativo ha coinvolto tutti i livelli dell’organizzazione, confermando – anche attraverso i dati – che la contenzione non rappresenta una strategia efficace per prevenire le cadute

Introduzione

Da oltre vent’anni, numerosi studi scientifici evidenziano in modo inequivocabile gli effetti dannosi della contenzione fisica e farmacologica. In linea con queste evidenze, la Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA) “Luigi Accorsi” di Legnano ha adottato un nuovo modello di assistenza, che supera la prassi e le più diffuse consuetudini, eliminando completamente la contenzione fisica per 100 ospiti anziani.

Questo cambiamento, attuato il 21 ottobre 2023, si fonda su solide basi etiche, giuridiche e scientifiche internazionali. La contenzione, sia fisica che farmacologica, è una privazione della libertà senza legittimazione normativa. Formazione e consapevolezza hanno guidato il personale e i familiari in un cambio culturale radicale.

Oggi, la missione è diffondere il messaggio che la libertà degli anziani è un diritto irrinunciabile, opponendosi alla contenzione come pratica di non-cura ancora diffusa nelle RSA.

Il concetto di dignità umana

La dignità umana, concetto centrale nella filosofia di Kant, rappresenta un valore assoluto e intrinseco che distingue l’essere umano dagli altri esseri viventi. L’uomo non può essere trattato come un mezzo, ma sempre come un fine in sé. Questo principio è fondamentale in bioetica e solleva interrogativi sull’uso della contenzione fisica nei pazienti anziani, in particolare quelli affetti da demenza. La contenzione può infatti ledere profondamente la dignità della persona, causandone la disumanizzazione e privandola di autonomia.

La libertà personale è inviolabile

Dal punto di vista giuridico, la normativa italiana sancisce l’inviolabilità della libertà personale. Così è scritto infatti nell’articolo 13 della Costituzione dello Stato italiano: “La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge. In casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge, l’autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro quarantotto ore all’autorità giudiziaria e, se questa non li convalida nelle successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi di ogni effetto. È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà. La legge stabilisce i limiti massimi della carcerazione preventiva.”

La contenzione, sia fisica che farmacologica, è una privazione della libertà senza legittimazione normativa

Inoltre, la legge garantisce il rispetto della persona umana nei trattamenti sanitari anche nell’articolo 32 della Costituzione. E anche il Codice penale (art. 571) e i Codici Deontologici di medici e infermieri (art. 3) condannano pratiche coercitive, evidenziando la responsabilità professionale nell’evitare trattamenti degradanti.

Già il Regio Decreto n. 615 del 16 agosto 1909, che disciplinava l’assistenza e la gestione dei manicomi e delle persone affette da disturbi mentali, regolava anche l’uso della contenzione come misura eccezionale nei casi in cui il paziente fosse pericoloso per sé o per gli altri. 1909. Sono passati 116 anni.

I danni della contenzione

Numerosi studi dimostrano che la contenzione non solo non riduce il rischio di cadute, ma aumenta il rischio di lesioni. Esistono poi effetti negativi quali danni fisici (lesioni da pressione, debolezza muscolare, atrofia, complicanze cardiovascolari), psichici (ansia, depressione, agitazione) e in alcuni casi, il decesso. I principali effetti avversi fisici che si riscontrano in conseguenza dell’uso della contenzione sono: lesioni da pressione, compromissione della mobilità, debolezza muscolare, e in alcuni casi, morte improvvisa.

Le lesioni da pressione, note anche come piaghe da decubito, sono una delle complicanze fisiche più comuni associate alla contenzione fisica. Queste lesioni si sviluppano a causa della pressione prolungata su determinate aree del corpo, che compromette il flusso sanguigno e porta a necrosi tissutale.

La restrizione del movimento associato alla contenzione fisica, ma anche farmacologica, può portare a una serie di complicazioni muscolo-scheletriche, tra cui debolezza muscolare, atrofia e rigidità articolare: la perdita di forza muscolare è spesso irreversibile, soprattutto negli anziani, aggravando ulteriormente la loro qualità di vita. Una riduzione della forza muscolare e dell’articolarità, inoltre, si associa anche ad un aumento significativo del rischio di cadute e fratture.

Anche gli operatori sociosanitari subiscono gravi ripercussioni dall’uso della contenzione

Correlato all’ipomobilità imposta dalla contenzione, è anche il rischio di severe complicanze respiratorie e circolatorie quali l’ipostasi polmonare, la trombosi venosa profonda e l’embolia polmonare; l’uso di fasce e cinture può ostacolare la respirazione e la circolazione, causando ipossia e complicanze cardiovascolari.

