Ridurre il grado di processazione degli alimenti, limitare l’uso di additivi superflui, contenere l’uso di zuccheri aggiunti e di sale; rivedere i sistemi di conservazione dei prodotti e promuovere un marketing più veritiero e trasparente. In sintesi: etichette più comprensibili, con liste ingredienti più corte e chiare. Sono queste le poche e semplici richieste che l’Associazione Medici Diabetologi (AMD) rivolge ai rappresentati dell’industria alimentare. Per la prima volta, specialisti impegnati quotidianamente nel fronteggiare il diabete, che ha tra i principali fattori di rischio un modello alimentare scorretto, diffuso negli ultimi decenni, non si limitano a dare suggerimenti a pazienti e comuni cittadini per scelte alimentari più consapevoli, ma rivolgono il loro sguardo e monito proprio a chi quel cibo lo produce, chiedendo un’assunzione di responsabilità concreta nei confronti della salute pubblica.
La salute delle persone non dipende solo dai farmaci o dalla tecnologia, ma anche dai modelli alimentari, ambientali e sociali che costruiamo ogni giorno
L’appello, firmato da AMD, Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e Slow Food Italia, è stato presentato in occasione dell’apertura del XXV Congresso Nazionale della società scientifica, in corso a Bologna fino a sabato 18 ottobre.
“Numerosi studi epidemiologici hanno dimostrato che le attuali abitudini alimentari dominanti sono associate a patologie croniche come obesità, diabete tipo 2, malattie cardiovascolari e alcuni tumori”, dichiara il professor Riccardo Candido, Presidente AMD. “A destare preoccupazione sono l’eccesso di zuccheri, in particolare nelle bevande, l’elevata densità calorica dei cibi pronti, l’uso di grassi idrogenati e sale per migliorarne gusto e palatabilità, l’abuso di additivi per prolungarne la conservazione e il crescente grado di processamento degli alimenti. L’allarme, sia scientifico che sanitario, è chiaro: riguarda il benessere delle generazioni presenti e future. Con questo appello chiediamo all’industria alimentare di essere alleata della prevenzione, perché il cibo può e deve diventare un veicolo di salute”.
Preoccupano l’eccesso di zuccheri, grassi, sale, additivi e il crescente processamento dei cibi industriali
“Per l’industria alimentare è il momento di assumersi responsabilità concrete, rendendo l’innovazione alimentare più sana e trasparente”, aggiunge Silvio Barbero dell’Università di Pollenzo. “Il cambiamento è possibile, privilegiando ingredienti naturali, processi produttivi e distributivi sostenibili. Salute e competitività possono andare di pari passo. Non si tratta di tornare indietro, ma di guardare avanti: l’industria ha oggi l’opportunità di assumere un ruolo decisivo nel promuovere il benessere collettivo, restituendo credibilità al proprio impegno verso la società”.
“La salute delle persone – conclude il professor Candido – non dipende solo dai farmaci o dalla tecnologia, ma anche dai modelli alimentari, ambientali e sociali che costruiamo ogni giorno. La diabetologia deve farsi ponte tra scienza, sostenibilità e giustizia sociale: solo così potremo garantire salute e innovazione per tutti, senza lasciare indietro nessuno”.