L’isolamento e la limitazione dei movimenti causati dalla contenzione causano spesso stati di ansia, depressione, e un aumento dell’aggressività. Questi effetti non solo peggiorano la qualità della vita del paziente, ma possono anche accelerare il declino cognitivo, compromettendo ulteriormente le loro capacità di interazione sociale e auto-determinazione.

In casi estremi, la contenzione fisica può aumentare il rischio di morte (soffocamento, strangolamento).

Anche gli operatori sociosanitari subiscono gravi ripercussioni dall’uso della contenzione: stress, burnout, tensioni etiche e psicologiche. Studi evidenziano un aumento del disagio tra chi adotta queste pratiche, con conseguenze sulla qualità del lavoro e sulla relazione con i pazienti.

La contenzione, quindi, non tutela né i pazienti né gli operatori, ma si configura come una violazione della dignità umana, richiedendo un cambiamento verso cure più rispettose e umane.

Il valore del progetto

Il progetto “Contenzioni zero” ha un valore inestimabile in sé. Oltre al suo impatto etico e assistenziale, anche dal punto di vista del benessere aziendale può essere analizzato da quattro prospettive: brand positioning, tempo, marketing e stress lavorativo.

Formazione e consapevolezza hanno guidato il personale e i familiari in un cambio culturale radicale

Dal punto di vista del brand positioning, si distingue come modello di assistenza innovativo ed etico, rafforzando la reputazione delle strutture che lo adottano. Il valore tempo è economico: eliminando la gestione della contenzione si risparmiano ore di lavoro giornaliere, consentendo un reinvestimento in risorse per migliorare la qualità dell’assistenza. Questo incide positivamente anche sul marketing, poiché la qualità del servizio aumenta la competitività e infine, personale soddisfatto conduce ad una migliore prestazione lavorativa. I familiari, infatti, hanno sposato con entusiasmo il progetto e sono i primi testimoni di quanto questo modello gestionale sia positivo e la RSA che lo applica virtuosa.

Infine, il personale riduce lo stress, vedendo riconosciuta la propria professionalità e trasformando il proprio ruolo da “secondini” a operatori di cura.

Il percorso verso la s-contenzione e i dati

Per supportare l’importante cambiamento organizzativo, è stato sviluppato un percorso formativo articolato, coinvolgendo tutti i livelli dell’organizzazione.

Questo approccio, basato su evidenze scientifiche, dimostra che la contenzione non riduce il rischio di cadute. Dopo la sua eliminazione nella RSA Accorsi, l’analisi dei dati effettuata sui 54 residenti sempre presenti per l’intero periodo valutato (Periodo A pre “s-contenzione” 1/07/22 – 20/10/23 e il periodo B post “s-contenzione” 21/10/23 – 20/01/25) ha confermato che il 40% dei residenti contenuti non è mai caduto e il 20% è caduto meno una volta “liberato” dalla contenzione (Tabella 1).

Periodo A

Periodo B

01_07_2022 /20_10_2023

21_10_2023/20_01_25

Persone contenute

25

0

Persone ex contenute

25

N. di persone cadute

14

13

N. di cadute totali delle persone contenute

62

72

Persone libere da contenzione

29

29

N. di persone cadute

11

11

N. di cadute totali delle persone contenute

31

47

I dati raccolti non evidenziano alcuna correlazione significativa tra l’adozione di misure di contenzione e la riduzione del rischio di caduta. Al contrario, il divario tra i due scenari è minimo e, in alcuni casi, si è riscontrato un miglioramento della situazione in seguito alla rimozione della contenzione.

Sono stati analizzati molteplici altri fattori di rischio che hanno portanto al medesimo risultato: non c’è correlazione tra contenzione e rischio caduta. Non c’è cura che possa passare attraverso l’utilizzo prolungato della contenzione.

I risultati mostrano che la contenzione prolungata non è giustificabile e che una cultura assistenziale più umana è possibile, migliorando la vita di ospiti e operatori.

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Sara Gioia
Direttore Generale RSA Luigi Accorsi, Legnano
Stefania Maffei
Direttore Sanitario RSA Luigi Accorsi, Legnano
Andrea Lopez
Esperto in Diritto Socio-Sanitario
Emanuele Porazzi
Direttore Healthcare DataScience Lab-HD LAB, LIUC Business School. Associate Dean Master Programs, LIUC Business School . Direttore Master INGEGNERIZZA